CAPITOLO 9

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Mi risvegliai, tra le braccia di Gianluca. Non ricordavo cosa fosse successo esattamente, ricordavo solo che ero nel panico e poi buio.

-Ehi! Ti sei svegliata!! Mi hai spaventato a morte!- mi disse, felice di vedermi sveglia.

-C...cosa è successo?- chiesi con un filo di voce.

-Sei svenuta, ma ora è tutto passato- mi disse abbracciandomi, più forte di quanto mi aspettassi.

-Ho chiamato tua madre, con il tuo cellulare e le ho raccontato cos'è successo. Lei mi ha detto che era da tua nonna quando noi siamo arrivati a casa tua. Sta benissimo e non aveva idea di che cosa fosse successo, fino a quando non gliel'ho detto io. È venuta un'ora fa, ma stavi dormendo. Ha detto che non ha idea di chi possa essere stato- mi disse.

"Oh ma certo, come se non sapessi che a fare tutto quel caos era stato mio padre, sarà stato ubriaco come suo solito e avrà  spaccato tutto perché non c'era nessuno con cui poteva prendersela, o meglio non c'ero io."

-Tutto okay, Nicole?!- mi chiese Gianluca, inclinando leggermente la testa, vedendomi sovrappensiero.

-Si, tranquillo ma...ora dove siamo?- gli chiesi un po' confusa.

-Siamo a casa mia- infatti, guardandomi intorno riconobbi l'arredamento del soggiorno.

-Tua madre ha detto che puoi restare qui quanto vuoi, se non te la senti di andare a casa- continuò.

-Ahh, ha detto anche, che passerà domattina a vedere come stai, se non tornerai a casa e che ti avrebbe chiamata stasera- aggiunse.

-Okay, grazie mille per tutto- dissi un po' imbarazzata.

Ma allo stesso tempo ero su di giri, all'idea di dover passare un'altra giornata con lui, e anche un'altra notte molto probabilmente, perché non volevo tornare a casa, avevo il terrore di ritornarci.

Rimanemmo abbracciati per molto tempo. Le sue braccia, mi stringevano forte, come se avesse paura che potessi cadere.
Ad un certo punto, girai la testa per vedere se mi stava guardando e invece si era addormentato.
Quanto cavolo era bello. Le sue labbra mi facevano impazzire. La sua bellezza, ogni volta, mi risucchiava in un mondo parallelo. Mi stavo innamorando di lui, ogni giorno, sempre di più.
Senza accorgermi di quello che stavo facendo, avvicinai il mio pollice al suo labbro inferiore, non appena lo toccai lui si mosse e io allontanai il mio dito dalle sue labbra.

-Cosa stai facendo?- mi chiese ad occhi chiusi.

-I...io...nien...niente. Cioè....-

-Continua- mi disse interrompendomi.

Dopo un'ora, lui si svegliò.

-Hai fame? Sono le due- mi chiese.

-Si, un po'- risposi.

Anche se non ero molto sicura di quello che stavo dicendo.
Non mangiavo mai.
Trovavo imbarazzante persino l'idea di mangiare davanti a lui, ma scacciai quel pensiero e ci alzammo per andare in cucina.

Dopo aver pranzato, decidemmo di uscire, a fare una passeggiata al parco.
C'era una pace assoluta.
Nessuno gridava o parlava, c'era un silenzio degno del paradiso, si sentiva solo il rumore del vento, che mi trasportava nei miei pensieri.
Di tanto in tanto, Gianluca mi riportava alla realtà, parlandomi e scherzando.
Mi faceva divertire tantissimo, amavo stare con lui.

Passammo la maggior parte del pomeriggio a camminare e a parlare. Verso le 5 comprammo un gelato.

-Ehii!!- gridai, irritata ma allo stesso tempo divertita, perché mi aveva sporcato la punta nel naso con il suo gelato.

Lui continuava a ridere, e io da seria passai a ridere insieme a lui.
Fu il pomeriggio più bello della mia vita, era stato divertente stare con lui, era bellissimo stare con lui.
Lui era così gentile con me, così dolce, anche se, a volte, era così acido da farmi sciogliere con le parole che diceva, come succede con l'acido.
Non capivo quasi mai cosa provava, era così misterioso, il che era intrigante, ma a volte era un po' eccessivo.
Sembrava quasi che, a volte, non sapeva esprimere le sue emozioni.

-Ti riporto a casa, sembri stanca- mi disse.

In effetti, era stata una giornata molto lunga ed ero esausta. Mi stavo divertendo così tanto, che non mi ero accorta del passare delle ore.
Stava calando la notte.
Io non volevo andarmene, non volevo tornare in quella casa, volevo restare con lui, ma probabilmente lui non sarebbe stato molto entusiasta all'idea di stare con me altro tempo.

"Esattamente, vedo che inizi a capire che lui non ti vorrà mai, probabilmente gli fai pena per quello che ti è successo, anche se non conosce tutta la storia e quindi cerca di starti vicino, ma appena avrà l'occasione ti saluterà per sempre."

Mi convinse il mio subconscio.

Lo guardai con uno sguardo rattristato, cercavo di sorridere, ma non ci riuscivo. Non gli risposi, ma lui mi lesse tutto negli occhi.

-Se vuoi puoi restare da me stanotte, se non te la senti di tornare a casa tua, dopo quello che è successo- mi disse facendomi comparire un piccolo sorriso sul volto, che cercai di nascondere.

Io annuii e tornammo a casa sua.
Nel tragitto per arrivare a casa sua, lui mi sfiorò un braccio; i brividi pervasero tutto il mio corpo.

Solo sfiorandomi leggermente, mi faceva sentire le farfalle nello stomaco, non osavo immaginare cosa mi succederebbe se un giorno dovesse baciarmi.

"Come se fosse possibile. Non ti illudere, non ti bacierá mai."

Il mio subconscio mi riportava sempre alla realtà.
Sapevo che aveva ragione.
Non mi avrebbe mai amata, quindi perché avrebbe mai dovuto baciarmi, non lo avrebbe mai fatto.

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