CAPITOLO XIV

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Parte III: capitolo 14 di 15

Claire, Will ed io decidemmo che il viaggio di ritorno, per quanto potesse essere più sicuro avendo già affrontato e schedato gli eventuali pericoli all'andata, era una viaggio che Rose avrebbe potuto e soprattutto dovuto evitare

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Claire, Will ed io decidemmo che il viaggio di ritorno, per quanto potesse essere più sicuro avendo già affrontato e schedato gli eventuali pericoli all'andata, era una viaggio che Rose avrebbe potuto e soprattutto dovuto evitare. Stranamente non oppose troppa resistenza quando glielo dicemmo. Si preoccupò per Claire e me ma accettò di rimanere al sicuro con Brik e i nuovi amici che si era fatta.
"Non rovinare tutto" mi disse ridendo mentre una lacrima scappata al suo controllo le rigò la guancia.
"Ma di che parli?" le chiesi asciugandogliela.
"Tornate in fretta e non rovinare tutto" anche se non insistette nel dire di volerci accompagnare, Rose era palesemente molto preoccupata ma aveva capito che la sua presenza non era di fondamentale aiuto e importanza.
"Non ti accorgerai nemmeno che ce ne siamo andati" risposi baciandole la fronte e abbracciandola.
"Ci penso io al tuo vecchio" disse Claire avvicinandosi e lasciandosi abbracciare a sua volta.
"Vi aspetto" rispose Rose stringendo una mano alla donna.
Prendemmo qualche provvista, un paio di armi e indossammo vestiti puliti, pronti a ripercorrere i nostri passi verso Rockville. Avevamo ben chiaro dove andare, cosa evitare e dove fermarci. Il cammino era stato collaudato.
Will, come sempre, mi rassicurò e definì Rose "una della famiglia", l'avrebbe protetta qualsiasi cosa sarebbe successa e mi lanciò un paio di frecciatine su Brik. "Lo tengo d'occhio, penso abbia ormai preso di mira la tua bella bambina", sghignazzò.
"Fagli tenere le mani a posto" risposi ridendo ma sinceramente turbato.
"Sono un falco, non mi sfuggirà nulla" disse sorridente, "noi siamo qui, tornate presto", ci salutò.
Claire ed io ci portammo lo zaino sulle spalle e c'incamminammo verso "casa".

Davanti al Cancello del distretto mi sentii come se mancassi da anni. Anzi, come se quel posto non fosse mai stato effettivamente casa mia. Gli stessi pilastri di cemento che per anni mi difesero, si ergevano nel mezzo di una zona arida e brulla, lontana da tutti quei magici scenari che lontano dagli uomini stavano rinascendo e crescendo rigogliosi. Da cosa mi avevano effettivamente protetto? Un mondo che stava rinascendo e che senza di noi, rinchiusi in ghetti puzzolenti, era più bello di quanto non fosse mai stato negli ultimi decenni. Beh, ci proteggeva da questo e, ovviamente, dal frutto di inquinanti e psicopatici in rosso.

