capitolo 2

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La sveglia suona dando inizio ad una nuova giornata interminabile.

Mi alzo dal letto e mi avvio verso il bagno preparandomi alla sofferenza che proverò una volta arrivata sotto l'acqua della doccia,ma non c'è metodo migliore per svegliarsi.

Questo è il penultimo anno di liceo e sebbene sono sempre andata discretamente a scuola quest'anno vorrei provare ad ottenere di più.

Finita la doccia mi tuffo nel armadio cercando qualcosa di decente da mettere e alla fine opto per un vestito nero semplice.Cercare di essere decente almeno il primo giorno non può che far bene alla mia immagine scolastica,di cui in realtà non me ne frega un cazzo ma perché non leccare il culo ai professori e passare un anno tranquillo.

Scendo a fare colazione,che a casa mia consiste nel bere il caffè o mangiare fino a star male.

Arrivo in cucina e guardo mio padre bere il suo bicchierino di vodka mattutino mentre legge il giornale;posso già immaginare la vostra faccia,ma da quando sono piccola assisto a questa scena e posso garantirvi che non gli fa alcun effetto.Non posso chiamarlo alcolizzato però...anzi si posso dato che lo è.Sono 18 anni che usa la scusa del freddo per bere,ma questo poteva funzionare in Russia dato che qui l'inverno è come se non ci fosse per lui.

-Buongiorno papà- dico con aria assonnata

Ma come al solito nessuna risposta.

Dopo qualche minuto solleva lo sguardo e guardandomi negli occhi alza il bicchierino come se stessimo festeggiando.

-Perché sei sveglia così presto - dice in seguito

-Forse perché devo andare a scuola-rispondo

-ah giusto,ho sempre la sensazione che tu ti sia già diplomata-

《Mi fa sempre molto piacere avere un padre che è consapevole della mia vita》penso tra me e me

-Già come potresti saperlo dato che hai sbagliato l'anno del mio compleanno per metà della mia esistenza-

Continua a leggere il suo giornale senza dare alcuna importanza alle mie parole,ma neanche questa è una novità.

-I compleanni sono giorni comuni,non prenderla sul personale- aggiunge alzandosi in piedi.

-Io devo andare a lavoro,l'autista ti sta aspettando fuori, quando sei pronta esci-

-L'autista mi aspetta fuori tutte le mattine da 3 anni e sono sempre 3 anni che me ne frego della tua genitilezza e vado a scuola con la mia macchina,ma stranamente ti è sfuggito anche questo- ribatto con un pizzico di ironia che lui conosce bene

-Xenia non fare la donna vissuta,anche se non vai con l'autista ti ricordo che anche la tua amata macchina l'hai comprata con i miei soldi-

Mi guarda un'ultima volta e poggia il bicchiere ormai vuoto sul bancone uscendo di casa.

Mi chiedo come fa ad essere una persona così impassibile e fredda su tutto ciò che lo circonda.Ma chi voglio prendere in giro...sono esattamente come lui.

Mi ricordo i racconti di mia madre sull' uomo che aveva sposato.Un marito premuroso che avrebbe dato tutto il suo amore alle persone care.Non so se mia madre si sia inventata la sua immagine per farmi avere una buona prospettiva del uomo che avrebbe fatto parte della mia vita,ma forse doveva metterci meno immaginazione o amore nel raccontarlo.

Prendo la borsa ed esco di casa passando accanto all'autista che ogni mattina è sempre nello stesso posto da quando è stato assunto.

Chissà come fanno gli uomini che lavorano per mio padre ad essergli fedele.

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Dopo 10 minuti di viaggio parcheggio la macchina nel cortile della scuola.Quest'anno ho deciso di cambiare un po,così mi sono iscritta alla Juls Particular School.Una scuola di merda piena di ricconi ma sempre meglio dei tossici dell'altro istituto.

Vado verso la signora in fondo al corridoio e le chiedo informazioni sull'aula in cui svolgerò la mia prima lezione qui.

Una donna grassottella sulla sessantina d'anni,abbassa gli occhiali guardandomi dalla testa ai piedi.

-Ramirez?- dice poi

-Proprio io-

Si guarda intorno e si sofferma su un ragazzo che sta passando per il corridoio ma che io non ho ancora visto

-Jefferson accompagna la sogniorina in classe, avete la stessa lezione- Urla dietro a qualcuno.

Mi giro per trovare colui che sarà la prima e probabilmente l'unica persona a cui rivolgerò la parola.

《No no no non è possibile non può essere lui》

E invece niente la mia coscenza non basta per scacciare la sua faccia dalla mia testa...È proprio lui,Dylan Jefferson,nonché il ragazzo che ha distrutto quel poco di umanità che la natura mi aveva riservato.

Ci guardiamo per pochi secondi finché non si fa coraggio a parlare.

-Xenia...-dice con un filo di voce.

Alzo la mano facendogli capire che non deve dire altro e mi allontano.

-Troverò la classe da sola, grazie dell'aiuto- affermo rivolgendomi alle signora della segreteria mentre continuo a camminare.

Come iniziare bene una la giornata...

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