Paura. Paura di me, di te, di queste parole che sto per pronunciare.
Paura di non capire, di non essere capito.
Ho paura, sì... paura di capire male, di non comprendere appieno cosa mi sta succedendo, dentro di me, dentro il mio cuore, ed è proprio grazie a questo che sto impazzendo. Non so cosa stia capitando, so solo che mi sento come se avessi il cuore a bordo di un'auto impazzita, senza conducente. So solo che mi sento come se nella testa avessi un uragano che sta spazzando via ogni mia certezza. So solo che non so. Non so che fare. Non so scegliere, scegliere chi, cosa, come e quando.
Quando. Il tempo mi è nemico, lo è sempre stato: ti mette fretta ma non passa mai. Passa troppo veloce e non sai che fare. Non so che fare. Tanti piccoli frammenti di quella certezza ormai utopica, come pezzi di un puzzle mi sono rimasti in mano, ma non so che farmene, visto e considerato che non so come comportarmi di fronte ad una situazione del genere.
Pezzi di anima frantumata cercano di andarsene, chiedono aiuto, ma nessuno risponde, nessuno li libera da questo inferno. Nessuno ha la chiave per aprire la loro prigione, per aprire la mia prigione. Pezzi di quell'anima devastata dal corso degli anni, pochi se vogliamo essere pignoli, ma ricordiamo che il tempo non è dalla nostra parte: il tempo ci è nemico, a volte come lo spazio. Spazio che ho chiesto tra noi, devastante per chi non riesce a respirare da solo, ma necessario ad una persona per pretende un respiro in più del dovuto, una pausa.
Pausa. Non esiste musica senza pause, è vero, ma una pausa troppo prolungata potrebbe devastare l'armonia.
Cosa
Devo
Fare.
Non ne ho idea.
Ma se non lo so io, chi al mio posto dovrebbe?
Anima, corpo, cuore, mente...
Chi, cosa, come, ma soprattutto quando?
Quando capirò? Quando diventerà tutto più chiaro?
È come tenere gli occhi chiusi, come essere bendati, come ritrovarsi catapultati in un abisso senza fine: non si percepiscono tempo, spazio. Niente di niente.
Non percepisco nulla, non capisco nulla.
È come essere sordi, ma non con le orecchie: con il cuore.
È come essere ciechi, ma con l'anima.
È come essere morti pur sempre vivendo, giorno dopo giorno, devastati da quel poco di buon senso che mi è rimasto.