Notti che ingannano

10 2 0
                                    

- Non posso credere che tu lo abbia respinto così, Meghan.

- Cosa dovevo fare? Dirgli di sì e farlo vivere in una menzogna? Dargli una falsa speranza e poi morire lasciandolo solo? Aaron merita molto di più, e lo sai.

Alexis restò in silenzio seduta vicino la scrivania giocherellando con una delle mie penne.
Da quando Aaron aveva lasciato la mia stanza non avevo smesso di pensare un attimo alle sue parole. Il suono della porta che sbatteva mi risuonava in testa come rintocchi di campane a una festa di paese. Guardavo il letto ancora sfatto là dove si era seduto accanto a me, e camminavo avanti e indietro in preda al nervosismo. La finestra era rigata da goccioline di pioggia che sfrecciavano veloci sul vetro. Mi sentivo addosso il disappunto di Alexis. Non riuscivo a sopportarlo. Non sopportavo ancora di più l'idea che forse tra me e Aaron non sarebbe più stato niente come prima.

- Ho rovinato tutto.

- Non esagerare, vedrai che gli passerà. Chi prova veramente amore non si fa sopraffare dalla rabbia.

Continuavo a guardarla per cercare una qualche approvazione. Questo era uno degli errori che commettevo spesso. La mancanza di fiducia in me stessa mi portava sempre a cercare opinioni altrui, senza badare a ciò che volevo davvero. Questo però lo avrei capito mesi dopo.

- Meghan, non guardarmi così.
Non intendevo dire che avresti dovuto dirgli di sì, ti sto rimproverando soltanto del come gli hai detto di no.

Annuii leggermente distaccando lo sguardo dal suo viso. In effetti potevo essere stata un po' sgarbata. Il mio carattere era l'unica parte di me stessa che né io, né i miei due amici né Scott erano riusciti a perfezionare. Aaron mi diceva sempre che avessi un "bel caratterino", Scott mi diceva che fossi "cocciuta e capricciosa", mentre Alexis mi definiva soltanto "Meghan".
Restammo qualche minuto perse nei nostri pensieri. Poi fu Alexis a interrompere il silenzio.

- Meghan, è tarda notte. Pensaci su. Vedrai che domani vi sembrerà tutta una sciocchezza e tornerete legati come prima.

- Scusa se ti ho trattenuta. Non mi ero accorta dell'ora.

- Figurati...vieni qui!

Con un sorriso aprì le braccia invitandomi in uno degli abbracci che tanto amavo. Io corsi subito da lei, e ricambiai la stretta più forte che mai.

- Ricorda che per te ci sarò sempre.

- Grazie mille Alexis. Buonanotte.

Chiusi la porta appena Alexis la varcò, e per alcuni secondi poggiai le spalle e la testa ad essa, intenta a osservare le goccioline di poggia che urtavano la mia finestra e i bagliori delle folgori in lontananza. Sospirai pesantemente preda dei recenti ricordi, dopodiché, appena dopo aver indossato il pigiama, mi rifugiai sotto le coperte ancora impregnate dell'odore inconfondibile di Aaron. Mi fece sentire più protetta e contemporaneamente meno sicura del solito.
Spensi la luce sul comodino, e chiusi gli occhi.

Il sonno si impossessò velocemente del mio corpo, e per un attimo non sentii più nulla al di fuori del mio respiro. Poi, improvvisamente, percepii un brivido corrermi lungo la schiena e una luce trapassarmi le palpebre.

Riaprii gli occhi come d'istinto.

Mi ritrovai in piedi e immobile al centro di un soggiorno debolmente illuminato dalla luce del tramonto, preda di un silenzio in grado di tagliare l'aria.
Corrugai la fronte e misi meglio a fuoco la stanza, incerta nel riconoscere il luogo dove fossi inspiegabilmente capitata. Lo sguardo mi cadde sulla mia ombra, riflessa sul pavimento dalla luce che entrava dalla porta dietro di me, aperta. Dopodiché alzai lo sguardo dalla mia ombra e dal pavimento sporco, per poi ritrovarmi parte di una stanza completamente a soqquadro.
C'erano alcuni tratti di quel soggiorno che conoscevo molto bene.

Dimenticando il futuroDove le storie prendono vita. Scoprilo ora