Capitolo 63

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Ora è tutto molto diverso.
Quando sono salita su questo aereo due giorni fa le cose non erano semplici fra di noi, c'era tensione ma mai come ora.
Mi sono addormentata in biblioteca, ed è stato proprio Jordan a ritrovarmi stesa su quella poltrona con la testa a penzoloni.
Ora è tutto diverso.
Questo aereo mi sembra più freddo, più scomodo e mi manca l'aria.
Ho la guancia premuta contro la superficie fredda dell'oblò. Guardo fuori e mi impongo di farlo per tutto il tempo pur di non guardarlo. Lui non ha smesso di farlo per un secondo, pagherei oro per sapere cosa passa nella sua testa, quali decisioni, dubbi o pensieri sfiorino la sua mente. Ma tutto tace, ed io ho la sensazione che le cose non cambieranno per molto tempo.
Vorrei conoscere l'esatto momento in cui si è arreso, il momento in cui ha capito che sarebbe stato meglio lasciarmi andare senza combattere.
Mi fa male il petto se ripenso al nostro ultimo litigio, ma non me ne pento. Deve capire che se non prende una decisione mi perderà.
Sono cambiata, e forse sono solo più forte dopo essere stata abbandonata e messa da parte troppe volte.
"Hai chiamato tua madre?" La sua voce mi fa sobbalzare, onestamente non pensavo che mi rivolgesse di nuovo la parola.
"Si, ma non risponde", punto gli occhi sulle mie mani congiunte in grembo.
"Quindi non sai se è in casa", la sua non è una domanda.
"Sicuramente è in casa, lavora di mattina in settimana". Tutte queste parole mi sembrano così inutili fra di noi, quando dovremmo parlare di qualcosa di molto più importante a cui lui però non pensa, o finge di non pensare. Annuisce soltanto e fra noi cala di nuovo il silenzio, un silenzio che potrebbe distruggere tutto quello in cui abbiamo sempre creduto.

