7. Believer

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Quando Alberto si affacciò sulla soglia, trovò una stanza buia e la tavola ancora apparecchiata, con il seggiolone di Vivì lasciato al tavolo: con lo sguardo fece fatica ad individuare Tish, che si era rannicchiata sul divano, la testa nascosta sulle ginocchia.

Avrebbe fatto fatica a rendersi conto che era lì, se non l'avesse sentita piangere.

Per un momento, non seppe se avvicinarsi, ma si rese quasi immediatamente conto che lei si era accorta che lui era lì, perché aveva smesso di fare alcun suono, come se stesse trattenendo il respiro.

«Tish?» la chiamò lui,muovendo qualche passo incerto nella sua direzione. «Va tutto bene?».

Lei non rispose, ma la sentì agitarsi sul divano.

«Sì» bisbigliò. «Mi ero addormentata».

Lui evitò di dirle che lo sapeva perfettamente, che non stava dormendo, ma non ebbe la forza di dirle che, ancora una volta, l'aveva vista piangere.

Le avrebbe tolto quell'aura di intangibilità che l'avvolgeva, da quando l'aveva lasciato andar via, sei anni prima, senza espressione, senza parole.

«Scusami se ti ho svegliata» disse, avvicinandosi. «Non pensavo ti fossi addormentata sul divano».

«Non ti preoccupare» rispose Tish, alzandosi. Non si era accorta che la maglietta che indossava,forse troppo larga per lei, le era scivolata lungo la spalla, scoprendo una porzione di pelle troppo chiara. La bretella rosa del reggiseno, anche quella, e lui pensò che forse avrebbe dovuto farglielo notare.

Ma non ne ebbe la forza.

«Ti aiuto a mettere in ordine» disse, invece, avvicinandosi al tavolo e dandole le spalle. «Mi sembri stanca».

«Non ti preoccupare» ripeté lei, avvicinandosi. «Mi è solamente venuto un colpo di sonno guardando un film».

Con la televisione spenta, pensò Alberto, ma anche quella volta non disse niente, ma la guardò e la vide arrossire pian piano mentre si rendeva conto che la maglietta le era scivolata lungo le spalle.

«Scusami» borbottò, mettendola al suo posto. «È di Stash, io...».

La metto quando inizia a mancarmi, pensò, stringendo la maglia al petto.

«Lo capisco» mormorò lui,abbassando lo sguardo mentre posava le posate sporche sul piatto. «Ti manca molto, immagino».

«Vorrei solamente che passasse più tempo con me e Vivì» disse, aveva la voce che le tremava. «Non so come fare tutto da sola».

«Se hai bisogno di qualsiasi cosa...» bisbigliò lui, avvicinandosi leggermente. «Puoi sempre chiedere a me».

Lei fece un sorriso amaro, che le distorse la faccia per un secondo.

«Non puoi prendere il suo posto» sibilò, allontanandosi. «Non... non puoi pensare di metterci una toppa e basta».

«Lo so» borbottò Alberto,ferito. «Volevo solamente essere gentile, non intendevo dire che potrei sostituire Stash».

«Non voglio che tu possa pensare qualcosa di molto lontano dalla realtà» borbottò Tish, mentre buttava dei tovaglioli nella pattumiera. «Io lo amo ancora, nonostante tutto».

«Non intendevo dire...» iniziò lui.

«Non so perché sei tornato» continuò lei. «Ma ormai penso tu abbia capito la situazione: ci sono io, ci sei tu, e finisce qua».

«Tish, io...».

«Anche se non fossi contenta del mio matrimonio, non rovinerei mai la vita di mia figlia in questo modo».

«Si può sapere perché hai una così brutta opinione di me? Qualcuno ti ha raccontato qualcosa?» sbottò Alberto, posando le stoviglie nel lavello. «Non... sono venuto qui da te con le migliori intenzioni».

«Non importa con chi ho parlato» mormorò Tish, arrossendo. «Voglio solamente essere chiara, io... ho una bella famiglia, un uomo che mi ama da pazzi, una figlia che prima o poi mi chiamerà mamma».

«E, in qualche modo, avrai anche me» rispose lui, abbassando lo sguardo. «Non... sono stati sei anni molto lunghi, senza di te».

«Ma non potresti riavermi nel modo in cui vorresti» disse lei. «Non nel modo in cui ti ricordi».

«Riuscirei a farmelo andare bene».

Lei sorrise dolcemente.

«Non andrebbe bene a me» mormorò. «Vorrei tanto che riuscissimo ad andare avanti, io e te».

Ma non possiamo, pensò lui, io non posso.

«Io...».

Lei si voltò, pronta a uscire dalla stanza, ma parve ripensarci.

«Non dire niente» bisbigliò. «Posso fare finta di non saperlo, se penso che sto solamente facendo un favore a un mio amico».

«Pensa quel che vuoi» rispose Alberto. «Ma la verità è un'altra».

«La verità è che sono molto stanca e andrò a letto» lo interruppe Tish. «Domani devo svegliarmi presto per andare a prendere mio marito all'aeroporto e prima devo lasciare Vivì da Virginia».

«Posso tenerla io, se vuoi».

Lei scosse il capo.

«Devo andare a prendere mio marito, dirgli che adesso ci sei anche tu qui» mormorò. «E ricordargli che comunque, per quanto sia una campionessa di scelte sbagliate, io lo amo».



Prossimo capitolo potrebbe essere un flashback, chissà...

Me minus youDove le storie prendono vita. Scoprilo ora