Adrian pov's
Eccomi qui seduto sul bordo del letto di questa stanza del cazzo, talmente calmo da farmi paura da solo, ho la testa piena di pensieri e sinceramente vorrei tagliarmi la gola da solo per non pensare più a tutto... i combattimenti, mia madre, mia sorella... fottuti pensieri, mi accendo una sigaretta e ne aspiro lentamente il fumo per poi espirarlo e tranquillizzarmi.
Sono le quattro e mezza di mattina e come al solito questa notte ho dormito mezz'ora, il tempo di addormentarmi, fare lo stesso incubo e svegliarmi per poi non riuscire più a prendere sonno, erano tre giorni che non dormivo e sta notte che potevo dormire giustamente dovevo sognarla... Dio mio.
Aspetto le sette poi scendo a farmi la colazione, do un bacio sulla fronte a mamma che si è alzata alle sei e poi esco per andare in quella merda di scuola, sembra un carcere, un passo falso e ti ritrovi in punizione a dare una mano ai bidelli, ma io me ne frego e faccio quel cazzo che voglio, perché? Perché tanto non ho nulla da perdere, e nulla di meglio da fare.
Dopo aver fumato l'ennesima sigaretta entro e mi bevo un caffè doppio alle macchinette per poi dirigermi in classe, sono le 7:45 tra cinque minuti inizierà la lezione di letteratura e io me ne starò buono buono in ultimo banco a non fare un cazzo se non ha disegnare lei... i suoi occhi... le sue labbra...
Mi ero ripromesso fi non pensarla più, ma è più forte di me, non la vedo da una settimana dato che ho saltato scuola per andare a combattere, ma mi sembra che sia passata un'eternità.
Entra la professoressa e inizia a spiegare dopo cinque minuti si apre di scatto la porta e lei compare da dietro di essa, è leggermente arrossata e ha il fiatone... è bellissima, si scusa con la professoressa e si siede due banchi davanti a me e io non posso fare a meno di imbambolarmi a guardare i suoi capelli legati in una coda che raramente scioglie, ha qualche ciuffo che sfugge a quella coda stretta, ma ciò la rende solo più tenera. Abbasso lo sguardo sul suo collo e mi irrigidisco, poco più su del bordo della maglia vi è una macchia violacea abbastanza visibile e mi rende tremendamente geloso.
Suona la campanella e io la seguo fino a quando non si ferma al suo armadietto mi metto di fronte a lei lasciandola con le spalle al muro e appoggio una mano di lato alla sua testa non lasciandole via di scampo.
«ma buongiorno piccola, oggi sei più bella del solito» dico con un sorriso malizioso
« levati dalle palle» risponde lei a tono
« sai non ho potuto fare a meno di notare questo succhiotto» dico accarezzando la macchia violacea sulla parte sinistra del suo collo «sai che soni geloso»
Lei alza gli occhi al cielo «e tu sai che io non sono tua? Smettila di comportarti così con me, te lo ripeto, levati dalle palle»
«sei così sexy quando ti arrabbi» ghigno «ma lo sappiamo tutti e due che un giorno sarai mia, piccola» mi avvicino per baciarla, ma lei mi tira uno schiaffo e se ne va.