Mancano pochi metri e l'auto dai finestrini oscurati raggiungerà casa mia.
E' successo tutto troppo in fretta e mentre la distanza diminuisce ancora, mi chiedo cosa ne sarà di noi. Sto per dire qualcosa, senza neppure saperne il motivo, quando Jordan mi precede spiazzandomi completamente.
"Mi dispiace", la sua voce è poco più di un sussurro. So bene quanto poco usi queste parole, con me lui è sempre stato diverso. I miei occhi lo hanno visto sempre in un modo diverso dal resto del mondo. E non me ne pento, nonostante tutto non me ne pento. "So che sei incazzata", sospira, "e so di poter apparire come un codardo ai tuoi occhi, ma non è così", la sua mano si poggia sulla mia gamba, e mi chiedo come sia possibile che lui mi faccia sempre lo stesso effetto dopo tutto quello che ci è successo. "Può sembrarti una frase fatta, ma credimi, non si tratta di prendere una scelta, perchè la mia scelta saresti sempre tu", i nostri occhi si incrociano. "Quando mi hai lasciato da solo in quella stanza dicendomi che ....insomma che avevi bisogno di tempo, ho capito una cosa, una cosa che non mi ha mai fatto tanto paura come in quel momento. Ti sto perdendo", i suoi occhi vacillano e anche i miei, "quando ti ho trovato nella stanza dei miei e...e abbiamo dormito insieme quella notte, ho pensato che avrei potuto risolvere le cose senza farti del male, ma non ci sono riuscito", abbassa lo sguardo. "Non è semplice Lily, forse sono un pazzo a pensare che io possa fregare loro e non il contrario ma....", l'auto si ferma e l'autista per la prima volta si volta nella nostra direzione.
"Signor Price, mi scusi se la interrompo ma c'è un problema".
"Mi dica", la mano di Jordan preme più forte sulla mia gamba.
"Le spiego dopo, ma dovremmo tornare alla villa il prima possibile", i suoi occhi, sempre così inespressivi, ora trasmettono inquietudine.
"S-si, va bene", Jordan sembra confuso ma allo stesso tempo consapevole di dover dare ascolto a quell'uomo. Poi mi guarda. "Ascoltami", afferra il mio viso a coppa fra le sue mani, "io ora devo andare ma ho bisogno di parlarti delle mie intenzioni il prima possibile", le nostre fronti si sfiorano. "Voglio uscirne", i suoi occhi lucidi mi uccidono.
"Va bene", sussurro con il cuore in gola. "C-chiamami quando....quando potremo rivederci".
"Lo farò", le sue labbra si posano sulle mie in un leggero bacio a stampo.
"Ora vado", chiudo gli occhi quando mi stringe forte fra le sue braccia, senza riuscire però a trattenere le lacrime che ora bagnano il mio viso.
Lascio quell'auto e ho di nuovo freddo. Lì dentro c'è il mio cuore.
Sento le ruote stridere contro l'asfalto ancor prima che oltrepassi il cancello.
Qualunque cose sia successa alla villa deve essere molto urgente.
Salgo le scale lentamente trascinandomi dietro la valigia. Busso sicura di trovare mia madre, ma nessuno risponde.
Frugo nella borsa e per mia fortuna trovo le chiavi di casa.
Non pensavo che uscisse questa sera soprattutto sapendo che sarei tornata.
Ma la vera domanda è: lei sa che sarei tornata?
Sblocco la serratura e spingo la porta, è tutto buio e silenzioso. Un post it attaccato al muro al mio fianco attira la mia attenzione.
"Amore, se ricordo bene torni fra tre giorni. Ne ho approfittato per fare un piccolo viaggio con Jack. Il mio telefono è morto, lo poterò ad aggiustare non appena torno. Per qualsiasi cosa puoi contattarmi sul numero di Jack. Mi manchi, mamma", le chiavi scivolano dalle mie mani cadendo al suolo, poi delle mani che sbattono fra loro raggelano il sangue nelle mie vene.
"Sono stata bravissima, dovresti applaudirmi anche tu".
Non mi muovo, non ci riesco ma ci pensa lei e le sue mani pochi gentili.
Stringo gli occhi per il dolore quando tira i miei capelli dall'attaccatura della nuca facendomi voltare il capo nella sua direzione.
"S-signora Prince".
"L'unica, per ora", il suo sorriso è inquietante. "Pensavi davvero che fossi così stupida".
"Mi lasci andare", provo a liberarmi e ci riesco, ma è il quel momento che vedo qualcosa che mai mi sarei aspettata in vita mia. Indietreggio fino al muro, gli occhi sgranati e il cuore che batte a mille. "Cosa...cosa vuole fare?" Un uomo avanza nella mia direzione, i suoi occhi sono privi di qualunque sentimento esistente.
"Voglio che tu impara una volta per tutte a restare al tuo posto".
La semplicità con cui lo dice mi mette la nausea. No, questa donna non può essere la madre dell'uomo che amo.
"Non sei neppure degna di essere l'amante di mio figlio, ma probabilmente lui non l'ha ancora capito come funzionano davvero cose. Dimentico facilmente le promesse che faccio, e questa sera è una di quelle volte", l'espressione soddisfatta, assolutamente convinta di quello che sta per succedere.
"Lei...lei è pazza. Non toccarmi", urlo quando quell'uomo mi afferra dalle braccia. Lo colpisco due volte prima che un suo pugno finisca sul mio viso. Cado a terra prima che una serie di calci, tre forse quattro, colpiscano il mio corpo in più punti. Mi abbraccio cercando di proteggermi.
"Va bene, può bastare", vedo le sue scarpe rosse avvicinarsi al mio viso schiacciato contro il pavimento.
Quell'uomo è andato via, io sono scossa dai singhiozzi. Mi sento morire dentro e non solo. Tossico, provo ad alzarmi, ma la sua scarpa me lo impedisce.
"Non muoverti", si abbassa di poco. "Spero di essere stata chiara stavolta. In caso contrario, questo è solo un assaggio di quello che potrei fare a tua madre se non esci dalla vita di mio figlio".
Un ultimo calcio dritto nello stomaco, poi più nulla.
Non sento più nulla.

Attraverso i miei occhiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora