Capitolo 4

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Sono arrivata a Roma, l'accoglienza è stata fantastica, tutti mi aspettavano, appena sono entrata nella stanza ho trovato i miei nonni, tutti i mei cugini e gli zii con i palloncini e gli striscioni, sapete, come nei film americani, come prima cosa mi hanno fatto una flebo di fisiologica e dopodiché le trasfusioni. Non ci crederete mai ma sono capitata nella stanza 20, letto numero 2, credo che quello sia proprio il mio numero, anche qui sto facendo amicizia con il personale e con gli altri pazienti del reparto, mi sta particolarmente simpatica una ragazza, ha 18 anni, viene da Lecce e si chiama Sara, è molto simpatica, ha una forza d' animo incredibile. Lei non si è voluta sottoporre a chemio o radio, fa soltanto le trasfusioni e ha fatto il trapianto di midollo, che però non è servito a nulla, Sara ha dei capelli lunghissimi, bellissimi, e lucenti, ci tiene molto, ha detto che se li vuole tagliare per poterli donare a me. Questa cosa, mi fa molto piacere, ma nello stesso tempo mi sento un sacco a disagio, da una parte vorrei ma stanno benissimo su di lei. Oggi Sara non si sente bene, dice di essere molto stanca e non ha voglia di parlare. Non so perché ma ho un brutto presentimento.


Sono passati tre giorni, non so nulla di Sara, nella sua stanza è arrivata un'altra altra ragazza che non sa nulla di lei. Mi viene da piangere per l'ennesima volta, non credo che sia stata dimessa per cui ho dei brutti presentimenti, sto pensando a tutti i momenti passati a sdrammatizzare sul cancro con lei, mi è arrivato un pacco tramite un' infermiera con una lettera da parte di Sara, ho qui i suoi capelli, nella lettera non c'è scritto niente di che, soltanto che è molto felice di donare la cosa più importante per lei ad una persona speciale come me , ma io non so nulla di lei in questo momento. Nel frattempo sto facendo amicizia con la ragazza che è nella sua stanza, non riesco a togliermi il pensiero fisso di dov'è lei. Sembra che la nostra amicizia sia cominciata anni fa, invece ci siamo incontrate in una corsia d'ospedale, mentre io mi piangevo addosso lei sdrammatizzava tutto, ogni sera andavamo alla fontana dell' ospedale, ci mettevamo la davanti a parlare delle nostre crush lontano da occhi indiscreti di infermieri e genitori, non vedendola ho veramente paura che la persona che in nemmeno una settimana è riuscita a farmi stare bene come solo mia madre riusciva a fare non ci sia più. Sono davanti alla fontana, in completa solitudine a pensare alle cose più brutte della vita quando vedo la madre di Sara andare verso alle macchinette. Corro da lei e le chiedo notizie della figlia, lei con un sorriso spento mi dice che sta meglio, che però ha spesso dei mancamenti e devono capire il perché. Le chiedo se posso andarla a trovare ma mi dice che è in terapia intensiva e che l'accesso è riservato solo ai medici e ai parenti. Dopo questa chiacchierata mi sento meglio ma comunque ho paura che qualcosa possa andare storto.



La ragazza della stanza 202Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora