Ricordi - parte 3

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Ritornammo a casa quella sera stessa, dopo quello strano incontro che mi aveva lasciata più scossa che mai.

Proseguendo in silenzio, ognuna assolta nei propri pensieri e ognuna divorata dalle proprie lacrime, imboccammo la strada di campagna dove una settimana prima ero stata aggredita dal lupo.

Ancora si notava l'erba alta calpestata lì dove lui giunse, e dinanzi alla porta di casa c'erano piccole macchie scure, probabilmente sangue proveniente dalla ferita che il cane mi causò al braccio, che a pensarci bene, mi faceva ancora male.

Si poteva toccare il nervosismo con il palmo di una mano.

Mia madre, respirando affannosamente, si voltava spesso per controllare se qualcuno ci stesse seguendo, poi si fermò tenendomi stretta la mano dinanzi alla porta di casa, e inserendo nervosamente le chiavi nella serratura le girò un paio di volte, finché non si aprì.

Entrammo richiudendola alla svelta e serrando bene le finestre, finché la luce fioca della sera non si potè più insinuarsi più all'interno della nostra abitazione, che si rabbuiò.

Ricordo che mia madre mi prese la mano, e mi fece sedere di fronte a lei, sul pavimento, dinanzi al camino spento.

Allora, dopo avermi guardata con espressione leggermente preoccupata, orientò lo sguardo verso la legna posata nel camino.

Bastarono solo i suoi occhi a far divorare la legna del camino da un fuoco rovente e luminoso.
Io sussultai impaurita, così mia madre, prendendomi le mani, mi sussurrò un "va tutto bene, Meghan, non aver paura."

Anche questa era vera magia: nonostante per me fosse tutto così nuovo e così spaventoso, mi bastava sentire la voce di mia madre, e il mio cuore avrebbe smesso di temere il Mondo.

Mi guardò con occhi curiosi, come per realizzare se avessi paura di lei. Naturalmente non constatò questo, perché nei miei occhi blu, c'era spazio solo per affetto e ammirazione nei suoi confronti.

Mostrando un sorriso, perfettamente incorniciato dai suoi capelli biondi, cominciò a parlare.

- Meghan, tesoro, credo sia arrivato il momento che ti racconti una storia.

Io risposi con un immenso sorriso, gli occhi mi si illuminarono di gioia, e strinsi ancora più forte le mani di mia madre.
Lei sapeva che adoravo le sue storie, proprio come sapeva che ogni giorno avrei dato tutto per ascoltarne una. Pensò che quello fosse il modo migliore per catturare la mia attenzione, e ci riuscì splendidamente.

Passarono pochi secondi, poi cominciò a raccontare.

- All'inizio di tutto, quando si creò tutto ciò che conosciamo, il Mondo fu spartito tra due antiche entità.
La prima entità, guidata dalla nobiltà e da ciò che è giusto, creò tutto ciò che l'uomo in seguito avrebbe chiamato "Bene".
La seconda entità, guidata dall'egoismo e dal desiderio di potere, creò quello che l'uomo avrebbe designato come "Male".
Pur essendo tanto diverse, le due entità svolgevano esattamente lo stesso compito: entrambe si insinuavano nei cuori degli uomini, ed entrambe arruolavano questi ultimi alla rispettiva causa. La prima entità fece dono agli uomini che scelsero di seguirla della Magia Bianca, affinché permettesse loro di servirsene unicamente per fare del bene. La seconda entità, invece, donò agli uomini che scelsero di seguirla la Magia Nera, affinché permettesse loro di realizzare i desideri che più avessero bramato, anche a scopi maligni. Allora gli uomini si chiamarono tra loro "Maestri".

Mentre ascoltavo la storia, ornata dal crepitio incessante del fuoco, fuori dalla nostra abitazione cominciò a cadere una debole pioggia. Era come essere in una bolla di sapone estranea al mondo esterno. Continuai ad ascoltare le parole che seguirono il racconto di mia madre.

Dimenticando il futuroDove le storie prendono vita. Scoprilo ora