"Brutto figlio di puttana!" sentii urlare dall'alto del cancello.
La grossa e tonante voce di Aiden mi arrivò alle orecchie come un miraggio uditivo. In poco il cancello fu aperto e mi ritrovai davanti non solo Aiden, ma anche Caleb. Claire gli corse incontro abbracciandolo e il guardiano si avvicinò a me.
"Che ti è capitato? E dov'è ... dov'è Rose? E Kyle?" mi domandò notando la camminata leggermente claudicante e alcune macchie di sangue sui vestiti che, in partenza puliti, avevano assunto in poco più di due giorni un colorito giallognolo.
"Ah... ad OxyTown abbiamo avuto qualche problema che ti racconterò, questo invece non è nulla... solo qualche nolung lungo il tragitto verso casa" risposi indicando le chiazze rosse.
Aiden stette zitto, in attesa della risposta alla seconda domanda. Caleb mi guardò con uno sguardo che mescolava così tante emozioni insieme da renderlo indecifrabile.
"Ehm, dov'è Naomi? Preferirei parlare con tutti voi" dissi serio e notando il velo di preoccupazione sul volto dei due uomini.
Entrammo nel distretto e mi guardai attorno come se fosse la prima volta. Osservavo le strade che sapevo a menadito e notai quanto fossero sporche, umide e quante persone malate e abbandonate a loro stesse sostassero su quei marciapiedi crepati. Non è che non le avessi mai notate prima, ma ora mi sembravano ancora più miserabili e sciagurati.
Caleb e Naomi erano rimasi a casa mia e tornare sui miei passi non fu mai stato così strano. Salimmo lentamente le scale in un tombale silenzio che pesava colmo di preoccupazione. Aiden e Caleb aspettavano che o Claire o io proferissimo parola e il silenzio piombato dalla domanda "dove sono Rose e Kyle?" sembrava avesse lo scopo di mantenere la questione intatta fino a che la risposta non fosse giunta. Caleb aprì la porta e dalla camera spuntò Naomi con i capelli un po' più lunghi, il viso più roseo e una stampella. Quando ci vide sgranò gli occhi e si precipitò verso Claire, le lanciò le braccia al collo e pianse.
"Claire, non sono mai stata così felice di vederti!" esclamò.
"Anche io, tesoro" le sussurrò Claire.
La ragazza poi si voltò verso di me sorridendomi fino a che non notò che dopo di me non c'era nessuno. Spostò lo sguardo dalla porta ancora aperta a me, per poi farlo cadere su Claire che aveva a sua volta iniziato a piangere.
Non di gioia.
"No..." sussurrò Naomi lasciandosi cadere sul divano, "no Claire, che succede?" chiese.
Io sospirai e guardai Caleb che si era voltato di spalle e si era appoggiato con un braccio al muro mentre Aiden chiudeva la porta.
"Naomi..." dissi chinandomi verso di lei e appoggiando una mano sulla sua spalla. Lei la afferrò con gli occhi rossi e pieni di lacrime.
"Come?" chiese, "com'è successo?"
"Nolungs..." sussurrai con la voce interrotta e fragile. La ragazza si piegò buttando il viso tra le mani appoggiate sulle ginocchia. Scoppiò in un pianto quasi isterico e pianse abbastanza lacrime per tutti quelli che erano presenti nella stanza. Claire si sedette vicino a lei e, dopo un paio di rivoli che scorsero sulla guancia, rimase silenziosa e impassibile mentre cercava di far calmare la sua amica. Mi ricordò le volte in cui, quindici anni prima, nascosti nei condotti fognari, Claire consolava una Naomi diciottenne terrorizzata e molto emotiva. "E... e Rose?" chiese quando cominciò a riprendersi un minimo.
Aiden si voltò preoccupato.
"Rose sta bene" risposi sollevato ma sentendomi in colpa, come se la morte di Kyle fosse stata necessaria a questa conclusione.
"Dov'è?" domandò Aiden.
"Dovremmo parlarvi anche di questo..." disse Claire guardando Caleb che osservava i nostri movimenti come quando un cane drizza le orecchie e punta qualcosa.
"Lungo il nostro viaggio verso OxyTown siamo stati salvati e aiutati da un gruppo di persone che non vivono nei distretti" cominciai ottenendo non solo l'attenzione ma anche lo stupore dei tre, "si sono offerti di aiutarci e si sono presi cura di Rose e la sua asma e di me dopo essermi ferito scappando da OxyTown. Una volta al sicuro, ci hanno proposto... beh, di rimanere con loro" dissi.
Caleb e Naomi si guardarono preoccupati e poi, quasi contemporaneamente, si voltarono verso Claire.
"E tu vuoi andare via?" mi chiese Aiden.
"Noi pensavamo di rimanere con queste persone" sì intromise Claire.
"Noi chi?" chiese Caleb irritato.
"Noi: Nate, Naomi, tu ed io" rispose Claire.
