CAPITOLO 5

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"Non ci posso credere!"

Continuava a camminare senza sosta davanti casa cercando di non credere a quello che era appena successo.
Tiró un calcio al bidone dell'immondizia, rovesciandolo.

"Cazzo!"

Si sedette sullo scalino davanti alla porta e si mise le mani tra i capelli. Li tiró dal nervosismo, ma non gli importava farsi male in quel momento.

Da quanto la tradisce? Perche non me ne sono mai accorto? Perché lei non sen'é mai accorta!? Brutto stronzo...

Disperato, Logan fece un giro intorno alla casa, ma tutte le finestre erano chiuse, e non trovando nessun modo per entrare, decise di fare una passeggiata per calmarsi e svuotare la mente.

Le gambe lo portarono al cimitero, ma lui aveva così tanti pensieri per la testa che camminava senza pensare, semplicemente si fidava delle sue stesse gambe, le quali sembravano conoscere solo la via per arrivare lì.

Arrivato davanti alla tomba, rimase minuti interminabili a leggere il nome di suo nonno inciso sulla pietra.
William Collins, William Collins, William Collins. Lo rileggeva più e più volte, fino a stancarsi. Più continuava a leggerlo, sempre più ricordi gli affioravano alla mente. E potevano essere anche bei ricordi. Ma rileggendo quel nome diventavano pesanti.

Erano come un tramonto, esatto un tramonto: é così bello. Il cielo fa spazio al rosso, al giallo, mentre il sole scende sempre più in basso e sparisce dietro l'orizzonte. Non c'é niente di più bello di guardare un tramonto, peró é questione di minuti, perché quando il sole scende, arriva la notte, fredda, buia, minacciosa. E la notte non dura qualche minuto, la notte é lunga.

Stanco di tenersi tutto dentro, Logan scoppió a piangere, sperando di liberarsi del brutto peso che ormai da anni gli schiacciava il cuore.

"Nonno, non dovevi andartene così presto!" disse tra un singhiozzo e l'altro "io ho ancora bisogno di te, ma tu te ne sei andato!"

Le lacrime salate continuavano a rigarli il volto.

"Va tutto una merda, tutto! E quel coglione di tuo figlio si é scopato un'altra... Un'altra donna!"

Continuó, mentre qualche lacrima cadde sulla rosa rossa.

"Io vorrei soltanto avere una vita normale, una vita tranquilla nonno!" tiró su con naso "voglio di nuovo essere felice!"

Fece una pausa.

"Vorrei tanto venire a casa tua dopo scuola, vorrei tanto suonare la chitarra con te, e cantare la tua canzone preferita stesi sull'amaca fino a tardi."

Le parole gli si bloccavano in gola e gli era sempre più difficile parlare.

"Voglio di nuovo giocare a calcio con te, nel giardino... vorrei di nuovo trovare quell'attimo di pace dove tu mi raccontavi della tua infanzia."

Rimase un attimo in silenzio.

"Anche se poi mi addormentavo sempre..."

Tentó di ridere, ma la voce gli si spezzó. Fissó il vuoto per un po', mentre mille ricordi gli passavano per la mente. Si calmó, asciugó le lacrime ed uscì sal cimitero. Lanció un'occhiata al bosco, pensó di andare alla radura, ma ormai era tardi. Il sole era giá tramontato ed i suoi occhi lo stavano pregando di andare a dormire.

Arrivato a casa, quella, non c'era piú. Sua madre era tornata e suo padre faceva finta di niente.

Un giorno gli spaccheró la faccia....

Fece un bel respiro e si rivolse a sua madre.

"Che c'è per cena?"

"Carne" gli rispose conventrata sui fornelli.

                           *******

A cena nessuno aveva fiatato, non era volata una mosca. Logan continuava a lanciare frecciatine al padre e lui le ricambiava con sguardi assassini. La donna peró, non sembrava essersi accorta di niente.

"Mamma" disse Logan "dov'eri oggi? Non c'eri quando sono tornato da scuola..."

L'uomo si irrigidì mentre la mamma rispose.

"Ero solo andata a fare un giro.. E poi ho fatto la spesa, perché?"

"No, ero solo curioso.." disse, mentre suo padre continuava a stringere la forchetta, e a guardarlo malissimo.

                           ********

Correva, ancora una volta, correva.
Si voltó indietro per cercare di capire dove fossero, e le vide poco piú distanti da lui, veloci come non mai, pronte a prenderlo.

"Collins! Dove corri eh!?"

Continuva a correre ansimamdo per la fatica. Non aveva scelta.

"Ascolta sgorbio, tua madre non lo sa."

Le voci gli rimbombavano nella testa. Cercò di capire dove fosse, ma la stanchezza gli offuscava la vista.
Intravide una lapide, poi un'altra ed un'altra, e capì di essere dentro il cimitero.

Inciampó.

Aveva i palmi delle mani sbucciati, il sangue scorreva.

"Non puoi scappare, Logan"

"Vi prego, non di nuovo, non un'altra volta!"

Un attimo prima che le ombre lo assalissero, sentì un mano afferrargli il braccio facendolo alzare, prima di riiniziare a correre. Non riusciva bene a vedere chi fosse l'uomo che stava scappando con lui: sembrava fatto di luce.

"Prova a dirlo a qualcuno, e sei morto!"

Intanto avevano attraversato tutto il bosco. L'uomo puntava dritto verso la radura, e logan l'avrebbe seguito.
Una volta dentro, il ragazzo cadde a terra, stremato. Non aveva la forz per rialzarsi o muoversi. Solo un paio di minuti dopo riuscì ad alzare la testa per vedere cosa stava succedendo.

Intorno alla radura c'era come una barriera, che impediva al fumo nero di entrare. Guardando piú in lontananza scorse un uomo anziano che camminava. Girato di spalle. Era fin troppo familiare.

Non ci posso credere...

Con le poche forse che gli rimanevano, il ragazzo dai capelli corvini si alzó ed inizió a correre verso di lui.

"Nonno! Nonno aspetta!"

Ma lui continuava a camminare come se non sentisse.

"Hey, nonno!"

Arrivato dietro di lui, Logan fece per appoggiare la mano sulla sua spalla, ma essa passó attraverso il corpo dell'uomo, che man mano si dissolse e svanì nel nulla, lasciando Logan Collins solo, nella radura.

Aprì gli occhi, ma la luce del sole lo costrinse a chiuderli. Guardó il display della sveglia.

Le sette.

IL RAGAZZO DELLA RADURA - #Wattys2019Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora