Capitolo 5

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I giorni delle prove passarono in fretta. La tensione era palpabile, Gautier aveva di certo apportato qualche miglioria alla sua Yamaha e l'idea di ripetere gli stessi errori fatti in Argentina per Kain diventava sempre più opprimente. 
Ne conseguirono tre giorni di nervosismo ingiustificato, liti col team e chi più ne ha più ne metta; casini ai quali però l'Honda sembrava abbastanza -e tristemente- abituata. 
La mattina della gara fu un vero e proprio inferno per quei poveretti. Perfino il suo compagno di scuderia non riusciva a sopportarlo in quel momento, né tanto meno era in grado di farlo Søren. Le prove del giorno passato avevano inciso ulteriormente sull'umore del campione: sarebbe partito secondo. «Oggi sarà una gara tra me e lui, di nuovo. Non gli regalerò nemmeno mezzo punto in più, cazzo!» esclamò già con la tuta addosso Kain, restando seduto davanti al meccanico che, rassegnato, non poté far molto altro che alzare lo sguardo. Sbuffando si portò una mano ai lunghi capelli, legandoli alla bene e meglio mentre altri membri dello staff si stavano ormai ammassando in quel box. «Ti servirebbe una scopata Gray, lo dico da amico» disse con un filo di sarcasmo, guadagnandosi soltanto una sorta di pugnalata con lo sguardo dall'altro. «Non sono nervoso solo perché in astinenza» ribatté, venendo subito interrotto da Yurick. «Vorresti dirmi che siete usciti prima delle prove e non sei riuscito a portartelo a letto?» con un gesto a dir poco teatrale gli spostò i capelli dal viso, toccandogli la fronte «Devi stare male. È successo qualcosa. Hai perso la magia tutta di botto?» «Toglimi le mani dalla faccia Anson o sant'Iddio ti ammazzo!» con un gesto parecchio brusco lo allontanò da sé, alzandosi come per uscire dai box e mostrandogli come al solito il dito medio, per dare una degna conclusione alla loro ennesima discussione insensata. Il ruolo della puttanella del motomondiale iniziava quasi a pesargli -non che di botto avesse sentito una qualche vocazione mistica, sia chiaro-. Lui era molto più di quello. Era il campione, il primo fra tutti. E forse per la prima volta il pensiero di dover condividere la sua vita privata con tutti come fosse scontato, lo infastidiva. Non riusciva nemmeno lui a spiegarsi il motivo, probabilmente era semplicemente causa di Clyde: non lo aveva avvicinato per la sua nomina, ma per pura ammirazione. Gli aveva chiesto di uscire per divertirsi insieme, tutto qui. E forse quel senso di leggerezza gli serviva proprio. 
Ed eccolo lì, come sempre. Stava di nuovo pensando a Gautier. 
Scosse rapidamente il capo, come per togliersi quelle immagini dalla mente, ma fu tutto inutile. Poco distante da lui, c'era proprio il francese. Però se ne stava in disparte, nascosto dai media, chino su se stesso. La scena non era per nulla rassicurante. Kain lo raggiunse subito, portandogli un braccio attorno alla vita per aiutarlo a reggersi in piedi. Sentiva un nodo in gola a vederlo stare in quel modo, non sapeva che fare. «S-Sta' tranquillo, è normale» mormorò con un tono quasi rassegnato Clyde, allontanandolo ma senza mettere effettivamente forza in quella sorta di spinta. Non doveva guardarlo in quella situazione. «Vomitare prima di ogni dannata gara lo reputi normale?» «Per me lo è. Torna ai box Gray, non dovresti essere qui. Con me, intendo». L'altro però incrociò le braccia: non si aspettava quella freddezza, nonostante negli ultimi giorni -dopo quella sera- non avevano effettivamente parlato così tanto. Per un momento gli balzò in mente l'idea di aver... Fatto qualcosa? Non sapeva nemmeno lui cosa, però; così cercò in tutti i modi di salvare il salvabile, rispondendo con la sua solita ironia «vorresti dire che non si parla coi nemici?» «Non quando vomitano» lo riprese subito, ma senza riuscire a nascondergli un sorrisetto -forse, non lo aveva infastidito così tanto quella preoccupazione-. «E non pensare ti lascerò vincere solo perché sono un po' più in ansia del solito, topolino. Sto bene, davvero. Ma muoviti e torna ai box, hai una gara da perdere...» «Ti piacerebbe! Ti aspetto al traguardo,  française de merde!»

