"Finalmente, stavo per chiamarti", esordisce mia madre non appena mi vede.
"Scusami, ero al bagno", mento. Ora come ora credo sia la cosa migliore da fare.
"Sì certo", alza gli occhi al cielo. "I primi invitati sono arrivati, dobbiamo girare fra di loro con questi aperitivi disposti su quel vassoio, tutto chiaro?"
"Credo di si".
"No Lily, devi essere più sicura e sopratutto", mi guarda seriamente, "cerca di non far cadere nulla sui loro vestiti".
"S-si, ho capito. Nulla sui loro vestiti", annuisco come ad imprimerlo nella mia mente.
"Ho sentito che ci saranno anche i signori Wilson con la loro figlia. Ti prego, i suoi genitori sono odiosi, non commettere errori". Congiunge le mani prima di indicarmi cosa prendere.
"E la figlia?" Afferro il primo vassoio dove i bicchieri di cristallo si sfiorano fra loro producendo un tintinnio preoccupante.
"Peggio, non ho mai conosciuto una ragazza tanto arrogante".
"Addirittura?" La seguo fuori dalla cucina fino al grande salone dove almeno dieci persone chiacchierano fra di loro.
"Si, ma ora basta parlare e buona fortuna, io mi occupo di quelli sulla destra".
Vedo Jordan, che non appena intercetta la mia figura sorride sotto i baffi.
È davvero bello nel suo completo nero elegante, anche se ho la sanzione che si senta fuori luogo proprio come me.
Credo di aver riconosciuto la famiglia Wilson. I Prince sono al loro fianco, così come una giovane ragazza bionda, alta ed incredibilmente bella. L'unico distante è Jordan, stravaccato sul divano con il cellulare fra le mani.
"Buonasera", avvicino il vassoio e loro, senza neppure ricambiare il saluto, afferrano i calici nei quali ci sarà uno di quei champagne dal costo assurdo. Non spenderei mai così tanto per qualcosa da bere, ma probabilmente questo è il ragionamento di chi ha le tasche vuote.
"Jordan, tesoro....vieni a salutare i signori Wilson". La signora Prince mi lancia un'occhiata mentre aspetto che suo figlio arrivi per prendere il suo bicchiere.
Lentamente Jordan lascia la sua seduta, si avvicina senza mai smettere di guadarmi.
"Grazie", mi sorride avvicinando quel bicchiere alle labbra, il tutto senza salutare gli altri.
"Lei è Sophia, una ragazza adorabile".
"Molto piacere", replica lei allungando la mano verso Jordan, il quale dopo qualche secondo e uno sguardo accigliato, ricambia la stretta.
"Lily, continua pure a servire gli ospiti", sbotta Miss Prince, e solo allora mi rendo conto di essermi bloccata.
"S-si, certo", mi allontano ma nel farlo sento le dita di Jordan sfiorarmi il polso.
"Hey", mi blocco quando quella ragazza, Sophia, fa cenno di avvicinarmi. "Metti la mia borsa da qualche parte", me la porge in un modo che preferisco non definire, e in quel momento noto Jordan guardala male.
"Prendi anche quella della signora Wilson", interviene la Prince con il medesimo tono.
Annuisco e m'incammino verso il ripostiglio dove lascio le loro costose borse.La cena prosegue molto lentamente, e per fortuna non commetto errori.
Sento spesso gli occhi di Jordan su di me, e quando trovo il coraggio di guardalo, ci scambiamo un sorriso.
Sophia è una specie di piovra. La sua mano tocca con una certa insistenza il braccio di Jordan mentre gli parla, o meglio urla nel suo orecchio, e dalla sua espressione sono certa che vorrebbe scappare.
I loro genitori parlano d'affari e dal continuo annuire della signora Prince, sembra che approvi molto questa vicinanza fra suo figlio e Sophia.
Cerco di non pensare a queste cose in un momento così. Le loro famiglie si conoscono, sono simili tra loro, ed è normale che i loro figli in qualche modo leghino.
Rilascio un sospiro tremolante che non sfugge agli occhi di Jordan.
"Tutto ok?" Sussurra incurante dei presenti.
"S-si, certo", rispondo in fretta prendendo i piatti vuoti dal tavolo, e no, neppure stavolta mi sfugge l'occhiata di sua madre che dopo qualche secondo si alza.
"Scusatemi, torno subito", lascia la stanza ed io mi sento subito più tranquilla.
"Lily", alzo lo sguardo verso il signor Prince.
"Mi dica".
"Può servire il dolce", mi sorride ed in questo Jordan gli somiglia molto.
"Certo, arriva subito", sorrido anche a suo figlio nell'esatto momento in cui Sophia prova a toccare di nuovo il suo braccio."Sta andando tutto bene?" Ho il fiatone quando raggiungo la cucina e trovo mia madre intenta a chiacchierare con le cuoche.
"Alla grande tesoro".
"Ma perché tu...non hai fatto nulla?" Porto le braccia ai fianchi. Presa dall'ansia non me ne ero neppure accorta, ora invece la stanchezza inizia a farsi sentire.
"Dovevo pur vendicarmi in qualche modo per la tua scappatella", poi guarda la collega. "La mia signorina ha fatto una fuga d'amore con un ragazzo la scorsa settimana".
"Mamma", urlo. "La smetti di raccontare le mie cose, e non è stata una fuga d'amore".
"Sì certo, come dici tu", poi si blocca e guarda alle mie spalle. "Signora Prince".
"Brenda, dovrei parlare con sua figlia".
"È successo qualcosa? Ha sbagliato qualcosa?" La guardo ma nei suoi occhi leggo qualcosa di strano, qualcosa che forse non mi piacerà affatto.
"Beh", fa una smorfia, "qualcosa di molto spiacevole è successo. Seguitemi", ci volta le spalle, e dopo essermi scambiata una confusa occhiata con mia madre, raggiungiamo gli altri in salone.
Jordan è appena rientrato dal giardino, si avvicina al camino per riscaldarsi le mani. Le sua espressione è serena, ma cambia non appena nota tutti seduti ed io a pochi passi da loro.
"Che succede?" Dice avanzando nella mia direzione. Nessuno se lo aspettava, le loro facce parlano.
"Jordan", interviene Sophia, "la cameriera ha rubato la collana che avevo lasciato nella mia Chanel".
"Cosa?" Ora è il turno di mia madre. "Non può essere, mia figlia non farebbe mai una cosa simile".
"Non ho preso nulla", la mia voce bassa si confonde fra le urla isteriche di quella ragazza, "ho solo posato la tua borsa nel guardaroba e sono tornata in sala".
"Innanzitutto non puoi darmi del tu".
"Sophia, dacci un taglio", in tutto questo casino, io vedo solo Jordan. "Se ha detto che non è stata lei, non è stata lei".
"E a te tutta questa sicurezza chi la da?" Mi aspettavo una cosa simile da parte della signora Prince. Mi ha sempre odiata, e una parte di me teme che dietro questa cosa possa esserci proprio lei.
"Io", guardo mia madre. "Signora Prince lavoro qui da anni, mi conosce e dovrebbe immaginare come ho educato mia figlia".
"A volte i figli non sempre seguono le orme dei propri genitori", e nel dirlo guarda Jordan che, invece, non ha mollato la presa su di me per un solo secondo.
"Questo è vero, ma qui non vedo alcuna prova che possa colpevolizzare mia figlia".
"È stata lei a prendere la mia borsa". Il cuore mi batte all'impazzata. So di avere la coscienza pulita, ma ho paura lo stesso.
"Ho già detto di averla portata ...."
"Oh, stai zitta. Non hai neppure idea del valore affettivo di quella collana. Ti avremmo dato una mancia, se avevi bisogno di soldi".
"Ora basta", spalanco gli occhi quando Jordan viene al mio fianco. "Avete rotto il cazzo", afferra la mia mano, mentre con l'altra prende qualcosa dalla tasca dei suoi pantaloni per poi lanciarla contro Sophia. "Ricompra quella collana di merda". Le nostre dita si uniscono mentre mi trascina via da quella stanza.
"Devo denunciarla", sento mentre saliamo la prima rampa di scale.
"J-Jordan aspetta", ho il fiatone e so che scoppierò a piangere da un momento all'altro. "Non sono stata io", sussurro con un fil di voce mentre lui mi fissa intensamente.
"Non avevo bisogno che tu me lo confermassi".
"Tu mi credi?" Mi tremano le labbra.
"Si", afferra il mio viso a coppa fra le sue mani. "Conosco bene mia madre, e qualcosa mi dice che dietro questa stronzata ci sia lei".
"Io...io ho paura che..."
"Hey", alcune lacrime si depositano sul mio viso, "tu non devi aver paura di nulla", poggia la sua fronte contro la mia.
"Temevo che....neppure tu mi credessi". Forse era la mia paura più grande, e non so spiegare il perché dal momento che avrei dovuto temere molto altro.
"Beh, cancella anche questa inutile paura dalla tua testolina", con le dita sfiora i miei capelli, poi afferma di nuovo la mia mano.
"Ma dove mi stai postando?"
"Nella mia stanza", replica aprendo la porta.
"Possono venirmi ad arrestare anche qui, lo sai questo?" Sbuffo una risata anche se questa storia non è affatto divertente.
"Vorrà dire che arresteranno anche me per sequestro di persona", mi trascina dentro, poi chiude la porta alle mie spalle.
"Non capisco più nulla", sospiro asciugandomi il viso.
"Io capisco benissimo, invece", scuote il capo. È infuriato. Si allontana da me per raggiungere la finestra e prendere una boccata d'aria.
"In che senso?" Lo raggiungo fermandomi alle sue spalle.
"La tua presenza in questa casa è vista come una minaccia", si volta e pronuncia queste parole guardandomi negli occhi.
"Una minaccia?" Mi acciglio.
"Non hai idea di quanto schifo ci sia dietro ad una famiglia ricca. Tutto quello che vedi è apparenza. Per questo motivo mi sono sempre tenuto lontano da queste cene del cazzo", si passa le mani fra i capelli prima di andarsi a sedere sul letto. Io resto in silenzio dinanzi alla prima rivelazione di Jordan, perché si, questa è la prima volta che lui si apre con me. "Chi ha soldi vuole sempre più soldi e potere. I Wilson ne hanno tanti, forse più di noi e mia madre ha sempre amato questa tipologia di affari. Questa sera si è resa particolarmente ridicola. Ho capito le sue intenzioni nello stesso istante in cui mi ha presentato quella ragazza, ma non mi sarei mai aspettato che potesse cadere così in basso con te".
"Mi stai dicendo che tua madre vorrebbe che fra te e quella ragazza...."
"Vorrebbe che ci sposassimo. Le famiglie si unirebbero e le quote salirebbero alle stelle".
Sono senza parole.
"Esistono ancora queste cose?" Ho un nodo in gola.
"I soldi valgono più dei sentimenti da queste parti", si passa le mani fra i capelli. "Mia madre voleva metterti in cattiva luce ai miei occhi, dal momento che per tutta la serata sono stati solo su di te e non su quella ragazza".
Sussulto. Ha appena ammesso di avermi guadata per tutta la serata, ed al di fuori da ogni mio controllo, sorrido.
"S-sono felice che non ci sia riuscita", mi avvicino sedendomi al suo fianco. I suoi occhi non perdono neppure un secondo dei miei movimenti, al contrario osservano tutto. "Per un attimo....ho avuto paura di perderti a causa di questa storia", ammetto con un fil di voce.
"Di perdermi?" Perdo un battito quando con il corpo scorre più vicino al mio.
"Si", annuisco piano quando la sua mano si poggia sulla mia guancia, e la sua fronte contro la mia.
"Cancella anche questo", sussurra a pochi millimetri dalle mie labbra. Si sfiorano, lui guarda le mie ed io penso a che sapore possano avere le sue.
"Lily c'è la polizia. Ragazzi ma che..." salto all'indietro.
"M-mamma...", mi alzo dal letto. Sono così frastornata da non aver capito nulla.
"La polizia?". Domanda Jordan dando un'ultima occhiata a me, per poi concentrarsi su mia madre.
"Si", borbotta guardandoci con una certa insistenza. "La signorina Sophia vuole denunciala per il furto di quella collana".
Chiudo gli occhi. Tutto questo è un incubo.
"Dobbiamo scendere tesoro", la sua espressione preoccupata mi fa male. Ultimamente le sto causando troppi problemi.
"Tranquilla", sento la mano di Jordan posarsi sul mio gomito. "Fa parlare me".
"Jordan", poche sono le volte in cui ho sentito mia madre pronunciare il nome del ragazzo che ha stravolto la mia vita. Lui la guarda e aspetta pazientemente che lei continui. "Mia figlia è innocente, e non permetterò a nessuno di trattarla in quel modo, anche al costo di perdere questo lavoro e dover lasciare Seattle".
Lui continua a guadarla, e passano troppi secondi prima che risponda.
"Lo so, neppure io".Quando scendo l'ultimo gradino ho l'ansia a mille.
In salone ci sono due uomini in divisa che mi squadrano dalla testa ai piedi.
"Siete stati disturbati inutilmente", sono queste le prima parole di Jordan dopo aver rifilato un'occhiataccia a sua madre e Sophia.
"Siamo stati chiamati per un furbo di una collana parecchio costosa. Vorremmo parlare con la signorina...Lily Anderson, chi è?"
"Sono io", sussurro appena.
"Potete andare nel mio ufficio", è la seconda volta che questa sera sento la voce del signor Price.
