Capitolo 14

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Quel giovedì mattina fu il sole che trapelando dalla finestra accompagnò il loro risveglio. Il primo ad aprire gli occhi fu Clyde, che ancora assonnato riuscì a muoversi a malapena a causa del campione avvinghiato al suo petto. Sembrò realizzare solo in quel momento cosa fosse successo la sera precendente. Kain non accennava ancora minimamente a svegliarsi, rilassato com'era. E agli occhi del francese quel faccino angelico e quei ricci disordinati sul suo petto lo facevano sentire in paradiso. Nemmeno gli importava di ritardare alle prove libere, non voleva rischiare di disturbare quel sonno tanto tranquillo. Si limitò a sfiorare con la punta delle dita la schiena nuda del ragazzo, che a sentire quel contatto istintivamente si strinse ancora di più a lui. L'altro invece aprì gli occhi solo quando sentì la sveglia del cellulare suonare, cercando di spegnerla senza nemmeno sollevarsi da quel letto. Dopo vari tentativi di raggiungere il telefono, alla fine fu Clyde a doverla staccare, senza trattenere una risatina. «Bonjour, mon petit souris» sussurrò, passandogli una mano tra i capelli. Kain, ancora stordito, si limitò ad accennargli un sorrisetto adorabile e, sollevandosi appena, poggiò delicatamente le labbra sulle sue. «Non dormivo così bene da secoli, sai?» «Beh, "dormito"... Che parolone topolino, quanto pensi di aver riposato effettivamente?» ribatté ironicamente, godendosi quell'espressione quasi stupita sul volto dell'altro. Per tutta risposta Kain gli si gettò al collo per poi morderlo, seppur non con troppa forza, come per punirlo per quella battutina. «Ma sentilo, lo stronzo! Guarda che se continui così questa resterà la nostra prima e ultima scopata, francese infame!». Clyde scoppiò a ridere stringendolo forte a sé, prima di rispondere «guarda che sei tu quello che si è lagnato per mesi, io volevo aspettare di vincere il mondiale!» «Ovvero mai, Gautier? Devo ricordarti di chi è il titolo?» «Per ora» sottolineò cercando di soffocare una risata nel vedere il broncio offeso dell'altro. Prima che se la prendesse sul serio però decise di aggirare il problema cambiando discorso, mettendosi a riempirlo di baci sul viso e sul corpo. «Sono così felice di essere qui con te, adesso, piccoletto» mormorò a bassa voce, strappandogli finalmente un sorriso. «Sai cosa mi piacerebbe fare adesso?» sussurrò di rimando il campione, sollevandosi appena per poterlo guardare fino a ritrovarsi seduto sui suoi fianchi. Lì per lì Clyde non riuscì nemmeno a prestare attenzione a quel che gli stava dicendo, troppo preso dal fissarlo imbambolato, con lo sguardo più innamorato del mondo. Non trovava un singolo difetto in quel ragazzo, per quanto intensamente lo guardasse. Era perfetto ai suoi occhi. Vedendolo così distratto, Kain dovette abbassarsi nuovamente vicino a lui baciandolo ancora una volta, per poi poggiare la fronte contro la sua. «Non mi stai ascoltando, vero?» «Mh? A-ah, scusa!» balbettò con le guance arrossate, facendo in realtà sorridere l'inglese che subito riprese a parlare. «Stavo dicendo che mi piacerebbe tantissimo salire sul podio e baciarti davanti a tutti.. Sai che bello? Finiremmo su tutti i giornali e non dovrei più preoccuparmi delle cazzate che dicono in giro, calo di interesse o meno» mormorò, sfiorando delicatamente il suo petto con una mano «a te piacerebbe?». Rimase spiazzato da quella domanda. Certo che gli sarebbe piaciuto. Ma per quanto il suo pensiero fosse così chiaro, ci mise diversi secondi a formulare una risposta comprensibile. «Facciamolo. Mi sono stancato di tutta questa segretezza, il vederci di nascosto, i profili controllati.. Facciamolo e basta!». A vedere lo sguardo deciso dell'altro, il campione non trattenne un sorrisetto e gli si gettò al collo baciandolo più volte. Si sentiva così fortunato ad averlo al suo fianco. «Allora è deciso!» rispose con un tono talmente emozionato da sembrare un bambino «appena finirà la gara ti bacerò dal gradino più alto del podio!».

