Capitolo 18

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“Fatto.”

Louis era stremato, ma sapeva di aver fatto la scelta giusta. Non voleva saperne più niente di tutta questa storia, ora non rimaneva che avvisare Ed e Zayn della decisione presa, il primo perché confermasse ad Harry che non rifirmare fosse la scelta migliore ed il secondo perché aveva passato la notte a piangere confidandosi con lui.

Il telefono squillò quasi immediatamente.

- Zay. Ce l’ho fatta.
- Oh cavolo Lou, non ci credo! -. Un momento. Quella non era la voce di Zayn.
- Niall?
- Louis hai davvero mandato a fanculo quel pezzo di merda?
- Sì, Nì. Non potevo permettere che mettesse ancora la sua lunga appendice nasale negli affari altrui.
- Ma ora come farai? Non sei sicuro di essere subito cercato da una nuova etichetta.
- Okay Niall, basta così -. La voce di Zayn interruppe il biondo. - Sono fiero di te Lou. È la scelta migliore.
Louis non potè che sospirare. - Ma Lou -. La voce di Niall intervenne ancora. - Harry lo sa?
- Ehm.. -. Un momento di pausa. - Ho appena avvisato Ed? - ma suonò più come una domanda.
- Louis! - e - Zitto stupido biondo ossigenato! - furono le conseguenti risposte dall’altro capo del telefono.

Una notifica gli segnalò la presenza di una nuova chiamata in arrivo. - Ragazzi vi richiamo, devo rispondere ad Ed.
E chiuse immediatamente la conversazione per accettare quella del rosso.

- Louis -. La voce calma del cantante lo tranquillizzò un poco.
- Ehi Ed. Ho chiuso, ho davvero chiuso.
- Cosa ti ha fatto decidere alla fine?
Ancora una volta, il rosso lasciava che fosse il più piccolo a prendere autonomamente coscienza, in questo caso, di ciò che era appena successo.
- Non potevo davvero aspettare ancora anni per poter vivere la mia vita con Harry. Se non me ne fossi andato, Harry avrebbe accettato quello stupido contratto e sarebbe rimasto alla mercé di quell’uomo orribile -. Louis sospirò ancora una volta. - E poi, non potevo permettere che ci costringesse a vivere la nostra relazione di nascosto. A lungo andare la cosa avrebbe portato il nostro rapporto ai minimi termini. No, davvero. Non c’era altra soluzione.
- Adesso che farai?
- Adesso proverò a cercare un nuovo manager. E se non dovessi riuscirci ho sempre il mio piano B, no?
Louis sentì solo il rumore di una porta sbattuta in risposta. - Ed? -. Poi improvvisamente realizzò. - C’era Harry con te, vero? Ero in vivavoce.
- Sì Lou. Era giusto che sentisse le tue ragioni e non in maniera confusa. Avrebbe alzato un polverone inutile non permettendoti di spiegarti.
- È molto arrabbiato? -. La voce del castano si intristì palesemente.
- Un po’. Ma gli passerà. Ha solo bisogno di metabolizzare. Più che altro è contrariato dal fatto che tu lo abbia fatto adesso che lui è lontano, senza avergliene parlato prima.
- Lo so. Ma non potevo aspettare più, lo sai. Avrebbe firmato per me.
- Sì, lo avrebbe fatto.











Era quasi sera e Louis non aveva ancora notizie di Harry o di Ed.
- Zay - si stava lamentando, - ora mi odia, lo so.
- Smettila Lou, davvero. Ti voglio bene ma mi stai facendo esaurire. Vedrai che ti chiamerà dopo cena.
- Ma sono le sette. Ormai è dopo cena praticamente.
- Ricordati che in Francia sono le otto. E i francesi mangiano più tardi rispetto a noi.
- Okay okay. Un’ora ancora. Poi lo chiamo io.
E ancora un volta un sospiro riempì il silenzio, ma questa volta fu di un esasperato Zayn.