Per qualche istante la stanza tornò silenziosa mentre ci guardavamo tutti negli occhi ma il cervello pensava a tante altre cose.
"Sei sicuro sia la cosa migliore? Per Rose, intendo" mi domandò Aiden, quello più lucido tra le quattro mura.
"Il mondo fuori dal distretto non è male come crediamo" gli dissi, "c'è posto anche per..."
"No, non lascerò il distretto" m'interruppe Aiden sapendo dove sarei voluto andare a parare, "quello che voglio dire è: sei proprio sicuro che lì fuori, nella NatureZone, sia più sicuro che qui?"
"Ne sono convinto" risposi guardando Caleb, "perlomeno, con questo gruppo, lo è"
"E cosa dovremmo fare? Presentarci a casa di questi tizi e chiedere asilo? Nessuno ci ha mai regalato nulla, ci siamo sempre arrangiati con quello che avevamo e qualsiasi persona lì fuori, ribelle o meno, non ha mai esitato a spararci contro o a mandarci via non appena ci avvistavano... questi cos'hanno di diverso?" chiese Caleb senza abbandonare quel tono d'irritazione, come se qualcuno gli avesse appena detto di non essere bravo e forte come credeva.
"Sono una famiglia, come noi" disse Claire, "troveremmo una pace e una tranquillità che nemmeno prima del bombardamento ci saremmo potuti aspettare... concedeteci e concedetegli una possibilità, venite con noi e conosceteli. Rose è rimasta con loro, si prendono cura di lei e Nate farà lo stesso e io... io vorrei rimanere con loro" continuò.
Caleb mi guardò di sottecchi e io mi ritrassi automaticamente come se il voler stare con Claire fosse una malefatta adolescenziale e che il grosso damerino fosse quella figura paterna da dover compiacere e di cui dover superare il test del "buon partito". Mi sentii stupido per quella mia istintiva reazione.
"Dove si trovano?"
"Sono accampati in un centro medico lungo Georgia Avenue, a poco più di un chilometro dalla metro per OxyTown" spiegò Claire.
"Saremo al sicuro?" chiese Naomi ancora in lacrime.
"Più di quanto non lo siamo mai stati" la rassicurò Claire asciugandole il viso.
"Io ci sto" mormorò voltandosi verso Caleb. Claire e io facemmo lo stesso.
L'uomo sbuffò ma, convinto, annuì, "vogliamo partire con Naomi ancora zoppicante?" chiese.
Claire e io ci guardammo quasi sogghignando "abbiamo fatto di peggio in realtà" rispose la ragazza "e poi la strada non è così pericolosa, se pensi che ormai l'abbiamo percorsa e sperimentata in ogni sua sfaccettatura... sappiamo dove non andare ecco"
"Kyle... dove è successo?" domandò Naomi crollando di nuovo.
"Lo abbiamo sepolto lungo la strada... potremo fermarci, se vorrai" dissi. La ragazza annuì e in silenzio cercò per l'ennesima volta di ricomporsi.
"Spero che questa sia la scelta giusta" disse Aiden mettendomi una mano sulla spalla. Era sempre stato così infinitamente più alto di me?
"Lo sarà... e se mai avrai bisogno, sai dove trovarci" dissi.
"Dunque, ci vediamo al tuo prossimo passaggio dal cancello" il grosso uomo mi diede un veloce e mascolino abbraccio, "prenditi cura di te e di Rose".
"E tu prenditi cura di te, salutami Margaret" dissi, "questi sono per lei" mi diressi vero la camera da letto e da sotto una trave che si poteva sollevare tirai fuori qualche moneta, "per le cure di Naomi"
"No, non ce n'è bisogno, noi possiamo..." cercò d'intervenire la ragazza.
"No, per favore" risposi alzando una mano verso Caleb. Nonostante fosse stata Naomi a parlare.
"Ci rivedremo" disse Aiden stringendomi la mano.
"A presto amico" risposi chiudendo la porta alle sue spalle.
I tre contrabbandieri si scambiarono sguardi preoccupati. Naomi si passò le mani sul viso e sospirò, allungò un braccio verso Caleb il quale si avvicinò. Lei gli prese una mano e lo guardò a lungo.
"Io sono pronta" gli disse.
Caleb si chinò e le baciò le nocche, non disse nulla ma i suoi occhi furono più eloquenti di qualsiasi parola: per la sorella, sarebbe andando anche sulla Luna. Nessun rito "auto-celebrativo", per Naomi qualsiasi sua necessità passava in secondo piano ed è stato in quel momento che capii che per quanto potesse non essere d'accordo con la scelta di andare a vivere con un nuovo gruppo di persone sconosciute, se era il desiderio della sorella allora, con cognizione di causa, l'avrebbe seguita fino in capo al mondo.
La famiglia, per loro, era tutto.

Loro, ora, erano la mia famiglia.

Quel che resta di noi  (IN REVISIONE)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora