- Dobbiamo tornare indietro!
- Non possiamo, Meghan, non è sicuro per te.
- No! Dobbiamo tornare a prendere mia madre! È in pericolo!
- Ascoltami, Meghan. Tua madre ha fatto tutto ciò che poteva. Devi lasciarla andare.
- Ma non capisci! Lei non è...lei non è morta!
Camminavamo in un fitto bosco bruciato dalla luce del tramonto. Mi stupisce ancora oggi che non mi sembrò strano, considerato che il Maestro Scott mi aveva portato via da casa che era notte fonda. Anzi, capisco probabilmente il perché.
Dal momento in cui ci eravamo trasportati magicamente il quel posto non avevo fatto altro che assillare il Maestro Scott con il mio assurdo desiderio di tornare indietro da mia madre.L'unica cosa che guardavo era il volto severo dell'uomo, e la mia concezione del luogo in cui mi trovavo era parzialmente offuscata anche dalla rabbia di non riuscire ad avere l'attenzione di Scott, che di mia madre era sembrato dimenticarsi totalmente.
Saltellavo tristemente per tentare di stare al passo con il Maestro, che sembrava provare gusto a lasciarmi indietro.- Meghan, se tua madre è ancora viva, come dici, allora troverà il modo di contattarci. È una di noi, ed è esperta. Non ha bisogno di essere salvata.
- Ma è in pericolo! Per favore Scott, ti prego!
- La priorità adesso è la tua sicurezza. Sono sicuro che tua madre avrebbe preso la stessa mia decisione.
Strinsi i pugni, e mi uscirono fuori lacrime salate che sapevano più di rabbia che di tristezza. Erano così bravi a decidere i destini altrui. Erano così bravi a difendersi con il loro "trucchetti". Perché non si salvavano da soli? E infatti...
- Salvatevi da soli. Io non muoverò un dito né per te né per tutti gli altri.
Mi sembrò che sogghignasse per la prima volta da quando l'avevo conosciuto. Che bella faccia tosta.
- Tua madre non mi aveva detto che fossi così capricciosa!
- Se andiamo a prenderla avrà occasione di dirtelo.
- Silenzio ora.
Guardai dinanzi a me. Ci fermammo qualche metro prima che i radi alberi della pianura lasciassero spazio ad un roveto.
Non si poteva proseguire.
Ipotizzai che Scott stesse cercando un modo per oltrepassarlo. O forse sapeva già come oltrepassarlo e me lo lasciava ammirare in tutta la sua maestosità.
Che gentile da parte sua.
Alzò il braccio destro e mostrò ai rovi il palmo della sua mano.
I rovi si aprirono quasi silenziosamente in uno spiraglio; Sembravano quasi invitarci ad entrare, ed è quello che Scott fece pochi secondi dopo, dopo essersi voltato verso di me con un sorrisino, forse volendo constatare la mia sorpresa. Se fu questo il motivo del sorrisetto restò molto deluso, perché i rovi che si ritirarono fu la cosa più normale che io avessi visto negli ultimi giorni, e non mi suscitarono più che un ghigno.
Appena feci qualche passo in direzione dello spiraglio, vidi quest'ultimo inghiottirci, richiudendosi come se nulla fosse mai accaduto.
Mi voltai in avanti per analizzare cosa ci fosse all'interno dei rovi.
Pensavo che avessimo trovato boschi incantati, come quelli delle favole, oppure un castello. La mia fantasia superava di gran lunga anche il potere della Magia Bianca. Quello che mi trovai davanti, infatti, tradì le mie aspettative.Era un edificio solitario perso su una scogliera da cui si poteva scorgere il mare. Scott mi guardò cercando ancora una volta uno sguardo sorpreso da parte mia. Neanche questa volta trovò una qualsiasi approvazione, suo malgrado.
- Ecco perché sei quella giusta. Non ti spaventa niente.
E invece sì. Qualcosa mi spaventava davvero. Mi spaventava perdere per sempre mia madre. Mi spaventava morire. Mi spaventava passare il resto dei miei giorni a cercare di essere quella che non ero. I miei pensieri vennero interrotti quando finimmo di camminare verso il grande edificio affacciato sulla scogliera.
- Da millenni le iniziate e gli iniziati si recano qui per diventare Maestri di Magia Bianca.
Scott non aveva smesso di fissare dinanzi a sé, verso il portone dell'edificio.
- È una scuola?
- Una specie. Qui trascorrerai i prossimi anni della tua vita, imparando a dominare i tuoi grandi poteri, come fanno tutti gli altri in questo posto.
- Tutti gli altri?
- Ci sono altri qui dentro nati con il tuo stesso dono. Tu sei solo più speciale. Ma non ti aspettare di essere trattata da privilegiata, questa è una scuola dura, e tu hai molte più responsabilità di tutti gli altri.
- Credevo di essere l'Ultima.
- Esatto, ma non l'unica.
Eppure per tutta la mia vita ero sempre stata l'unica. Avevo avuto tutte le attenzioni dei miei genitori. Ero sempre stato il centro della loro vita. Confesso che allora mi sentii un po' declassata.
Dovevo abituarmi ad una nuova concezione del mondo. Non ero più la sola. Intorno a me c'era la dura realtà. Gli occhi mi diventarono lucidi di perdite ancora non rimarginate. Mi mancavano molto. Erano ferite che non avrei mai potuto cicatrizzare. Fui riportata indietro dai miei pensieri appena la porta del palazzo si aprì cigolando. Lasciò intravedere al suo interno un grande salone vuoto, quasi interamente candido. Restai palesemente stupita dalla luminosità di quell'edificio, così tetro esternamente.
Da una parte all'altra della porta corse un bambino, forse un paio d'anni più grande di me. Poi, essendosi accorto di presenze all'esterno della porta aperta, indietreggiò velocemente, per poi guardarmi incuriosito, sorridendo cordialmente. Si avvicinò a noi tanto che potevo specchiarmi nei suoi occhi azzurri. I suoi capelli dorati riflettevano il sole come fili d'oro. Fui stregata da lui dal primo attimo.- Salve Maestro Scott!
- Salve.
Ultimamente Scott stava sorridendo un po' troppo spesso. Stavo cominciando a credere che sotto quegli occhi blu profondo ci fosse qualcosa di più.
- Sono qui con una nuova iniziata. Certamente ricorderai chi è...
- La prescelta!
Le guance mi si arrossarono dall'imbarazzo. Certo, tutti mi conoscevano, tutti sapevano benissimo chi ero. Io però non conoscevo loro, e probabilmente neanche me stessa. Ero interessata parecchio da quella nuova figura. Sapevo che sarebbe stato l'inizio di qualcosa di speciale.
- Ciao, io sono Meghan, Meghan Davies.
Allungai la mano come mi aveva insegnato mia madre, perché lui me la stringesse.
- Piacere Meghan, io sono Aaron, Aaron Williams.
Dimenticò la mia mano tesa e si dilungò cingendomi in un abbraccio, che per quanto improvviso e inaspettato, fu la cosa più bella che mi capitò nell'ultima settimana.
- Aaron, mostra a Meghan il posto.
Io ho una questione importante da risolvere.Allora fui felice di liberarmi dai sorrisini del Maestro Scott e di passare un po' di tempo con Aaron. Non sapevo che però, questa frase apparentemente insignificante e superficiale, sarebbe ritornata in futuro per tormentarmi.
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Spazio Autrice
Ciao ragazzi! Così si concludono i ricordi di Meghan. Dal prossimo capitolo entrerete nel vivo della storia, esattamente 12 anni dopo. Vi aspetto. Lasciate una stellina e un commento se vi va!
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Dimenticando il futuro
Romance"Guardare con amore gli occhi di un uomo che sai di dover eliminare può esserti fatale. Specialmente se quest'uomo è stata la causa dei dolori di tutta una vita. Specialmente se quest'uomo minaccia tutto ciò per cui sei nata. Specialmente se quest'...