Era l'inizio Aprile del 1939 e avevo appena compiuto 17 anni, di lì a pochi mesi sarebbe scoppiato il secondo conflitto mondiale che avrebbe trascinato con sè innumerevoli vite. Nonostante la guerra fosse così vicina la ma vita scorreva tranquilla e placida, totalmente disinteressata ai discorsi di mio padre e dei miei zii sulle tensioni che si respiravano in Europa. Sebbene fossi già abbastanza cresciuta per poter ascoltare le loro discussioni avevo deciso di considerare quei fatti troppo seri per me ancora per un po'. Preferivo passare il mio tempo libero sulla collina vicino casa sotto il ciliegio con il naso sprofondato nelle pagine di un libro a percepire il calore dei primi tiepidi raggi solari, segno che finalmente la primavera stava lentamente prendendo il posto del rigido inverno. Vivevo in un piccolo borgo in riva all'oceano Atlantico in provincia di Bordeaux.
Saint-Michelle con non più di millecinquecento abitanti costituiva un punto di passaggio per la gente più disparata, grazie al porto che garantiva l'attracco non solo ai pescherecci locali ma anche alle grandi navi mercantili che trasportavano materie prime dalle colonie africane in Inghilterra. Quella mattina quando mia madre mi svegliò alle sei e mezza per la colazione, entrando in cucina mio padre alzò lo sguardo e mi sorrise in segno di buongiorno, dopodichè sistemò gli occhiali sul ponte del naso e si rimise a leggere il giornale.
Avevo sempre avuto un buon rapporto con mio padre, medico liberale e progressista. Se da mia madre avevo preso la dolcezza, da lui avevo preso l'intelligenza e l'interesse per la letteratura.
"Vivianne, per favore puoi andare a svegliare quelle pesti dei tuoi fratelli? Faranno tardi a scuola e dovete anche fermarvi da Madame Faullet nel tragitto, dovete consegnarle le tende accorciate che mi aveva chiesto" disse mia madre posando la teiera sul davanzale.
E così, con gli occhi ancora assonnati mi avviai verso la stanza dove i miei due fratelli dormivano beatamente.
Era una camera moderatamente grande, anche se non c'era quasi lo spazio per camminare visti i due letti affiancati, l'armadio a muro, un comodino comune e la scrivania. Solo qualche anno prima anche io dormivo in quella stanza, condividendo il letto con George che all'epoca aveva solo tre anni, ma quando mi vennero le prime mestruazioni, mia madre decise che era meglio che avessi una camera mia e con mio completo assenso, mi trasferì nella mansarda che ormai era diventata il mio rifugio personale.
"George, Fabrice è ora di svegliarsi, la colazione è pronta" dissi aprendo le persiane in legno per far entrare la luce del sole che era già sorto.
"Oh Vivi, ma io voglio dormire" si lamentò Fabrice.
"Ah tu dici? E se ti dicessi che mamma ha messo a tavola la torta di ciliegie?"
All'improvviso lo vidi rizzarsi a sedere e guardarmi con gli occhi spalancati :"Non stai mentendo vero?"
A quel punto anche George si era messo a sedere :"Certo che no" risposi.
In un attimo i due stavano già correndo per il corridoio mentre io scoppiavo a ridere
"Sei la solita imbrogliona!" sentì provenire dalla cucina.
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When The Thunder Roars [Sospesa]
ChickLitAprile 1939. In un paesino francese sulle coste dell'Atlantico la vita di Vivienne scorre tranquilla finchè una notte alla sua porta non bussano dei pescatori che portano in braccio un ragazzo privo di sensi. Chi sia e da dove venga nessuno lo sa, m...