Era passato un mese.
Lei ancora dormiva.
Io passai giorno e notte con lei, le restai accanto tutto il tempo.
Piangevo a volte, in realtà molto spesso, se non sempre.
Le parlavo, anche se non sapevo se mi sentisse, ma io le parlavo lo stesso.
Le tenevo la mano, tutto il tempo.
Le leggevo dei libri, perché sapevo che a lei piacevano molto e in realtà piacevano anche a me.
Una cosa che avevamo in comune,
infatti, era leggere.
Non riuscivo ancora ad accettare l'idea che lei fosse lì, in un letto d'ospedale, in coma.Ogni pomeriggio come quel pomeriggio le lessi un libro, era il suo preferito.
Mentre leggevo, la guardai varie volte, una di quelle volte vidi sul suo volto l'accenno ad un sorriso.-Nicolee?! Stai sorridendo??- urlai prendendole la mano.
Non appena le presi la mano lei me la strinse.
Rimasi pietrificato dalla gioia, pensavo si stesse svegliando, mi aveva strinto la mano e aveva sorriso.-Infermieraa! Penso si stia svegliando! Mi ha strinto la mano e...e ha sorriso- dissi alla prima infermiera che vidi in corridoio, trascinandola in stanza.
L'infermiera entrò nella stanza e fece dei controlli.
-È normale che abbia dei movimenti involontari, ma non significa necessariamente che si stia svegliando- mi disse con un tono malinconico.
Il sorriso sul mio volto si spense.
Mi sedetti accanto a Nicole e piansi. Pensavo che non si sarebbe svegliata più, stavo perdendo le speranze di poterla rivedere sveglia, con quel sorriso, stavo perdendo le speranze di rivedere i suoi occhi marroni che mi rapivano ogni volta che mi guardavano.
Mi mancava parlare con lei.
Pensai che tutto quello che era successo fosse colpa mia, perché lei stava scappando via da me.
A quei pensieri piansi più di prima, non riuscivo più a smettere. Mi addormentai con le lacrime agli occhi, steso accanto a lei.-Tesoro, non ti pare di passare un po' troppo tempo qui dentro? Dovresti andare a casa e dormire realmente. Non è salutare dormire solo un'ora al giorno se non neanche una!- disse qualcuno svegliandomi.
Era mia madre.
-No! Devo rimanere con lei, quando si sveglierà voglio esserci, voglio starle accanto finché non si sveglierà, rimarrò qui anche tutta la vita se sarà necessario!- le risposi fermamente.
-So che tieni molto a lei e che le vuoi bene, ma dovresti almeno uscire da questa stanza e andare a prendere qualcosa da mangiare, farti una camminata- mi disse.
-No mamma! Non ho fame ora, mangerò più tardi se ne avrò voglia e non voglio lasciarla da sola- le risposi.
-D'accordo. Mi arrendo, sei troppo testardo per ascoltarmi- disse in conclusione, rassegnata.
Io non le risposi e continuai a guardare i suoi occhi chiusi, le sue labbra e la sua pelle pallida.
Non era mai stata così pallida.Mia madre continuò a parlarmi e ogni tanto cercava di convincermi ad andare a prendere una boccata d'aria o a comprare qualcosa dal distributore automatico, ma ovviamente la mia risposta era sempre negativa.
A scuola non ci stavo andando dal giorno in cui lei era stata portata in ospedale.
Pensavo solo a lei.
Volevo che si svegliasse.
Era la cosa che desideravo più di ogni altra cosa in quel momento.
Volevo rivedere i suoi splendidi occhi marroni, scrutarmi.
Prima di andarsene, mia madre riprovò a convincermi ad andare a mangiare qualcosa e visto che avevo un po' di fame e non mangiavo da un po' di tempo, mi feci convincere e andai a prendere qualcosa e mia madre venne con me, per poi andarsene a casa.NICOLE POV'S
Aprii gli occhi.
Mi guardai intorno.
Ero in una stanza, da sola, in un letto."Do...dove mi trovo. Che cosa cavolo è successo?!" Pensai.
Avevo un mal di testa atroce e la luce del sole mi stava accecando.
Non ricordavo niente, ricordavo soltanto Gianluca che mi chiamava e io che correvo sotto la pioggia.
L'ultima immagine impressa nella mia mente era quella di Gianluca.
Poi il vuoto.Non riuscivo a capire dov'ero, ma quella stanza aveva tutta l'aria di essere la stanza di un ospedale.
Vidi dalla porta entrare qualcuno, non riuscivo a capire chi fosse, avevo ancora gli occhi accecati dalla luce del sole, proveniente da un'enorme finestra.
Poi mi stropicciai gli occhi e guardai meglio.
Era Gianluca.Appena mi vide, fece cadere tutte le cose che aveva in mano e corse da me ad abbracciarmi.
-Ti sei svegliata! Ti sei svegliata, sto sognando! Mi sono addormentato di nuovo e sto sognando?!- gridò con le lacrime agli occhi e stringendomi così tanto da non farmi respirare.
-E...ehi, fai più piano, mi rompi una costola così- dissi abbracciandolo e sorridendo leggermente.
Lui subito dopo corse fuori, non so bene per fare cosa, ma poi capii che era andato a chiamare, quello che doveva essere il mio medico, credo.
-Guardi, si è svegliata!- disse Gianluca al medico, che probabilmente mi aveva in cura.
-Ciao Nicole, sono il tuo medico. Molto probabilmente non sai cosa ti sia successo. Hai avuto un incidente, un'auto ti ha investita. Hai subìto un'operazione. Poi sei entrata in coma e ti sei risvegliata oggi, dopo un mese dall'accaduto- mi spiegò il medico, controllandomi gli occhi e la testa.
Avevo una fascia alla testa, molto probabilmente mi ero ferita alla testa; ora si spiegava il mal di testa che avevo.
Gianluca chiamò tutti per avvisarli del mio "risveglio".
Tutti si precipitarono lì immediatamente, compreso mio padre.
Ero felice di rivedere tutti, ma non volevo rivedere lui, avevo il terrore della sua vicinanza ed ora era lì, nella stessa stanza in cui ero io.
Cercai di ignorarlo e dopo qualche ora tutti se ne andarono, compresa mia madre che aveva il turno di notte e non sarebbe potuta restare altro tempo.
Se ne andarono tutti tranne Gianluca.-Ehi, sono felice che tu sia sveglia, sono stato tutto il tempo accanto a te. Non sarei mai potuto stare senza di te- mi sussurrò Gianluca in un orecchio, mentre mi prese in braccio e mi mise sulle sue ginocchia.
Io sorrisi e cercai di nascondere quel sorriso. Era così bello sapere che lui aveva passato tutto il tempo accanto a me.
Era così bello risentire le sue mani su di me, la sua voce e il suo respiro.
Sentivo anche il suo profumo, lo stesso che aveva l'ultima volta.
Mi sentivo così bene tra le sue braccia, come se nessuno potesse farmi sentire triste.
Come se fosse il paradiso.
Il mio paradiso.
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Per Sempre
RomanceÈ la storia di un'adolescente con problemi familiari che non le permettono di andare avanti, ma improvvisamente qualcuno le cambia la vita, semplicemente con la sua presenza.