Ho la schiena a pezzi, mi fa male tutto.
Cinque ore dopo casa Prince brilla da cima a fondo.
Non ho avuto visite inaspettate, anzi, credo che quel ragazzo abbia lasciato questa casa nell'esatto momento in cui io ci ho messo piede.
Ho una fame da lupo.
Fra non molto andrò via, credo sia meglio non incontrare i proprietari.
Ho fatto tutto quello che andava fatto.
Tuttavia non faccio in tempo a compiere un solo passo che la porta si apre, mostrando la figura alta e snella della signora Prince.
"Tesoro, domani ho già un impegno".
Parla a telefono e credo non abbia ancora notato la mia presenza, poi getta la sua borsa sul divano facendo cadere i cuscini che ho appena messo al loro posto. Prendo un colpo di tosse, e solo allora i suoi occhi contornati di mascara mi notano.
"Ti richiamo", naso arricciato, espressione corrucciata. "Saresti?".
"Buonasera signora Prince, sono Lily. Mia madre lavora per voi".
"Mh", mi guarda dal basso dell'altro. "E Perché tua madre ora non sta lavorando per noi?".
La mia mascella per poco non tocca terra, e sono questi i momenti in cui odio il mio carattere fin troppo pacato.
"È malata", non voglio sottomettermi. Credo fermamente nell'uguaglianza fra le persone a prescindere dal loro conto in banca. Tuttavia so bene quanto sia importante questo lavoro per mia madre. Senza non potremmo neppure mangiare.
"La sostituirò solo per qualche giorno, se per lei va bene". I suoi occhi mi mettono soggezione, e alla fine abbasso lo sguardo.
"Una settimana, non di più", precisa prima di andare via senza neppure salutarmi.
Non dico nulla anche se per una volta vorrei urlare cento parolacce nello stesso momento, ma non credo di conoscerne poi tante.
Trevor ha ragione. Ne ha da vendere.
Afferro le mie cose e mi precipito fuori da questa gabbia d'oro, felice di non imbattermi ancora una volta in Dark, o peggio ancora nel suo padrone."E lei mi ha guardata con quella faccia piena di silicone e mi ha detto....".
"L'hai già detto dieci volte Lily".
Mia madre ride di me da oltre mezz'ora. Mi conosce bene, sa quanto odi le ingiustizie ma soprattutto sa che tiro fuori gli artigli solo dietro le quinte e in ritardo.
"Lo so", sbuffo. "Credimi, ho provato a guardarla male ma....".
"Non è da te, tutto qui", scrolla le spalle accarezzandomi in viso. "Sei gentile con tutti, anche con chi non lo merita", si rabbuia.
"Il loro cane mi terrorizza", devio l'argomento, ignara di toccare un tasto che mi farà sicuramente arrossire.
"Oh, Dark", i suoi lineamenti si distendono. "Quel cane è un cucciolone. Si atteggia a duro solo in presenza del suo padrone".
"Intendi....il figlio dei Prince?". Quasi sussurro.
"L'hai conosciuto?". Assottiglia lo sguardo.
"Ci siamo incontrati, non mi ha neppure salutata".
"Normale amministrazione. Ma almeno lui non è odioso come sua madre".
"È simpatico?". Azzardo e non so come ci siamo ritrovate a parlare di lui.
"Assolutamente no", scoppia a ridere. "Penso sia abbastanza antipatico, ma parla poco. Almeno con me", scrolla le spalle. "Sai quanto io ami parlare e ogni volta che provo a farlo lui va via senza neppure salutare".
"Già, ha fatto lo stesso anche con me questa mattina", mi lascio sfuggire quasi con tono dispiaciuto, cosa che credo non sia sfuggita a mia madre. Tuttavia non aggiunge nulla a riguardo.
"Ah, questi ricchi. Che brutta razza", ridacchia poi si alza. "Vado a dormire amore".
"Ti raggiungo fra poco", la vedo stendersi sul nostro divano letto e crollare in pochi minuti.
Io invece continuo a pensare a mille cose, alle parole di quella donna, al modo in cui mi ha trattata e in cui sicuramente tratta mia madre da oltre due anni.
Vorrei essere diversa, vorrei essere in grado di saper difendere mia madre. Vorrei poter essere in grado di difendere anche me stessa.
Vorrei poter saper stare in questo mondo così selezionatore. Quasi come se ognuno di noi avesse un timbro che porta con se per tutta la vita.
Tuttavia, non credo di essere pronta.
Non ancora.Mi alzo prima del previsto, sono agitata ma non perché anche oggi salterò scuola. Tornare in quella casa mi mette ansia, ma dovrò starci solo per cinque ore. Posso resistere.
Mia madre mi ha detto che oggi mi tocca il piano superiore, quello delle stanze. Quello che ieri non ho neppure visto. È stato sfiancante togliere tutte quelle bottiglie di birra dal pavimento e non solo, per non parlare poi d'altro.
Chiunque abbia partecipato a quella festa è un incivile. Non c'è altra spiegazione.
Dopo i due autobus arrivo a destinazione. Ora so bene dove andare ma ho fin troppa paura di rincontrare Dark.
Già, Dark.
Inserisco il codice pin, poi entro. Il giardino sembra deserto. Sono le nove del mattino, e questo posto è fin troppo silenzioso. Mi chiedo che senso abbia avere una casa del genere se per la maggior parte del tempo resta vuota.
Sono sollevata quando non incontro Dark, così mi affretto a raggiungere l'interno e chiudermi la porta alle spalle.
Il salone è ancora in ottime condizioni, tutto è al suo posto tranne quei cuscini che ovviamente la signora Prince non si è scomodata di rimettere al loro posto.
Con lo sguardo intercetto le scale che conducono al piano superiore, poi le raggiungo e cammino piano quasi come se avessi paura di farmi scoprire.
Che cosa stupida!
Sgrano gli occhi quando un lungo corridoio - stile film horror - mi si para avanti.
Non so da dove iniziare, ma dovrò pur farlo se voglio scappare il prima possibile da questo posto.
In totale ci sono otto stanze, e non oso immaginare quanto ognuna di questa sia grande.
Decido di seguire un ordine logico in modo da non dimenticare nulla. Percorro tutto il corridoio, fermandomi davanti l'ultima porta sulla destra. Busso ma nessuno risponde, così do per scontato che sia vuota ed è effettivamente così quando la apro.
"Perfetto Lily, bingo", mormoro fra me e me quando associo questa stanza ad una persona in particolare. Ora, a meno che i Prince non abbiano un altro figlio e mia mamma non mi abbia detto nulla, questa sembra essere a tutti gli effetti la stanza di un ragazzo.
Un ragazzo molto disordinato.
Rilascio un respiro tremolante prima di chiudere la porta alle mie spalle. Non so da dove cominciare, è un caos assurdo e mi sento parecchio in soggezione fra le sue cose.
Tuttavia ha una stanza bellissima, un letto matrimoniale al centro di questa, una finestra enorme che da sul giardino e mobili dall'aspetto moderno e sicuramente molto costosi.
Inizio rassettando qualcosa da terra, fra cui molte maglie e jeans sporchi. Una parte di me spera di non trovare altro e per ora sono abbastanza fortunata.
Getto tutta nella cesta che dopo porterò in lavanderia al primo piano, poi passo a spolverare tutto il resto. Ho quasi finito, la stanza ora ha decisamente un aspetto migliore. Afferro la cesta che pesa troppo per le mie esili braccia. Sto per andare via quando la porta si apre e tutto quello che con fatica reggevo, si rovescia sul pavimento.
"Ancora tu".
La sua voce, la sua voce è una vera scossa in questo momento, e non capisco neppure il perché.
"Ehm...buongiorno", borbotto fissando il pasticcio che ho combinato, poi alzo lo sguardo e mi blocco.
"Dovrei vestirmi", parla senza mai staccare gli occhi dai miei. Sono arrossita, ma cavolo, non è mai successo di ritrovarmi in una stanza con un ragazzo coperto solo da un asciugamano.
"S-si, scusami. Raccolgo tutto e vado via". Lo faccio in due secondi e barcollo quando mi rimetto in piedi.
"Vuoi una mano?". Sgrano gli occhi, credo l'abbia notato.
"No...io....tranquillo, ce la faccio", gli sorrido. Sono colpita dalla sua richiesta e spero non sia una presa in giro.
"Come vuoi", poi avanza verso la stanza senza ricambiare e raggiunge la cassettiera.
"B-buona giornata", inciampo sulle parole precipitandomi fuori da quella stanza, e solo allora mi rendo conto di non conoscere neppure il suo nome.
Non ancora almeno.Angolo autrice.
Eccoci qui.
Nuovo capitolo per voi e primi pasticci per Lily.
Per ora c'è solo una piccola descrizione del suo carattere che credetemi emergerà sempre di più capitolo dopo capitolo, e probabilmente non vi aspetterete tante cose da parte sua.
Ma fermiamoci ad ora!
Cosa pensate di Lily?
E del signorino Prince? Gentile o antipatico?
Alla prossima XX.
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Attraverso i miei occhi
Fanfiction'Ho odiato gli autobus, li ho odiati perché forse la sua mano sulla mia gamba mi faceva stare meglio. Li ho odiati perché mi ricordano la nostra prima follia insieme ed io non voglio vivere di ricordi. Jordan è quel tipo di persona che resta sempre...