Una Lunga Storia Capitolo4

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Bado, allontanandosi ancora seccato per la figuraccia che quel coglione gli aveva fatto fare, si allontanò. Dicerto non voleva cacciarsi nei guai infatti si diresse subito verso casa. Intanto pensava, "soffia il vento..." sarà pur un coglione ma almeno ha una morale. Infatti Vitto simpatizzava per i comunisti per un aneddoto che lo cambiò sin da quando era un giovane ragazzo. Prima di finire in prigione e di diventare un Socialista Anarchico portava servizio di soccorso ai rifugiati comunisti in Russia. Era figlio della testa del nemico ma a lui non importava. Diceva sempre "sono comunisti...non soldati comunisti" infatti ogni volta che un civile russo moriva non mancava mai in casa Badoglio lo sclero di Vitto che giurava di uccidere 10 soldati tedeschi per ogni civile russo morto. Così Badoglio non volendone più sentire lo sfidò ad andare in Russia per agire per davvero. Vitto, che le sfide negare non sa, accettò immediatamente. Così pochi giorno per organizzare il viaggio e partì per la Russia con solo uno zaino e una carabina senza saper a quando il ritorno. Appena sceso dal treno non aveva idea di dove andare e cosa fare. Così senza demoralizzarsi girò per quel paesino distrutto e lacerato dalla selvaggia e orrenda guerra. Trovò una associazione benevola che aiutava i civili a salvarsi dalla guerra, erano solo due membri senza fondi quindi di aiuto ne potevano dar poco. Così Vitto si propose per aiutarli e i due ovviamente accettarono. Ironia della sorte, i due vennero uccisi durante una rappresaglia "esemplare" o almeno, così venne descritta. Così Vitto dicerto non poteva lasciare da soli quei rifugiati. Insieme ai due erano riusciti a rendere abitabile un edificio abbandonato con una cucina, dei dormitori e anche un cortile dove i bambini potevano giocare. Di certo, nonostante tutto, non si respirava felicità, il cibo scarseggiava le condizioni igieniche erano inesistenti e il pericolo era la quotidianità. Ma Vitto rimase ottimista. Passarono almeno due anni. Qualcuno morì e tutta la comunità formata da 20 rifugiati e Vitto era sempre affranta quando accadeva. Ormai Vitto si era affezionato alla sua nuova famiglia. In particolare a una bambina di nome Malinka, aveva 8 anni, rimasta orfana dei genitori dopo che la sua casa venne bruciata insieme ai corpi morti fatti a pezzi da proiettili nazisti, bruciati insieme a tutto il suo villaggio. Ma lei era riuscita a salvarsi anche se a 6 anni scappare con la gola ferita dicerto non era facile. Ma mentre la casa al fuoco si lasciava abbracciare riuscì a strisciare fino alla finestra e a lasciarsi cadere al di fuori senza forze. Rimase li tutta la notte cullata dalle voci metalliche degli ufficiali, dalle bestie che ragliavano impazzite e dal calore che non la abbandonò mai. Non la abbandonò mai, infatti le lasciò ustioni sulla pelle e sul cuore. Solo la mattina il postino la ritrovò a terra schiacciata da macerie della casa bruciata. La caricò sulla bicicletta e la portò in paese dove parenti non aveva, ne li, ne da nessuna altra parte. Fece la vita da abbandonata fino a quando i due uomini che lavorarono con Vitto la trovarono e la salvarono, venne accolta e accudita da una mamma incinta. Donna dalla storia altrettanto triste, messa incinta da un soldato nazista, non sapeva quale fosse tra quelli che la violentarono. Cercò di abortire a suon di mazzate per dimenticare ma non perse ne il ricordo ne il bambino. Questa ragazza accolse Malinka e la accudì come se fosse sua figlia in attesa che il figlio dello stupro nascesse. Vitto si affezionò particolarmente a loro due per la loro storia piena di sofferenza. Ma non erano le uniche potremmo parlare senza problemi del bambino mutilato da una mina chiamata "pappagallo" proprio perché sembrava un giocattolo e attirava i bambini. Oppure dell'anziano uomo caduto in disgrazia lasciato dalla famiglia in povertà senza nulla. Del ragazzo trovato sotto i cadaveri dei genitori. Ma lui si affezionò e passava le giornate a giocare con Malinka con una bambola fatta da filo di ferro un po' di spago e paglia per tirarle su il morale. Era un giorno come gli altri, si svegliò all'alba e prima di uscire, come sempre, baciò sulla fronte Malinka che ancora dormiva. Così uscì e si diresse verso il paese insieme ad altri due uomini rifugiati per fare le solite compere per non morire di fame. Come sempre ci misero 5 ore due per andare, due per tornare e una per trovare del cibo. Così tornarono a casa felici del risultato della "spesa". Ma non trovarono le solite persone che trovavano sempre. Trovarono cadaveri, mutilati, fatti a pezzi, carbonizzati e bucati da proiettili. Trovarono sul muro una scrittà "regime nazista, non regima comunista" Vitto si mise a piangere, dei nazisti erano entrati e avevano messo in schiera tutti i rifugiati e uccisi uno a uno. Uno dei due uomini indicò la carabina che Vitto aveva portato in Russia (la lasciava li per permettere ai rifugiati di difendersi ma loro troppo buoni anche davanti alla morte si erano rifiutati di abbassarsi al livello dei loro sterminatori) Così balbettando e biascicando qualche parola disse a Vitto di sparargli e che non voleva più vivere. Così anche il secondo uomo che lo aveva accompagnato chiese lo stesso. Vitto cercò di opporsi ma loro non volevano soffrire e chiesero a Vitto di ucciderli. Così prese la carabina, caricò tre colpi. Sparò il primo in testa, e anche il secondo in testa all'altro uomo per non fargli soffrire. Poi cadde e appoggiò la schiena contro il muro. Si mise la carabina in mezzo alle gambe con la punta che gli terminava in bocca. Pianse, si mise la punta in bocca e mise il pollice sul grilletto. Aprì per un ultima volta pieni di lacrime. Stava per sparare il terzo colpo caricato ma non ci riuscì. Si rialzo e trai corpi riuscì a riconoscere Malinka, trucidata. Portò il corpo senza vita della bambina in cortile, la mise in una scatola poiché altro non potevano permettersi e la sotterrò cercando di fare il funerale più degno che potesse fare. Così si allontanò dal rifugio, scappando da quello spettacolo orrendo con solo la carabina sulla schiena, la stessa che mietette due vite a lui care e che stava per fare lo stesso con la sua. Si allontanò e si intrufolò clandestinamente su un treno tornando un Germania. Promettendosi che se un giorno fosse morto la vita se la sarebbe tolta lui con quella carabina per la quale provava un amore ma un disprezzo allo stesso tempo, a volte la guardava e piangeva quasi stesse rivivendo quel momento...
Così Bado pensò "da quel giorno non fu più lo stesso" . Pure a Bado scesero delle lacrime a pensare a quella storia. Così arrivò a casa si mise sulla sua poltrona e si riposò in attesa che i figli tornassero.


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⏰ Last updated: Apr 10, 2019 ⏰

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