"Ha diritto ad un avvocato", interviene Jordan. "Anche se tutto questo è assurdo dal momento in cui non ci sono prove".
"È stata lei a prendere la mia borsa", urla Sophia. "Dovete perquisirla", continua.
"Non credo sia tanto stupida da averla ancora addosso", i miei occhi e non solo i miei, ricadono sulla signora Prince. "Magari se n'è già liberata".
"E quando?" Ora è il turno di mia madre.
Mi sento una specie di pallina da Ping pong. "Era fra la cucina e questa sala. Lo possono testimoniare in tanti".
"È vero", la voce di Jordan è autorevole e sicura. "Ho osservato la signorina Lily per tutta la serata. Sa, è una bella ragazza e solo uno stupido non ne sarebbe rapito".
Le mie guance stanno per esplodere, ma non sono l'unica. Sua madre ha il viso rosso, proprio come il mio, ma sono sicura che sia per un motivo ben diverso. "Ha corso per tutto il tempo fra la cucina e il salone dove abbiamo cenato. Non avrebbe avuto tempo di mettersi in contatto con qualcuno al di fuori di questa casa, e se proprio dovete perquisire lei, o la sua borsa, che sia una donna a farlo".
"Ma certo", è la pronta risposta del poliziotto quasi offeso dalla sua illazione. "Chiamerò la mia collega in auto".È stata la cosa più umiliante che abbia mai subito. Mi sono sentita violata della mia privacy non avendo fatto nulla di male.
Come previsto, questa famosa collana, non è stata trovata in nessuna delle mie cose. Nella mia borsa c'era ben poco da controllare.
Torniamo in salone. La madre di Jordan sembra infastidita da qualcosa, Jordan invece continua a fissarmi, e nonostante questo sia il momento meno adatto per pensarci, ricordo bene come quegli occhi siano caduti sulle mie labbra, e come le sue le sfioravano.
"Non ci sono prove per accusarla. Signorina Wilson, lei è sicura di aver portato con se questa collana?"
"Si, certo", e una parte di me le crede. "È inammissibile che questa ragazza non venga punita".
"Potrebbe essere stato chiunque", continua l'agente. "Ma ora non possiamo perquisire tutti i dipendenti sulla base del nulla".
"Beh, ma la denuncia resta?" A questa domanda, tutti guardiamo la signora Prince.
"Se la signorina Wilson vuole denunciare questa ragazza, dovrà seguirci in caserma. Ci vorranno delle ore, ed io personalmente credo si sia solo trattato di un equivoco. Magari controlli meglio nel suo portagioielli a casa, oppure, se lei è davvero convinta che questa collana si trovi in questa casa, può chiedere un mandato di perquisizione in ogni sua stanza".
"È assurdo", ancora lei, "come osa chiedere una cosa simile in casa mia?"
"Signora Prince, non si scaldi. Chiunque potrebbe aver rubato questa collana e magari, per far torto a qualcuno, abbia deciso di nasconderla...non so, magari nel suo armadio".
"Lasciamo perdere". La madre di Sophia prende sua figlia sotto braccio. "Direi che questa serata è durata fin troppo, e non sarà di certo una collana a farci cadere sul lastrico. Andiamo?" Guarda suo marito e dopo un cenno di saluto generale, vanno via.
Nella sala cala il silenzio. Un silenzio imbarazzante che fortunatamente mia madre decide di spezzare.
"Direi che è arrivato il momento di andare via".
"Signora Anderson", guardiamo tutti il padre di Jordan, "sono mortificato per questa situazione, la conosco da anni e non avremmo dovuto mettere in discussione vostra figlia". Lo porta sbatte. La signora Prince è andata via. "Rimedierò in qualche modo".
"Bene", borbotta mia madre. "Per il momento gradirei un taxi, se non è troppo disturbo". Presso le labbra fra loro per non ridere, e quando guardo Jordan, noto che invece lui non si è trattenuto affatto.
È stata una lunga serata, difficile sotto tanti punti di vista. Bella per altri motivi.Angolo autrice
Ebbene sì, le cose iniziano a complicarsi e a quanto pare per colpa di qualcuno in particolare. Chi pensate ci sia dietro questa storia della collana?
Commentate in tante, alla prossima XX.
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Attraverso i miei occhi
Fanfiction'Ho odiato gli autobus, li ho odiati perché forse la sua mano sulla mia gamba mi faceva stare meglio. Li ho odiati perché mi ricordano la nostra prima follia insieme ed io non voglio vivere di ricordi. Jordan è quel tipo di persona che resta sempre...