Fu arduo giustificare il loro ritardo ai rispettivi team usando una scusa plausibile. Soprattutto visto il tempismo con cui li raggiunsero nello stesso momento. Per Kain non fu chissà che problema, anzi viste le sue abitudini non presentarsi in tempo alle prove libere risultò semplice normalità. Clyde invece dovette subirsi la ramanzina del suo capo, che decise fortunatamente di ignorare il motivo di quello sgarro.
Nei box Honda non era presente soltanto Alexander con altri membri dello staff, ma anche Yurick ed il meccanico, intenti a parlare tra loro fino all'arrivo del campione. Sicuramente anche il suo compagno stava aspettando finisse il casino in pista prima di provare. «Alla buon'ora, campione delle mie palle! Facevi prima a presentarti direttamente dopo pranzo ormai, non trovi?» sbottò il biondino restando seduto sul tavolo degli attrezzi di Søren, agitando nel frattempo le gambe avanti e indietro. Sembrava decisamente annoiato. «Per una volta non è stata colpa mia ma di quello stronzetto francese!» ribatté ironicamente, sedendosi davanti all'amico. L'altro non trattenne una risata. «Ma sentilo, lo chiama stronzo e poi quando lo guarda ha gli occhi a cuoricino! Hai perso tutta la tua credibilità Gray!» «Oh ti stupirebbe sapere in quanti altri contesti lo chiami in quel modo» quella risposta gli uscì dalle labbra senza nemmeno pensarci, tanto da fargli voltare lo sguardo altrove dall'imbarazzo. Conosceva bene Yu e sapeva benissimo quanto invadente potesse diventare; difatti le battute e le domande non tardarono ad arrivare. «Sono autorizzato a pensare male o devo ancora bermi la storiella dell'aspettare il matrimonio? O forse era il mondiale? Insomma quello!» «Abbassa la voce, idiota. E pensa quello che ti pare, non ho intenzione di esprimermi!». A quel punto anche Søren non poté fare a meno di avvicinarsi ai due, infilandosi nella conversazione senza alcun invito. «Guarda che il nostro è semplice interesse da amici, sai? Fingi di stare ad un pigiama party con noi e sputa il rospo!» «Vaffanculo!» esclamò ormai col viso paonazzo Kain, rassegnato per tutta quella situazione che un tempo non lo avrebbe infastidito minimamente. Aveva sempre parlato di quelle cose a quei due con nonchalance, ma pensare di star parlando anche di Clyde lo metteva a disagio. Non voleva affatto sbandierare la cosa come se fosse stato semplicemente l'ennesimo uomo finito nel suo letto. Quella era stata la loro notte e sarebbe rimasta tale. «Non sto giocando con lui, Anson. Non mi va di stare qui a parlarne come fosse l'evento dell'anno, è successo e basta..» «Il nostro ometto sta crescendo!» aggiunse il maggiore, prima di ridacchiare e scompigliare i capelli del campione «Siamo felici per voi, stupido. Ma resta concentrato anche sul mondiale, intesi? O non ti aggiusto più un cazzo di niente nella moto.» «Stare con lui non cambia il mio "corro per vincere". Lo sapete» sbottò con aria stanca l'inglese, incrociando le braccia. Solo a quel punto il suo compagno di scuderia riprese a parlare, stavolta con un tono più serio. «Va bene correre per vincere, ma ricorda di non strafare.. È meglio un secondo posto piuttosto che una corsa in ospedale come l'ultima vol..-» «Non voglio più parlare del Mugello! Ho già promesso di stare attento!». I due ragazzi si lanciarono un'occhiata reciproca, prima di sospirare. Era impossibile parlare con Kain quando iniziava ad agitarsi, quindi concordarono silenziosamente entrambi di lasciar perdere nella speranza che avesse davvero capito il concetto.

