1. Incoming call

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Quando squillò il cellulare, nel bel mezzo della notte, Tish non si sorprese affatto: fin da quando aveva scritto a Valentina, quella mattina, aveva convissuto con l'annichilente certezza che non l'avrebbe passata liscia tanto facilmente.

Sì,era stata il più possibile asettica e formale, per quanto fosse possibile essere formale con una delle sue migliori amiche, e ingenuamente aveva pensato che Valentina potesse lasciar correre. Per qualche minuto, forse, quella convinzione era stata anche genuina,ma, appunto, era durata molto poco.

Così,quando alle due di notte si trovò a rispondere a una chiamata da New York, non si sorprese affatto, né riuscì a maledire il continuo sorvolare di Valentina sul fuso orario.

«Mi spieghi esattamente» uno strillo le perforò le orecchie.«Cosa vuol dire quel messaggio che mi hai mandato?».

«Vuol dire quel che ho scritto, Vale» rispose Tish, atona. «Nulla di più».

«"Alberto viene a vivere a casa nostra" vuol dire che Alberto, Alberto Urso intendo, viene a vivere con te, tuo marito e tua figlia a casa vostra?!» disse Valentina, con il tono della voce che sensibilmente si andava alzando. «Non so, vuoi che venga per vedere come si evolve la situazione?».

«Sei tornata in Italia e non me lo hai detto?».

«Veramente no» ammise l'altra. «Ma posso venire, se hai bisogno, non pensare che ti lasci affrontare tutto questo da sola».

«Vale,devo ricordarti che il volo NY-Roma dura più di otto ore?» domandò Tish, stanca. «E poi, anche ammesso che tu riuscissi a salire sul primo aereo disponibile, cosa verresti a fare qui?».

«Verrei a salvare il tuo matrimonio» rispose Valentina. «Penso ne valga la pena, o hai già dimenticato che persona è Alberto?».

«Non c'è nulla da salvare» sbottò Tish, esasperata, prima di rendersi conto di cosa stava dicendo. «Dio, Vale, ma cosa mi fai dire!Intendo dire... non devi preoccuparti di niente, staremo bene».

«Ah»mormorò Valentina. «Quindi mi stai dicendo che Stash lo sa, che Alberto viene a vivere da voi?».

«Non è per sempre... Stash lo saprà quando tornerà a casa» se tornerà a casa, avrebbe voluto dire. «Ma non credo sarà un problema per lui» disse, invece.

«Va bene» disse infine Valentina. «Ma per qualsiasi cosa chiama e, in sole otto ore, sarò a disposizione».

«Contaci»sbuffò Tish, velatamente ironica, e chiuse la chiamata.

Fino a quel momento non le era venuto in mente che, quel suo slancio improvviso, potesse non essere esattamente una buona idea: non soltanto erano passati mesi, anni, ma lei era andata avanti, aveva costruito una famiglia. Senza di lui.

Alberto nemmeno l'avrebbe voluta, a suo tempo, una famiglia con lei, quindi che colpa avrebbe potuto fargliene, se un giorno lei si era svegliata ed era andata avanti?

Anche lui è andato avanti, le suggerì una vocina all'orecchio. L'aveva visto, aveva sentito che aveva avuto delle ragazze, qualcuna per molto, altre appena di più, ma comunque anche lui era andato oltre. Abbastanza da non tornare indietro?

Tish si costrinse a mandare via quest'ultimo pensiero: certo, che era troppo tardi, erano indiscutibilmente cresciuti, cambiati, e chissà se si sarebbero mai più compresi allo stesso modo.

Non era nemmeno sicura di volerlo comprendere nuovamente, Alberto, forse le cose si erano rotte definitivamente molto tempo fa.

Chiuse gli occhi, obbligandosi a smettere di pensarci: tra poche ore, se lo sarebbe trovato in casa, e avrebbe dovuto fare i conti con qualcosa cui era scappata per anni.

Sospirò,guardando la sveglia digitale sul comodino: l'aveva odiata per anni,non avendo mai avuto bisogno di svegliarsi presto – ci pensava suafiglia, a farla svegliare a orari impensabili – ma Stash aveva insistito e lei, come spesso faceva, aveva lasciato correre e l'aveva assecondato.

Almeno,la sveglia, a differenza di altre cose le era tornata utile, qualche volta.

Le cinque di mattina, si ritrovò a pensare. Ancora qualche ora.

Quand'era che si era ridotta a contare i minuti?

Sei ridicola, si disse. Dormi e basta.

Chiuse gli occhi.

Me minus youDove le storie prendono vita. Scoprilo ora