4. Coffee-break

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«Tish» la chiamò Alberto, mentre lei lavava i piatti del pranzo. «Mi aiuteresti con una cosa?».

Lei non alzò nemmeno lo sguardo dalle stoviglie e dai guanti gialli che le proteggevano le mani, ma comunque gli fece cenno di parlare.

«Dimmi, ti ascolto» fece, lasciando scivolare un bicchiere nello scolapiatti. «Lavare i piatti mi aiuta a concentrarmi, quindi capiti bene».

«Oh, niente di importante» mormorò lui. «Una vecchia amica è tornata in città, e mi chiedevo se conoscessi un posto carino dove prendere un caffè».

Tish strinse le spalle, con un piatto in mano, e si morse il labbro, pensierosa.

Stupida, si disse, cosa ti aspettavi che giocasse a fare la famiglia felice mentre tu sei sempre sposata a un altro.

«Puoi semplicemente attraversare la strada» bisbigliò, tornando a insaponare i piatti. «Lì trovi Il Cristallo, è molto carino, ogni tanto andavamo lì a fare colazione».

«Ti ringrazio» rispose Alberto,con un sorriso. «Probabilmente tornerò per cena, se hai bisogno di aiuto o qualcosa del genere».

Il sorriso di Tish avrebbe potuto creparle la faccia, per quanto le risultò forzato, ma almeno lui non se ne sarebbe accorto, di quanto le riusciva difficoltoso quel gesto.

«Io e Vivì ceneremo presto» disse, semplicemente. «Oggi è domenica, aspettiamo la video-chiamata di Stash».

«Certo, avevo dimenticato» mormorò Alberto, chinando il capo. «Cercherò di tornare prima,così riesco comunque a farti compagnia per cena. Posso cucinarti qualcosa, oppure...».

«Non c'è bisogno, grazie» mormorò Tish, lapidaria, posando anche l'ultima forchetta nel suo cassetto. «Goditi il pomeriggio».

Lui non rispose, non ci riuscì: le fece un cenno, timido, con la mano e si avviò verso l'ingresso. Prese la giacca e, senza riuscire a frenarsi, si girò a controllare se lei non lo stesse guardando. Ma Tish si era seduta al tavolo della cucina, con una penna in mano, e stava scribacchiando qualcosa su un quadernetto.

Non una canzone, si ritrovò a pensare lui, guardandola. Chissà se canta ancora, qualche volta, o ha smesso definitivamente.

Si chiuse velocemente la porta alle spalle, prima di tornare indietro e cercare di capire cosa avesse scatenato quella reazione: gliel'avevano detto tutti i suoi amici, di lasciar perdere, che lei aveva smesso da mesi, no, da anni, di essere affar suo.

Sospirò, scrivendo un veloce messaggio a Giordana, e dirigendosi verso il bar che gli aveva indicato Tish.

«Mi spieghi, esattamente, come hai fatto ad arrivare prima di me che, materialmente, dovevo solo fare qualche metro?» domandò Alberto, sorridendo, vedendo che Giordana lo attendeva già davanti all'entrata del bar.

«Perché il mio motorino è decisamente più veloce dei tuoi piedini» rispose lei, ironica. «No, okay, ero qua in zona per fare delle compere» disse, sollevando una busta. «Cappuccino e brioche?».

«Croissant» la corresse Alberto, spontaneamente. «Non bestemmiare, l'hai anche assaggiata una vera brioche».

Giordana alzò gli occhi al cielo, sorridendo.

«Come vuoi» si arrese, dirigendosi verso un tavolino. «Allora, vuoi che te lo chieda io o me lo racconti di tua spontanea volontà?».

«Non credo di avere nulla da raccontarti» disse lui, scuotendo il capo. «Tutto nella norma».

«Tutto nella norma?!» gli chiese Giordana, scorrendo il menù. «A te sembra tutto nella norma, Albe? No, perché se a te sembra normale che uno prenda e vada a vivere con una donna sposata e con una figlia, senza a quanto pare averci una relazione, allora sto zitta».

«Okay» ammise lui. «Però è più normale di quel che sembra».

«A me non sembra normale proprio per niente: Stash lo sa?» domandò lei. «E, soprattutto, veramente stai cercando la vecchia minestra riscaldata?».

«Non sto cercando niente,davvero» mormorò lui. «Due cappuccini, grazie» disse, rivolto alla cameriera che si era fermata a prendere le ordinazioni.

«E una brioche alla crema»aggiunse Giordana, ignorando le occhiatacce del suo amico. «E allora, perché vivi a casa sua, con sua figlia e senza che suo marito lo sappia?»

«Penso che glielo dirà stasera»disse Alberto, scrollando le spalle. «E cosa importa, se c'è sua figlia? Ha a malapena un anno».

«Non puoi giocare a farle da padre» sussurrò Giordana, bevendo un goccio di caffè. «So che è molto triste, che Stash non sia quasi mai a casa con loro, ma quella bambina non ha bisogno di un altro padre». Fece una pausa. «E Tish non ha bisogno di un altro marito».

«Non intendo fare nulla di tutto questo» disse lui, giocherellando con la bustina di zucchero. «Avevo voglia di rivederla, tutto qui».

«L'hai rivista» osservò lei,addentando la brioche alla crema. «Non è cambiata, Alberto, te lo assicuro. È solamente andata avanti».

«Non capisci» mormorò lui. «Io lo so che lei è ancora lì, da qualche parte. Sì, è dimagrita, sembra sempre stanca, non sembra più lei. Ma me lo sento che non è cambiata».

Giordana lo guardò tristemente.

«Se dici così non la conosci davvero» bisbigliò. «Tu lo sai su cosa è nato il suo matrimonio».

«Sono passati anni» rispose lui, freddo. «Le persone vanno avanti».

«Sì» annuì Giordana. «Ma tu no, a quanto pare».

«Nemmeno tu, dato che non riesci a perdonarla» rispose Alberto, spostando di lato la tazzina vuota.«Io almeno ci sto provando, a dimenticare».

«Già» mormorò Giordana, dando l'ultimo morso al suo dolce. «Io proprio non ci riesco».


Capitolo arrivato in tempi record, il prossimo sarà un piccolo flashback sul discorso fatto da Giordana! Mi raccomando, lasciate una stellina

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