Dopo circa una mezz’ora il telefono di Louis cominciò a suonare e il ragazzo si catapultò alla sua ricerca. Era Harry. Corse nella sua stanza sbattendo la porta e lanciandosi sul letto.

- Pronto!
- Louis? Tutto bene? -. La voce roca di Harry lo fece gemere internamente.
- Sì sì! Certo! - rispose un po’ istericamente.
- Come mai stai ansimando?
- Io… Stavo facendo jogging. Jogging, sì.
- Lou - ridacchiò Harry, - Tu non fai jogging se non ti trascino io...
- E... sai ecco… sto cercando di prendere l’abitudine.
- Oh, okay. Allora ti chiamo quando torni a casa - disse facendo raggelare l’altro.
- No! - gridò un po’ troppo forte. - Cioè, sono appena tornato, posso parlare.
- Lou ma sarai tutto sudato, vai a farti una doccia prima. Rischi di ammalarti.
Il tono preoccupato di Harry lo fece quasi piangere.
- No no, starò bene Haz. Parliamo ora.
- Va bene... -. Si prese un secondo, lasciando il liscio nell’ansia. - Lou, sono davvero dispiaciuto. O meglio, prima ero arrabbiato perché non ti sei confidato con me. Ma in fondo l’ho fatto anche io con te, ho preso decisioni che ti riguardavano senza parlartene e forse hai deciso di ripagarmi con la stessa moneta. Lo capisco.
- No! No Harry non è così. È che… insomma, se ne avessi parlato con te prima, non mi avresti permesso di lasciar tutto. Ti saresti sacrificato per me. E lo dimostra il tuo non avermi detto nulla del nuovo contratto.
- Lo so Lou. Forse hai ragione, ma sai bene perché non te lo avrei permesso.
- No Haz, lo so, ma non era la scelta giusta, questa è la cosa migliore.
- Ne sei davvero certo?
- Sì Harry. Per me, per te e per noi.
Ci fu un lungo momento di silenzio e Louis non sapeva davvero come interpretarlo.
- Harry?
- Vorrei poter essere stato con te a supportarti. Vorrei essere lì adesso per abbracciarti e fare l’amore con te tutta la notte - disse facendo arrossire, ed eccitare, il più piccolo.
- Lo so, ma devi risolvere prima le cose con Ed. Così puoi tornare da me. Quando pensi di finire?
- In realtà non lo so amore. Qui ne avrò ancora per un po’. Mi dispiace davvero tanto.
E Louis non potè fare a meno di intristirsi. Ma con voce mogia rispose - Non ti preoccupare, pensa a risolvere le cose okay? E torna il prima possibile.
- Lou…
- Non fa nulla Haz, davvero. Sto bene - anche se il tono suggeriva tutt’altro.
- Mi manchi anche tu piccolo. Da morire. Mi sbrigherò, lo giuro.
E il cantante non riuscì a non piangere. Sapeva di far del male ad Harry così, ma era davvero più forte di lui.
- Amore… stai piangendo.
- Scusa Haz. Non volevo. È solo che tutto succede troppo in fretta e tu non ci sei…
- Su Lou. Non piangere. Vai un po’ a dormire okay? Domani mattina, appena svegli, ci sentiamo.
- Non voglio… non sono nemmeno a casa tua e non c’è il tuo profumo qui. Non riuscirò a dormire.
- Ehi piccolo. Posso fare solo una cosa per te ora. Mettiti il pigiama e infilati sotto le coperte.

Louis eseguì alla svelta. Harry continuò a parlargli di una cosa che stava scrivendo e che presto gli avrebbe fatto ascoltare. E mentre il più piccolo ascoltava la voce dolce dell’altro raccontare, si addormentò lentamente, cullato dalle sue parole.











