Capitolo 25

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"Perché non ci sono mai quando succedono queste cose?"
Alzo gli occhi al cielo.
"Ti ho appena detto che ho rischiato di essere arrestata".
"Il tuo eroe non lo avrebbe mai permesso".
Non ho resistito, ho parlando a Trevor di quello che stava per succedere ma che il destino, forse, ha voluto evitare.
"Dai", sussurro con un fil di voce.
"La situazione inizia a complicarsi".
"Non credo", sfioro il mio quaderno di matematica con le dita. "Non mi ha più scritto dopo ieri sera".
"Saranno passate al massimo otto ore, rilassati. Magari non sei l'unica ad essere confusa per quello che è successo".
"Ma non è successo nulla", sospiro, "e forse è meglio così".
"Bugiarda", mi punta una matita contro. "Ci sei dentro con tutte le scarpe, Lily. E a quanto vedo lui non è da meno".
"I suoi vogliono che sposi quella ragazza".
"Che cazzata, Jordan non mi sembra il tipo da queste cose".
"Non lo è", replico prontamente, "ma questo è un altro tassello da aggiungere alle differenze fra di noi".
"Lily, ma tu non volevi semplicemente essere una sua amica?" Ammicca.
"Certo. S-si, ovvio", balbetto, "ma credo che sua madre sia infastidita anche da questo".
"No", sbuffa una risata, "sua madre teme che suo figlio possa volere te".
"Volere....in che senso?"
"Come fidanzata, e magari chissà....un giorno vorrà anche sposarti, e tu, senza offesa, non hai un cognome interessante ai loro occhi".
"Già", abbasso il capo. "Cioè...è un'assurdità, come ti viene in mente che lui un giorno voglia sposarmi?"
"È...solo un modo di dire", scrolla le spalle, "comunque tu stasera esci con me, e no...", mi blocca, "non accetto un rifiuto".
"Cosa hai in mente?" Sospiro buttando per un attimo lo sguardo sul mio cellulare nascosto nell'astuccio.
"Una birra da Bob".
"E chi è Bob?"
"Un pub, è tranquillo. Ci saranno anche alcuni ragazzi del terzo con le loro fidanzate, così puoi conoscerle".
"Mh, ok", mi mordicchio il labbro.
"E si", sbuffa, "puoi invitare anche Jordan".
"Grazie", urlo beccandomi un'occhiataccia dalla prof.

Quando torno a casa ad accogliermi c'è un piatto di pasta al forno e un bigliettino.
Sono uscita con Jack, mangia e non combinare guai!
Sorrido scuotendo il capo.
Paradossalmente gli ultimi avvenimenti ci hanno unite ancor di più.
Dopo la mia fuga con Jordan pensavo che sarebbe stato molto più difficile recuperare il rapporto con mia madre, invece tutto procede abbastanza bene.
Non vedo Jack da parecchio tempo, ma ora come ora l'idea di lui non mi dispiace molto.
Non so cosa sia cambiato in me, ma vedo le cose in modo diverso.
Tranne il mio telefono.
Quello ho imparato ad odiarlo da circa dieci ore.
Vorrei contattare Jordan per parlargli di questa sera, eppure avrei voluto che lui mi cercasse.
La mia mente vola dove non dovrebbe. Non ci siamo baciati, forse neppure voleva farlo. Forse voleva solo consolarmi.
"Basta", afferro il telefono e lo chiamo prima che possa ripesarci. "Bene". È occupato.
Ci ho provato, almeno ci ho provato.
Due secondi e il mio telefono squilla facendomi sobbalzare. Il suo nome lampeggia sullo schermo.
Aspetta, mi dico nell'esatto momento in cui accetto la chiamata.
"Hey".
"Sempre occupata tu, eh?"
"In realtà ti stavo...oh, si. Mi aveva chiamata Trevor".
E Trevor in questo momento sarebbe orgoglioso di me. Non so perché l'ho detto, ma ormai l'ho fatto.
"Ah, il tuo amichetto del cuore. Mi ero quasi dimenticato di lui".
Si, certo!
"Hai da fare questa sera?"
Intraprendente. Trevor ha detto che ai ragazzi piacciono le ragazze intraprendenti.
"Perché?" Mi mordicchio le labbra. Non era la risposta che mi aspettavo, eppure...lui mi ha chiamata per primo. Almeno questo è quello che crede lui.
Il mio è un discorso mentale senza alcun senso, eppure nella mia testa lo aveva.
"Volevo.....ecco, volevo invitarti a prendere una birra con me, Trevor e alcuni suoi amici...se ti va".
"A te va?" Alzo gli occhi al cielo. Perché questo ragazzo non risponde mai in maniera diretta ad una mia domanda.
"Trevor mi ha costretta, devo andare". Non glielo chiedo ancora, ma attendo intrepida una sua risposta.
"E dove dovremmo prenderla questa birra?"
"Da Bob, ma non so dove sia".
"Io si, a che ora?"
"Trevor passa a prendermi alle otto", dico correndo verso l'armadio.
"Ah, ok. Allora a dopo", e attacca. Io resto a fissare il cellulare senza capire cosa sia appena successo.

Attraverso i miei occhiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora