Capitolo IV

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Era in un luogo desolato. Non capiva bene dove fosse perché non riusciva a vedere bene a più di cinque metri di distanza. Era sicuramente nel deserto. Vedeva poi un'enorme sagoma scura che doveva essere una casa. Si sentiva disorientata.
Vicino a lei c'erano tre uomini, di cui uno, quello al centro, era il capo. Non li vedeva bene, vedeva tutto molto sfuocato. In pedi, davanti ai tre uomini, c'era un uomo che proteggeva una piccola bambina. Entrambi sembravano avere i capelli rossi. Tutto si svolgeva lentamente, come al rallentatore.
Pelirroja aveva una fastidiosa sensazione di disagio e ansia addosso, come se sapesse quello che stava per accadere.
L'uomo dai capelli rossi urlò improvvisamente alla bambina di scappare, ma lei non si mosse. Quell'attimo di distrazione gli era costato caro: l'uomo davanti a lui, il capo, aveva steso un braccio verso la sua testa. Pelirroja non vedeva cos'avesse in mano. Lo capí solo quando sentí uno sparo. Lo sparo rimbombò nell'aria per qualche secondo, poi ci fu silenzio. La sagoma di quello che sembrava l'uomo dai capelli rossi si accasciò a terra. La ragazza sentí poi un urlo, l'urlo della bambina. Stava urlando di dolore.
Pelirroja, pochi secondi dopo, fece la stessa cosa. Iniziò poi a piangere. Provava un dolore immenso, un dolore che provava a schiacciarla a terra. Ma con la forza della sua rabbia si impose di stare in piedi. Serrò i pugni e corse verso l'uomo da cui era partito lo sparo. Gli era quasi vicina, stava per colpirlo quando cadde nel vuoto.

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Pelirroja si svegliò di soprassalto. Era sudata e aveva il fiatone. Era nel suo letto. Era a casa. Cercò di calmarsi, pensando ad altro, ma l'unica cosa a cui riusciva a pensare era il sogno appena fatto. Quello era un avvenimento realmente accaduto, un avvenimento triste e doloroso quanto drammatico. Un avvenimento che aveva provato sulla propria pelle. Da quel momento non era stata più la stessa. Così tanta violenza poteva comportare dei cambiamenti radicali in un bambino, farlo cambiare per sempre e irrimediabilmente.
Pelirroja cominciò a sentire una sensazione di vuoto dentro, una sensazione che si era portata dietro per quasi quattro anni. In quel momento si sentiva sola al mondo. Perché lei era sola. Non c'era stato nessuno a consolarla, nessuno che le avesse mai rivolto la parola, per dieci lunghi anni.
La sensazione che provava in quel momento era strana, indescrivibile a parole: sentiva qualcosa dentro al petto che sembrava come cercare di uscire fuori, aveva voglia di alzarsi, spaccare tutto, ma sentiva anche che, se avesse tentato di mettersi in piedi, le sue gambe non l'avrebbero retta. Provava del profondo dolore, un dolore peggiore di quello fisico perché impossibile da alleviare. Il dolore fisico era migliore di quello, perché se hai un arto rotto, una pallottola in corpo o anche la più piccola delle ferite, puoi comunque essere la persona più felice del mondo, fare battute in continuazione, anche sulle tue stesse condizioni, continuare a ridere fino alla morte e morire felice. Ma se sei ferito nell'anima c'è poco da fare: ti senti perso, vuoto senza più uno scopo, non hai più voglia di vivere.
La ragazza cominciò a piangere forte, quasi spingendo fuori le lacrime, come se con loro se ne andasse anche la tristezza. Lei la voglia di vivere l'aveva persa da un po', ma uno scopo l'aveva ancora: trovare Martin e mettergli le mani addosso.
Il sole era sorto da poco, se n'era accorta perché un fascio di luce aveva deciso di pizzicarle gli occhi.
Pelirroja si voltò alla propria destra. Lì, accanto al tavolo, c'era un giaciglio, composto da un vecchio cuscino, una coperta azzurra che faceva da materasso e una coperta di lana bianca. In quel giaciglio ci aveva dormito Félix. La sera prima, mossa dalla pietà, gli aveva permesso di restare, sempre minacciandolo che, se avesse tentato anche solo di toccarla, qualunque fosse il motivo, si sarebbe preso mezzo chilo di piombo nelle parti intime.
L'uomo doveva essersene andato poco prima che il sole sorgesse.
Si alzò dal letto, prese due pistole, se le mise nel cinturone ed uscì di casa. Le impronte di Fèlix erano ancora leggermente visibili sul terreno. La ragazza chiuse a chiave la porta e scese le scale del portichetto. Il legno scricchiolava sotto al suo peso.
Iniziò a camminare in mezzo alla polvere del deserto, con gli speroni che tintinnavano. In quel momento non provava nessuna emozione, si sentiva semplicemente vuota. Non sapeva neanche perché stesse andando in città, l'aveva fatto solo per abitudine.
Dopo poco scorse le prime case. C'era una donna, di una certa età, che stava scuotendo una camicia polverosa, per poi appenderla alla ringhiera del balcone. La donna, come tutti ormai erano soliti fare, fissò Pelirroja con disprezzo e dopo se ne tornò in casa. Improvvisamente, fu costretta a spostarsi sotto il portico di un hotel, per evitare di essere investita da una diligenza. La presenza di quel veicolo era molto insolita, in quanto non passavano molti forestieri di lì.
La diligenza passò alzando un sacco di polvere. A mano a mano scomparì nel deserto e nessuno fu più in grado di vederla.
Pelirroja andò verso il saloon. Salì sul portico, aprì le porte con dei fiori intagliati sopra e poi entrò. Il pavimento scricchiolava al suo passaggio, cosa che di solito non si udiva a causa della grande quantità di uomini nel locale. Ma a quell'ora del mattino, evidentemente, avevano di meglio da fare. Le uniche presenze lì dentro erano il barista e un uomo, palesemente ubriaco dalla sera prima, addormentato su una sedia. Probabilmente era stato abbandonato dai suoi amici, che non erano stati in grado, per varie ragioni, di portarlo via con loro.
Si sedette poi su uno degli sgabelli del bancone. Il barista, in automatico, le versò un bicchiere di Whisky. Lei lo prese, osservò per un momento il liquido giallo-arancione e poi lo bevve, tutto d'un sorso. Sentì quasi immediatamente la gola bruciare e poi un vago senso di calore propagarsi  per il corpo. Quanto amava il Whisky.
Sentì qualcuno entrare alle sue spalle. Il passo le sembrava famigliare e, oltretutto, l'uomo non aveva gli speroni. Lo sentì poi avvicinarsi al bancone.
Ti prego, fa che non sia lui. Fa che non sia lui, fa che non sia lui.

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