In effetti il concetto lo aveva capito, e per quanto non volesse ignorarlo, il fatto di star correndo in casa nel circuito in cui aveva segnato negli ultimi anni una sfilza di vittorie e tempi sempre migliori, gli metteva addosso una pressione non indifferente. Eppure nemmeno la pioggia delle qualifiche riuscì a fermarlo, anzi gli fece guadagnare la pole position nonostante una sciocca scivolata dalla quale si rialzò subito -seppur giocandosi la seconda moto per la giornata successiva-.
Clyde non lo lasciò da solo nemmeno una sera, e perfino quella domenica mattina si svegliò al suo fianco -seppur in orario, almeno stavolta-. Stranamente quando aprì gli occhi trovo Kain già in piedi e con i capelli ancora bagnati, probabilmente era appena uscito dalla doccia.
«Agitato, topolino?» sussurrò con voce rauca, facendogli cenno con la mano di riavvicinarsi al letto. L'altro annuì, raggiungendolo come richiesto e affondando il viso sulla sua spalla. Come al solito la sua mente era divisa tra "rischiare tutto" e "mantenere la calma"; sapeva di avere sulle spalle le aspettative di uno stato intero e non solo, per di più se avesse vinto Clyde gli sarebbe passato davanti in classifica mondiale. Proprio quest'ultimo cercò a modo suo di calmarlo, affondando le dita tra quei riccioli ancora umidi e restando lì a respirare quell'odore che tanto amava. «Sarai bravissimo come sempre, campione... Ma non pensare ti darò vita facile solo per farti contento» ridacchiò, prima di lasciargli un tenero bacio sulla fronte. Per tutta risposta Kain accennò un sorrisetto per poi alzare appena il capo per baciarlo a sua volta, ma sulle labbra. «Voglio fare una bella gara, novellino. Non mi deludere.» «Non lo farò! Non ti deludo mai, no?» ribatté, prima di baciarlo nuovamente a stampo per poi continuare con un "Je t'aime, mon petit souris".

Già soltanto scendendo verso i box Clyde poté capire, anche solo per un momento, cosa stesse provando il campione. Negli spalti era impossibile vedere qualcosa che non fosse la bandiera inglese con sopra il numero 1 della moto di Kain. Gli fu persino impossibile avvicinarsi agli spazi riservati alla Honda per salutarlo o anche solo per augurargli buona fortuna, visto il numero spropositato di giornalisti e simili che non smettevano di ronzare attorno al suo piccoletto. Alla fine si rassegnò a quella cosa e riuscì a salutarlo a stento con un cenno della mano solo quando si ritrovavano sulla griglia di partenza, l'uno accanto all'altro. Kain ribatté scherzosamente alzandogli il dito medio, abbassando in seguito la visiera del casco. Avrebbero dato spettacolo, come promesso.
Già dai primi giri la gara prometteva bene: i due si distaccano quasi subito dal resto dei piloti, quasi come se stessero correndo una gara tutta loro; nemmeno si accorsero di eventuali cadute nelle posizioni dietro. Per i primi quattro giri la testa della corsa si alternò di curva in curva, fino ad arrivare al quinto con Clyde al primo posto. Si stava davvero divertendo in quel momento. Era totalmente nel suo mondo, tanto che quando sentì un tonfo alle sue spalle inizialmente non riuscì a connettere su cosa stesse accadendo. Solo dopo qualche istante si voltò, notando quindi l'assenza del campione alle sue spalle.

Ma quando riuscì a vederlo, la sua unica reazione fu quella di finire fuoristrada e correre da lui.

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