8. Try to c(onvince me)

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«Devo andare a prendere mio marito, dirgli che adesso ci sei anche tu qui» mormorò. «E ricordargli che comunque, per quanto sia una campionessa di scelte sbagliate, io lo amo»


«Mi spieghi cosa ti succede?» Stash girò la cannuccia nel suo milkshake, causando un turbinio nel liquido rosato. «Sei strana».

Sei strana, non mi parli più, non lo fai con nessuno. Non ti sento più.

«Non ho niente, davvero» mormorò Tish, atona. «Smettila di continuare a chiedermelo».

Continuava a giocare con una bustina di zucchero e la tazzina di caffè, ormai vuota, che le giaceva davanti, inerme.

«Non ci credo, che non hai niente» borbottò lui, sforzandosi di non distogliere lo sguardo da lsuo bicchiere.

Se lo avesse fatto, lei l'avrebbe fregato di nuovo: con uno sguardo, se lo sarebbe mangiato vivo, l'avrebbe bloccato nell'ennesimo discorso improntato sul niente e, ancora una volta, non gli avrebbe dato nemmeno una risposta.

E lui voleva sapere, disperatamente. Voleva chiederle perché era così pallida, stanca, perché non riusciva nemmeno a fingere un sorriso.

«Tish» mormorò, posando le mani sul tavolo. «Guardami».

Lei aveva gli occhi lucidi, un piccolo grumo di mascara pendeva pericolosamente da una ciglia: se avesse pianto, le avrebbe tinto di nero la guancia.

Lo guardò, per un attimo soltanto, e per quell'attimo Stash ebbe il viscerale terrore che lei potesse sciogliersi in lacrime lì, su quella sedia di plastica, rompendosi in mille pezzi come una bambola di ceramica.

Chissà se sarebbe riuscito a ricomporla o sarebbe rimasto lì, immobile, senza sapere come fare e con dei cocci in entrambe le mani.

«N-Non...» mormorò Tish, mordendosi il labbro. «Davvero, sto bene».

Eppure sembrava voler solamente mettersi a piangere, facendo scolare le lacrime nella tazzina del caffè, e non fermarsi più.

«Ti prego» sussurrò lui, allungandosi per sfiorarle la mano. «Puoi dirmi tutto, ti ascolto».

Lei prese un respiro un po'troppo rumoroso e, se Stash avesse abbassato lo sguardo se ne sarebbe accorto, le tremavano le mani.

«Non posso» rispose lei,riprendendo il controllo della voce. «Se te lo dicessi, dovrei lasciarti andare».

«Ma io non me ne andrei» rispose Stash, con un sorriso che gli riscaldò il volto. «Non potrei farlo».

In quel momento, si rese conto, le aveva quasi detto che l'amava, rischiando di farla fuggire: con Tish era così, una caccia. Si era avvicinato di soppiatto, cercando di fare meno rumore possibile, con una rete in mano, pronto a catturarla.

Sarebbe bastato un movimento troppo brusco, una frase sbagliata, io ti amo, e lei sarebbe scappata via, probabilmente per sempre.

«Io credo...» mormorò Tish, stringendo le mani tra di loro. «Credo di essere ancora innamorata di lui».

Non ne pronunciò il nome, non ne avrebbe avuto la forza, quella piccola confessione già di per sé l'aveva come svuotata, vanificando giorni, no, mesi, in cui aveva provato a convincersi che era finita.

Ed era finita, sì, certo che era finita. Ma non per lei.

Per lei erano rimasti lì, lei ed Alberto, in un punto morto in un nondove molto lontano, e si stavano ancora guardando negli occhi cercando parole, forse una spiegazione, che non arrivavano.

«Lo so» rispose Stash, dolcemente. «Mi stupirei di te se non lo fossi. Non dimentichi una persona in tre mesi, Tish, e io non pretendo che tu lo faccia».

«Ma tu...» borbottò lei,incerta. «Tu...».

«Io ti aspetterò per tutto il tempo che vorrai» disse lui. «Non m'importa se tu ci dovessi mettere mesi o anni per superarla: quando ce la farai, io sarò sempre qui».

Non dirlo, gli sussurrò una vocina dall'interno del suo cranio. Stai zitto, non deve saperlo, o scapperà via.

«Perché credo di essere innamorato di te» sussurrò, invece. «No, non è vero, non lo credo. Lo sono. E, se tu vorrai, quando un giorno ti dimenticherai di lui, io sarò con te».

Lei sembrò incapace di rispondergli, si limitò a spalancare gli occhi, disorientata, senza sapere cosa rispondere. Se lasciargli una speranza o distruggere tutto, perdendolo in maniera definitiva.

Pensò che non era giusto, che lei non lo amasse: se si fosse innamorata subito di lui, come doveva andare, sarebbe stato tutto estremamente più semplice, e non ci sarebbe stato un altro da dimenticare.

Si chiese distrattamente se avrebbe potuto innamorarsi di lui, un giorno, magari svegliandosi una mattina e scoprendo che ancora qualcosa batteva, da qualche parte nel suo petto.

Nel vedere il suo sorriso fiducioso, incoraggiante, Tish si disse che, sì, le sarebbe venuto piuttosto facile innamorarsi di lui.

Un tempo.

«Non devi darmi una risposta immediatamente» disse Stash, tornando a giocherellare con il suo milkshake. «Volevo solo che tu lo sapessi».

Lei lo guardò, dritto negli occhi: dagli una possibilità, si disse, e si chinò prendergli la mano.

«Convincimi» disse, con un sorrisetto divertito. «Fammi dimenticare».



Scusatemi per questo ritardo, ma ho gli esami a breve e sono piena di cose da studiare. Per un po' i capitoli arriveranno lentamente.

Spero che questo piccolo flashback vi sia piaciuto. Appena riprenderò in mano il pc modificherò il primo cap. dato che purtroppo Vincenzo non ha vinto il programma (per me rimane comunque il vincitore morale).

Me minus youDove le storie prendono vita. Scoprilo ora