CERN

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Federica si avvicinò all'autista e aggiunse: - può lasciarci all'ingresso, grazie -. Helene si chiese quante volte Federica fosse già stata lì. Scesero dal taxi e imboccarono l'ingresso entrando nel gabbiotto delle guardie di sorveglianza. L'uomo alzò gli occhi verso di loro. Federica appoggiò il suo trolley e la valigetta e porse un biglietto da visita.

- Abbiamo appuntamento con la signorina Schneider - disse Federica. Helene si avvicinò timidamente dietro di lei.

- Avrei bisogno di un documento d'identità, grazie - disse la guardia. Helene aprì la sua borsa ed estrasse il portafoglio che era colmo di monetine fino a scoppiare. Federica aveva già consegnato il suo. Come faceva a essere così veloce? Helene cercò il documento nelle varie tasche sperando di non averlo dimenticato. Finalmente lo trovò e lo passò alla guardia.

- Rachel Schneider, giusto? - chiese la guardia. Federica annuì. Pochi minuti dopo consegnò loro dei pass per l'accesso.

- La signorina manderà il suo assistente a prendervi, l'edificio è abbastanza lontano da qui, attendete pure qua fuori - aggiunse la guardia. Uscirono dal gabbiotto e si sedettero su una panchina.

- Non sembrava così grosso da fuori - fece stupita Helene.

- Ci sono più di 30 edifici e di svariate dimensioni, prima volta al CERN, immagino - sorrise Federica. Helene annuì.

- Ho lavorato qui dieci anni, molto belli, col senno di poi, c'è stato solo un intoppo di percorso. - sospirò Federica. Helene non osò commentare eppure non poté fare a meno di notare una punta di amarezza nella sua voce. Un camioncino bianco col logo del CERN svoltò nella via antistante e si diresse verso di loro.

- Oh, eccolo, è stato veloce - Federica scattò in piedi. Il camioncino frenò, ma Helene fu sorpresa che non facesse alcun rumore. Un uomo di colore, sulla quarantina, con gli occhiali, occhi scuri e i capelli corti e ricciolini scese dal mezzo. Aveva un sorriso contagioso.

- Salve, scusate il ritardo, ero dall'altra parte del centro - fece un cenno a Federica che già conosceva e poi si rivolse ad Helen.

- Questa è la mia collega che si occuperà delle verifiche al software- la presentò Federica.

- Helen Duval, piacere - gli strinse la mano lei.

- Sebastian - ricambiò lui.

- Sebastian è uno degli assistenti di Rachel - le spiegò Federica.

- E facchino a tempo perso - ironizzò lui. Helene sorrise.

- In realtà Sebastian si occupa di campi elettromagnetici da sempre e partecipa da diversi anni a un gruppo di studio sull'Elettrosmog per il parlamento Europeo. - riportò Federica ossequiosa.

-È solo quello che c'è scritto sulla mia targhetta - sdrammatizzò lui.

- Non molti fisici possono vantare una laurea in medicina, Sebastian, dovresti esserne orgoglioso - lo rimproverò Federica che era chiaramente in confidenza con lui.

- Non molto... Arrivato al quinto anno ho scoperto di detestare il sangue - confessò lui. Helene rise. Gli edifici scorrevano uno dietro l'altro, ai lati delle strade c'erano diverse postazioni con biciclette.

- Sono elettriche? - chiese curiosa Helene.

-I veicoli all'interno del CERN sono ormai quasi del tutto elettrici, poi però fanno entrare nei padiglioni le auto a iniezione tradizionale, è un po' un controsenso - protestò Sebastian sovra pensiero. Si fermarono di fronte a un padiglione bianco abbastanza basso. Tre piani di uffici con persiane azzurre e un ingresso in vetro. Sebastian parcheggiò e scese dall'auto. Le aiutò con le valigie.

- Avete già prenotato l'albergo? - chiese poi mentre entravano.

Sebastian aveva toccato un tasto dolente senza saperlo. Federica gli rispose seccata: - Si, non avevano posto in quello dell'ultima volta, ma ci ha dirottato in un altro albergo della catena, è in zona universitaria, spero proprio non ci sia troppa confusione! - sospirò seguendolo.