Quella gara prometteva bene sin dai primi giri. Nonostante all'inizio le posizioni rimasero invariate, l'incoscienza di Clyde faceva già pregustare la vittoria al campione, distante solo qualche centesimo di secondo da lui. Il suo rivale stava già dando il massimo dalla partenza, e sebbene questo potrebbe sembrare un ostacolo in realtà gli agevolò solo le cose: restando dietro di lui avrebbe potuto mantenere più a lungo le gomme, sfruttando la sua scia. I copertoni di Clyde iniziarono a cedere già intorno a metà gara, dove fu costretto perfino a rallentare per non rischiare di non arrivare al traguardo. Fu in quel momento che Kain gli rubò il primo posto, in modo rapido e pulito, in rettilineo. Avrebbe tanto voluto girarsi verso di lui e urlargli contro quanto fosse idiota a consumare le gomme così, quanto pericoloso fosse correre in quel modo. Ma dovette reprimere quella voglia immane di lanciargli il casco sui denti fino alla fine della giornata.
Come previsto, Kain riuscì a portarsi a casa quei 25 punti. Dopo i festeggiamenti vari, poco distante dal podio, non si trattenne affatto e diede un calcio proprio sul fondoschiena del francese, con un'espressione a dir poco infuriata. «Ma sei impazzito?!» ribatté; per poco non finiva a terra. «Potevi ammazzarti, oggi!» «Addirittura! Ho solo cercato di distanziarmi dal primo giro...» «Fallendo miseramente. Con le ruote in quelle condizioni sai-» venne zittito dal dito dell'altro, poggiato sulle sue labbra. A quel gesto seguì il solito sorrisetto in grado di mandare Kain all'altro mondo, e capace di fargli sognare ben altro che un dito sulla bocca. «Mon petit souris, sto bene. Basta così. Saliamo sul podio e godiamoci la settimana di tregua, okay? E congratulazioni per la vittoria». «Ti odio, Gautier» sussurrò per tutta risposta, allontanandosi subito e raggiungendo il podio prima di lui.

Quella stessa sera era prevista la partenza per tornare a casa -o comunque, per andare via da quel posto-. Kain, con i soliti abiti attillati ed i capelli perfettamente in ordine, stava già per lasciare l'albergo seguito da Yurick, quando vide corrergli incontro il francese. Con aria soddisfatta si avvicinò al campione baciandogli la fronte, dopo avergli spostato i capelli dal viso, per poi mostrargli due biglietti aerei. «Tour guidato di casa mia questa settimana?» chiese, agitando davanti i suoi occhi quei biglietti per la Francia. Yurick diede subito una lieve gomitata al compagno di scuderia, ormai bordeaux in volto dall'imbarazzo. «Ti lascio in buona compagnia, a quanto pare. Divertitevi!» «"Divertitevi" cosa?! N-Non ho nemmeno accettato! Dio Anson torna qui!» ovviamente quella richiesta venne ignorata, e Clyde non riuscì a trattenere una risatina. «Che succede, prima mi implori per una scopata e quando ti propongo di stare insieme una settimana intera scappi?» «Tanto non mi stai invitando per quello» «Ti dispiace forse?» stavolta il sorrisetto era decisamente più tenero. Uscire "quella sera" gli era piaciuto davvero, perché non rifarlo e meglio?  Kain dovette cedere davanti a quel faccino, afferrando il biglietto e lasciandogli a stento un rapido bacio sulla guancia. «Muoviamoci o perdiamo il volo».

