La sensazione che cresceva dentro di me dopo ogni gradino era quasi di sollievo, da troppo tempo ormai nella mia mente frullavano mille idee e mille dubbi sul conto di Louise, almeno così lo aveva chiamato mia madre. Volevo che le mie domande ricevessero un'adeguata risposta e fu per questo che prima di entrare in mansarda stampai sul mio volto un bel sorriso.
I miei piani sfumarono quando entrata nella stanza notai che Louise stava beatamente dormendo, così dopo aver appoggiato il vassoio sul comodino accanto al letto senza un chiaro motivo mi avvicinai al suo viso e gli spostai una ciocca di capelli dalla fronte.
"Non si dovrebbero fissare le persone così da vicino" asserì aprendo un solo occhio e sorridendomi. Ritrassi la mano come se avessi toccato una superficie rovente e indietreggiai andando a sbattere la coscia all'angolo del comodino.
"Maledizione.." sussurrai massaggiandomi la gamba.
"E una signorina perbene come te non dovrebbe nemmeno imprecare" mi disse appoggiando la schiena alla tastiera del letto.
"Stavo solo controllando se avesse la febbre -dichiarai cercando di riprendere il controllo e scacciando dalla mente la figuraccia appena fatta- e non è molto educato giudicare e criticare un estraneo così apertamente"
"Io sono Louise e tu devi essere la figlia della signore Feuriel, la ragazza di ieri notte, oppure no? Magari hai una sorella ed era lei. Sai non ricordo molto bene" disse grattandosi la testa.
Stava dicendo sul serio?
"Ero io, non ho una sorella. Piuttosto Louise -sottolineai il suo nome cambiando la cadenza vocale- è arrivato qui in condizioni disastrose, se non si fosse svegliato entro oggi le avremmo dovuto attaccare una flebo.."
"E così sei venuta per prenderti cura di me?" chiese con quel sorriso strafottente che aveva messo su dal momento in cui aveva aperto gli occhi.
"Io.. sono venuta solo a portarle la cena" indicai il vassoio sul comodino.
"Ah si? Non sembravano queste le intenzioni pochi istanti fa"
Ci rimasi di stucco. Come poteva un ragazzo comportarsi in maniera così impertinente con una persona che nemmeno conosceva? Quel tipo aveva appena aperto bocca e già aveva annientato la mia voglia di fare conversazione.
"Lei è libero di credere ciò che vuole come io sono libera di giudicare quanto sia sfacciato il suo atteggiamento nei miei confronti. Preferirei che usasse un tono più formale con me e ora se non le dispiace la lascio mangiare in pace" sbottai prima di girarmi e cominciare a camminare.
Arrivata alla soglia della porta sentì il rumore un oggetto che raschiava il pavimento e mi girai in tempo per vedere che Louise si era allungato fino ad afferrare la gamba della sedia e la stava trascinando vicino a sè.
Scattai verso il letto e lo bloccai mentre cercava di togliersi le coperte di dosso.
"Ma cosa diavolo fa? E' ancora troppo debole per alzarsi, non si ricorda ciò che è successo ieri notte? Avrei dovuto lasciarla cadere di faccia sul pavimento così a quest'ora avrebbe imparato la lezione" sbraitai.
Tutto ciò che ottenni di rimando fu una grassa risata che mi fece arrabbiare ulteriormente.
"Ma cosa diavolo ci trova da ridere? E' un incosciente!" dissi sedendomi e incrociando le braccia al petto in attesa che smettesse di ridere.
"Scusa scusa è solo che dovevi vedere la tua faccia. Speravo che facendo così saresti tornata indietro ma non mi aspettavo una reazione così buffa" sghignazzò.
"E perchè mai voleva che tornassi indietro?" indagai alzando le sopracciglia.
"Vorrei qualche informazione -mi rispose tornando serio- esattamente in che parte della Francia sono e perchè mi trovo qui?"
"Queste cose non dovrebbe avergliele dette mia madre?" gli chiesi perplessa.
"Mi ha detto solo che sono stato trovato al largo gravemente ferito da dei pescatori che mi hanno portato qui e quando ho provato a chiederle altro mi ha zittito dicendo che dovevo solo riposare e stare tranquillo"
Sorrisi sentendo quelle parole, un atteggiamento del genere era proprio da lei.
"Siamo a Saint-Michelle, un paesino costiero vicino Bordeaux così piccolo da avere solo mio padre come medico, per questo siete qui"
Alle mie parole i suoi occhi si allargarono per un istante prima che il suo viso assumesse di nuovo un'espressione neutra.
"Lei invece da dove viene? Ha un accento strano" domandai assottigliando gli occhi.
"Diciamo che non sono proprio di queste parti.."rispose elusivo.
Mi ero distratta abbastanza da non sentire mio padre e i miei fratelli tornare e fui riportata alla realtà dalla voce di mia madre che al piano di sotto annunciava che la cena era in tavola.
"Devo andare"
"Allora ci vediamo presto signorina.."
"Vivianne" gli risposi sostando sulla soglia.
"..Vivianne"
E in qualche modo anche se gli davo le spalle capì che stava sorridendo.
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When The Thunder Roars [Sospesa]
ChickLitAprile 1939. In un paesino francese sulle coste dell'Atlantico la vita di Vivienne scorre tranquilla finchè una notte alla sua porta non bussano dei pescatori che portano in braccio un ragazzo privo di sensi. Chi sia e da dove venga nessuno lo sa, m...