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Il mattino seguente vengo svegliata dal mio cellulare. Lo sento vibrare sul comodino affianco al letto, vicino a dove riposa la mia testa. Sullo schermo compare "JOON" in grassetto, e il suo viso sorridente, con gli occhi molto aperti, mi osserva.

Vederla mi fa svegliare di colpo, quindi mi drizzo sul letto e tengo il telefono in mano, lasciandolo vibrare nel palmo ancora qualche secondo prima di trovare il coraggio necessario di rispondere.

-Dove te ne eri andata?- mi urla - Per favore, ____, sei sparita dal nulla e a momenti mi veniva un attacco di cuore, avevo perso di vista anche Nam e poi è tornato, ho visto Jimin con la faccia tutta piena di sangue e solo allora mi sono resa conto a cosa ti riferivi quando mi dicevi che Nam era infastidito... - prende fiato finalmente - e gli ho chiesto almeno cinquanta volte che cosa avessi fatto o detto, o se magari era a causa di ciò che è successo la scorsa settimana al ristorante, ma non mi ha dato retta e mi ha risposto dicendo che era ora di andare...

-Joon- la zittisco, confusa da tutte quelle parole - puoi calmarti?

Sposto la coperta e mi alzo dal letto con il telefono ancora attaccato all'orecchio. So cosa devo fare, devo raccontarle cosa ha fatto Nam. Devo. Non solo non mi perdonerebbe se mai lo venisse a sapere, ma nemmeno io mi perdonerei. Se la situazione fosse capovolta, mi farebbe piacere saperlo. Ma non per telefono. Questo genere di cose vanno discusse faccia a faccia.

-Ti va un caffè tra un'ora?

Silenzio.

-Eh... certo! Sicura che vada tutto bene? Stava per venirmi un attacco d'ansia. Pensavo ti avessero rapito o qualcosa di simile.

-Joon, si, sto...- <<Mi sento una merda>> - si, tutto bene. Okay? Ci vediamo tra un'ora, per favore vieni da sola.

-Namjoon è a casa sua, morto- commenta e percepisco un sorriso - Ragazza, ieri mi ha fatto cose che non pensavo fosse capace di fare. - Mi stranisce sentire le sue parole. Sono come entità petulanti che mi parlano dall'altra parte della cornetta, ma devo fingere che siano solo parole - Mi riferisco al fatto che non riuscivo neanche a fare sesso senza sapere se stavi bene o no. Visto che non rispondevi al cellulare, chiamai tua mamma alle tre del mattino e mi disse che stavi dormendo in camera tua. Continuavo ad essere molto preoccupata e...

-Un'ora- la interrompo prima che riparta con il discorso.

Chiudo la chiamata e la prima cosa che faccio è controllare il registro delle chiamate: sei chiamate di Joon e altre nove di Nam. Tuttavia, tutti i messaggi vocali sono di Joon. Deduco che Nam non volesse lasciare nessuna prova che lo potesse mettere nei guai. Non c'è bisogno di prove: io e Joon siamo amiche intime da quando quella cretina ha rubato la mia Barbie e una notte è rimasta a dormire a casa mia.

Al suo arrivo, sono nervosa e ho bevuto più della metà del mio caffè. Si lascia cadere sulla sedia. Magari non sorridesse così tanto: mi rende tutto più difficile.

-Hai un brutto aspetto,____.

-Lo so.

Lei sbatte gli occhi frastornata.

-Come? Dov'è finito il tuo sarcastico "grazie" seguito dal tuo famoso far ruotare gli occhi?

<<Per favore, smettila di sorridere Joon. Ti prego, per una volta nella vita prendi seriamente il mio strano comportamento. Il fatto che non ti sorrido, guardami e fai la seria.>> Ovviamente non lo fa.

-Allora, te lo dico così, su due piedi, okay?

Ora sì che il suo sorriso si spegne poco a poco. Prendo fiato. Dio mio, non ci posso credere che questo sia successo proprio a me. Se fosse un ragazzo qualsiasi con il quale Joon avesse avuto una storiella durante le pause di riflessone con Nam, questo non sarebbe così difficile. Ma si parla di Namjoon, il ragazzo con il quale è fidanzata da cinque anni, tra le cui braccia trova sempre rifugio quando litigano o si mollano. È l'unico che ha amato per davvero nella vita.

N.L.Y JUNG HOSEOK _translated in Italian_Where stories live. Discover now