«È davvero da bastardo costringermi a restare con te per tutto questo tempo, sai? Potevi risparmiarmi l'agonia e lasciarmi dormire altrove.» «Guarda che hai un letto tutto per te, mon chéri! Hai così paura da volere addirittura dormire in un altro posto? E poi, "costretto"? Hai preso il biglietto con le tue manine, campione». Il volto dell'altro si tinse immediatamente di rosso e per tutta risposta, dopo aver lanciato malamente i bagagli nell'altro letto, s'intrufolò in quello di Clyde. Alla risatina divertita di quest'ultimo seguì un goffissimo abbraccio, niente di più. In effetti dopo quella sorta di appuntamento non si erano concessi altre smancerie, solo insulti e pacche sulle spalle davanti alle fotocamere. A vedere Kain tra le sue braccia però non riuscì a trattenersi, così gli portò delicatamente una mano sul volto per spostargli delle ciocche di capelli dagli occhi. Poi mormorò: «cosa ci trovano gli altri in te?». «Vorresti dire che tu non ci trovi nulla?» ribatté subito con aria quasi di sfida, ma senza nascondere a sua volta un sorrisino adorabile. «Dico solo...» si interruppe un secondo, giusto il tempo di potergli lasciare un innocente bacio sulla fronte «...che loro non riusciranno mai a vedere ciò che vedo io». «E tu, cosa vedi in me?» ridacchiò appena, cercando di ascoltare con la massima attenzione quello strano discorso.  Stavolta il baciò arrivò sulle labbra, come quella sera. Seguirono diversi attimi di silenzio, dove tutto ciò che si riusciva a percepire erano i loro respiri. «Vedo il modo in cui ti muovi, in cui parli... I tuoi occhi, come mi guardi ogni volta...» «E pensi davvero che nessuno possa guardarmi nello stesso modo? Sicuro sicuro?» «Sicurissimo, mon petit souris. Nessuno potrà mai guardarti come faccio io. Perché tu sei così soltanto con me». Non aveva poi tutti i torti, lo sapeva già: per gli altri era soltanto il campione, o peggio la puttanella del motomondiale. Per Clyde era semplicemente Kain Gray, e realizzare nuovamente quella cosa lo fece avvampare. Stavolta fu lui a prendere l'iniziativa, poggiando nuovamente le labbra sulle sue, desiderando con tutto se stesso di non dover interrompere quel momento per niente al mondo. Rimasero abbracciati teneramente per minuti interi, a cercare l'uno le labbra dell'altro, allontanandosi solo quando il fiato veniva a mancare. Approfittando di un momento di tregua e silenzio, il francese decise di cambiare argomento. Serviva più a lui che al campione, distrarsi. Non voleva che la situazione gli sfuggisse di mano. «Non pensare che solo perché stai facendo il carino con me ti lascerò vincere anche la prossima gara» disse, non riuscendo a contenere una risatina nel notare il repentino cambio d'espressione nell'altro. «Buonanotte, française de merde» sbottò in modo parecchio acido e sarcastico, prima di voltarsi e dargli le spalle. Per tutta risposta lui lo strinse di più a sé, poggiando il viso sulla sua schiena. Non poteva vedere il suo viso, ma era certo fosse arrossito a quel gesto. 

«Buonanotte, mon chéri».



☆SPAZIO AUTRICE☆

Salve a tutti! Finalmente ho concluso gli esami, posso dedicarmi a questa storia come merita ♥ Nonostante non stia ricevendo molto feedback, voglio portarla avanti a tutti i costi! Prossimo aggiornamento a 10★, se la storia vi piace fatemelo sapere nei commenti e perché no, consigliatela agli amici se vi va~
Grazie del supporto! Baci dalla Kasane! ♥

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