"Pronto, chi parla?" chiese Courtney con voce impastata dal sonno, e con fare brusco, svegliata dal fastidioso squillare del telefono alle 6 del mattino. Aveva visto la scritta numero sconosciuto, e l'aveva subito collegata a qualche stratagemma di Duncan, che magari non riusciva a chiamarla perché aveva davvero perso il telefono. Inutile dire che la sua gioia si spense, dopo che udì la voce di Scott.
"Sono io... Scott... volevo sapere come va..."
"Scusa come fai ad avere il mio numero?" chiese lei, diretta.
"... sono il capo dello staff, ho accesso a tutti i numeri telefonici dei concorrenti che hanno lasciato sul foglietto di iscrizione..." si inventò su due piedi.
"E perché mi chiami?"
"Mi manca parlare con te la sera"
"Quindi giustamente mi svegli alle sei di mattina" rise lei.
"Ehi! Sono un ragazzo pieno di impegni" finse di offendersi.
Parlarono per qualche minuto, come due vecchi amici che si ritrovavano.
Poi Courtney fece la fatidica domanda:
"E Duncan?" chiese, temendo che il ragazzo si potesse offendere "sai, non risponde alle mie chiamate, e passa praticamente tutto il tempo con Gwen..."
Scott fu tentato di inventarsi una bugia, di dirle che al ragazzo dai capelli verdi non importasse più di lei, o che si era innamorato perdutamente della punk, o cose del genere. Almeno l'avrebbe levato dai piedi. Ma non poteva. Non poteva distruggere Courtney più di quanto non avesse già fatto. Amy aveva ragione. Lui non doveva immischiarsi.
"Chris gli ha preso il telefono" spiegò lui "magari riesco ad intrufolarmi e riprenderlo. Tra lui e Gwen non c'è niente, Duncan pensa solo a te"
"Grazie Scott, sei un vero amico"
"Sta iniziando la puntata, devo andare" e chiuse la chiamata.Ma la puntata non stava iniziando affatto, mancava ancora più di mezz'ora. Tutti i concorrenti stavano dormendo, ma non regnava mai silenzio assoluto sul Set Abbandonato di A Tutto Reality. Dobbiamo spostarci più lontano dal set, però: sulle campagne, dove era collocata una villa enorme, una casa di lusso, o un piccolo cottage, come lo definiva Chris. All'interno della villa il presentatore non dormiva sonni tranquilli, terrorizzato dai fantasmi del passato.
Era uno dei primi giorni di gennaio del 1967, a Ottawa, in Canada, una luna piena illuminava il cielo notturno. Dentro un night club la musica rock, tanto in voga al tempo, era sparata a tutto volume. Un ragazzo da poco maggiorenne, dalla statura un po' minuta e folti capelli scuri si trovava lì, per passare un tranquillo sabato sera con amici. Tra una canzone e l'altra ebbe modo di notare una ragazza, sembrava anche lei aver raggiunto da poco i diciotto, era seduta al bancone, e stava sorseggiando quello che, dato il colore rosso acceso del naso e delle guance, non sembrava essere il primo drink. Pensò di lasciar perdere ragazze come quella, che si ubriacavano ingenuamente senza pensare agli uomini che ne avrebbero approfittato. Poi vide uno avvicinarsi a lei, cominciare a strusciarsi e a baciarle il collo. La ragazza non voleva, cercava di respingerlo con tutta la lucidità possibile, ma lui non mollava la presa. Il ragazzo dai capelli scuri non poteva starsene lì impalato, non dopo che ebbe riconosciuto il presunto aggressore, ovvero uno degli amici con cui era venuto quella sera, León Satella.
"Lasciala stare!" gridò Il ragazzo, rivolto all'amico.
"Cercatene un'altra, McLean, questa bellezza l'ho già adocchiata io" replicò León, accarezzando la coscia della ragazza.
"Non hai capito, allora" replicò Chris, avvicinandosi "giù le mani da lei, pervertito!"
Lo spinse. Lo fece cadere a terra. León lo guardò carico di odio, mentre due ragazzi lo aiutavano a rimettersi in piedi. "Mai sei scemo? Questa me la paghi!"
Ma Chris aveva già preso la ragazza per un braccio, e insieme erano usciti dal club."Un grazie no?" chiese il ragazzo, sarcastico "ti ho salvata là dentro. E mi sa che ho anche mandato in frantumi un'amicizia... A proposito, tutto a posto?"
La ragazza, ubriaca fradicia, non riusciva a formulare una frase sensata. Cercò di mettersi in piedi, ma si sbilanciò subito, e Chris dovette afferrarla per le spalle. Notò solo allora quanto fosse bella: il vestito viola ne esaltava la carnagione un po' scura, aveva un paio di enormi occhi neri, che parevano quelli di un cucciolo di cerbiatto, e il viso era puntellato di lentiggini a malapena visibili.
"Perché mi fissi? Mi metti ansia..." commentò lei, ma non riuscì a finire la frase, che rigurgitò tutto quello che aveva bevuto quella sera sulla camicia bianca di lui.
"Era nuova!" si lamentò.
"Sei carino quando ti arrabbi" rise lei. Aveva una risata cristallina, fragile come quella di un bambino.
"Dove abiti? Ti porto a casa, non posso lasciarti in questo stato"
"No, i miei non possono vedermi così! Mi ammazzano!" scattò; e poi, dopo qualche minuto "sembro abbastanza sobria?"
"Non proprio" convenne lui "ma devo proprio riportarti a casa"
"Ti prego fammi venire con te!" implorò "domani me ne vado, e poi posso farti il bucato e lavarti la camicia, per sdebitarmi"
"Va bene..." si arrese lui.
La ragazza, impulsiva, e un po' brilla si slanciò su di lui e gli diede un bacio a stampo.
"Tanto domani mattina non ti ricorderai più di niente..." sospirò Chris McLean ricambiando il bacio, e avviandosi verso casa con lei a braccetto.
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Il Diario di una Secchiona - TDA
FanficSecondo libro de "Il Diario di una Secchiona" La nostra ragazza non più così modello, desiderosa di vendetta contro un conduttore spietato, e ferita e arrabbiata nei confronti di un ragazzaccio, che si trova lontano, e sembra così interessato ad alt...