- Provate a vedere come va stanotte, al massimo sentiamo se c'è qualcosa di più vicino - aggiunse cercando di mitigare il disappunto di Federica. Sebastian le guidò a un ascensore e salirono al primo piano.

- Potete accomodarvi in sala riunione, chiamo subito Rachel - annunciò mostrando loro la sala. Federica si tolse velocemente la giacca e in un batter d'occhio aveva già aperto il portatile. Helene invece si era incantata a guardarsi attorno, poi vedendo gli occhi di Federica posarsi su di lei, si affrettò a estrarre portatile e chiavetta per l'accesso a internet. Controllò svogliatamente la posta. Non c'era granché. William le aveva mandato una vignetta disegnata da lui in cui aveva riprodotto una parodia di Federica che scendeva dall'aereo con la valigia. A parte il lato ludico era un disegno molto bello. William aveva sempre avuto la passione del disegno e si sentiva abbastanza frustrato dal suo lavoro e da Federica che non aveva potuto che cominciare a dipingerla come la vedeva ai suoi occhi. Spesso scannerizzava i suoi disegni e glieli mandava. Helene rispose: "Aereo in ritardo di dieci minuti, foulard e occhiaie" poi guardò un attimo verso Federica e aggiunse alla mail: "PS: non è arrivata una busta per lei? Sembra preoccupata.". Quindi inviò.

La riposta di William non tardò. "Nessuna busta, ti ha dato qualche dettaglio?" comparì la risposta sul monitor.

"Ha detto che aspettava le carte del divorzio dall'avvocato" scrisse Helene poi si fermò e si domandò se effettivamente doveva fornire a William un'informazione del genere. Poteva sempre scrivere che era dall'avvocato di Federica? Poi immaginò William annoiato nell'ufficio di Bruxelles e inviò la mail così com'era. Helene aspettava impaziente la risposta. Il telefono di Federica squillò. Una volta, due volte. Eppure lei non rispose dopo aver visto il numero. Helene notò la mascella contratta. Federica non poté mascherare un gesto di stizza nello schiacciare il pulsante rosso sullo smartphone. William rispose in quel momento. Helene aprì la mail curiosa: aveva scritto un papiro! Helene lesse la prima frase: "Se arriva qualcosa la chiamo subito. Sapevo che ci sarebbero arrivati, le mie condoglianze questa settimana sarà intrattabile..."  Non fece in tempo a finire la mail che la porta si aprì. Sebastian entrò accompagnato da un altro ricercatore e da una donna. Helene si alzò in piedi.

- Buongiorno, fatto buon viaggio? - esordì la donna. Aveva due profondi occhi color mandorla e una cascata di capelli neri a onde che le scendeva sulle spalle. Helene le sorrise. Valutò che era elegante, ma senza esagerare con un paio di pantaloni neri e una camicia bianca.

- Ciao Rachel - Federica le sorrise e la baciò sulle guance. Helene rimase stupita. - Tutto nella norma - aggiunse Federica. Le aveva addirittura mentito sul ritardo? O era una brava attrice o Rachel le piaceva davvero.

- Tu devi essere Helene - aggiunse Rachel porgendole la mano.

Helene arrossì lievemente. - Bene avete già visto Sebastian e questo è un nuovo acquisto, Michele, è un tuo connazionale, Federica. - disse presentandolo.

-È un esperto di curvatura del campo gravitazionale terrestre. Un fiore all'occhiello dell'università di Firenze - aggiunse Rachel chiaramente per colpire Federica.

- Ho letto della vostra misurazione a gennaio di quest'anno, lavoro davvero encomiabile - non si lasciò sfuggire l'allusione Federica.

- Abbiamo ricevuto diversi fondi dalla comunità europea, ma per altre misurazioni abbiamo bisogno di strumenti che esistono solo qui al CERN, per cui, eccomi qua! - sorrise soddisfatto. Helene si sentiva davvero un'alunna prescolare con la sua normalissima laurea di primo livello.

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