I giorni trascorsero lentamente. Harry aveva consigliato al suo ragazzo di riposarsi qualche giorno. Al suo ritorno avrebbero provveduto al da farsi. Rimase per giorni ad oziare abbracciato a Zayn sul divano, guardando film e mangiando pizza, giocando a Scarabeo perché - Ci gioco sempre con Harry, Zay - e talvolta giocando a Fifa con Niall.

I due amici non erano il suo riccio, ma stare con loro qualche giorno senza far nulla fu un toccasana per Louis.

La routine si spezzò il venerdì, quando il producer chiamò il liscio per chiedergli di passare da casa sua.

- Devono fare una consegna per le 12 e non c’è nessuno che possa ritirarla. Potresti pensarci tu per favore?

E così alle 12 meno un quarto, Louis era a casa del più grande ad aspettare. Dopo una mezz’ora finalmente sentì il citofono suonare.

- Signor Tomlinson ci sono delle persone per lei. Posso farle salire? Dicono di essere attese.

Persone? Plurale?

- Certo, grazie -. Magari era un pacco grosso e non riuscivano a trasportarlo se non in più d’uno. “Cosa potrà mai essere?” si chiese aprendo la porta di casa.

Ma le figure sulla porta non erano di certo fattorini.

- Sopresa! - gridarono tutte le sue sorelle, mentre sua madre sorrideva.











-Mi ha raccontato tutto Harry. Quel caro ragazzo. Avrà pensato che potessi aver bisogno della tua mamma e di qualche scapestrata in giro per casa. Era preoccupato per te e così ci ha pagato il viaggio.

Louis era sull’orlo delle lacrime. Di nuovo.

- Dovrò ricordarmi di ringraziarlo. Aveva davvero ragione - disse con gli occhi lucidi, mentre Johannah gli accarezzava il viso.

Felicité e Lottie chiacchieravano sul divano di Harry mentre guardavano le gemelle giocare sul tappeto.

- Come stai tu? - si rivolse il ragazzo alla madre. - La pancia comincia a vedersi di più.
- Sto bene tesoro. Dan è sempre molto attento a me ed evita di farmi sforzare troppo. Ma devo dire che per ora sto ancora bene. Forse solo un po’ troppo peso sulla schiena.
- Fa bene a farti riposare. E le ragazze? Ti aiutano?
- Si stanno comportando benissimo. Lo sai che sono venute con me all’ultima visita?
- Avrei voluto esserci anche io…
- Lo so amore, ma tu hai altri pensieri ora. Però ti ho portato una cosa - e si sporse per prendere qualcosa dalla borsa.
- Oh caspiterina. Sono così piccoli! - disse guardando le ecografie.
- Una femminuccia e un maschietto.
- Finalmente non sarò più l’unico maschio in famiglia! Sì! Alla faccia delle pesti con il ciclo.
- Stai zitto che tu sei più donna di noi - disse Lottie intromettendosi nella conversazione.
- E hai anche il ciclo più spesso - aggiunse Fizzy indicando gli occhi lucidi del fratello.
- Tacete pagliacce - disse mettendo il broncio e facendo ridacchiare le ragazze e la madre.
Furono le gemelle a intervenire a quel punto.
- Lou! - disse una. - Dov’è Harry? - chiese l’altra. - Vogliamo giocare con lui! - continuarono insieme.
- È in viaggio piccole pesti. Potrete giocare con lui quando tornerà.
- E quando torna? - chiesero ancora.
- Spero presto… -. E Louis si intristì per un attimo al pensiero del suo ragazzo lontano.

Le gemelle dovettero accorgersi dell’espressione corrucciata del fratello e si guardarono silenziosamente, per poi annuire. Si avvicinarono al fratello.
- Ci siamo noi Lou!
- Puoi giocare con noi finchè non torna Harry.
- Così non ti senti più triste.

E il maggiore non potè fare a meno di abbracciare le sue piccole pesti, tra i sorrisi sotto i baffi delle altre due ragazze e gli sguardi inteneriti della mamma.

Nothing Compares To You || Larry StylinsonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora