Quella notte sembrò non finire mai per Clyde. Fissò inutilmente l'orologio sulla parete della camera minuto dopo minuto, quasi non capacitandosi di quanto lentamente si muovessero le lancette in quel momento. Kain stava già dormendo, stretto tra le sue braccia. Non riusciva a capire quella calma da parte sua, non dopo l'incidente di qualche settimana prima. Voleva soltanto che quella domenica passasse in fretta, così da poter tornare a casa e sapere il suo campione al sicuro almeno per un altro po'. E invece nulla, gli occhi non volevano saperne di restare chiusi. Rassegnato, rimase minuti interi a guardare l'altro dormire, spostandogli i capelli dal viso, sfiorando la sua pelle. Essere lì con lui in quel momento gli sembrava quasi un sogno. Riuscì a prendere sonno solo all'alba, quando ormai il tempo rimasto per riposare era davvero poco. Difatti, nemmeno un'ora dopo, si ritrovò di nuovo sveglio a guardare Kain, stavolta sveglio al suo fianco. Con una tenerezza disarmante quest'ultimo poggiò le labbra sulle sue ripetutamente, dovendo trattenere una risatina per quel gesto così infantile che a modo suo lo avrebbe fatto svegliare. «Bonjour mon amour, comment vas-tu?» mormorò Kain cercando di risultare più credibile possibile nel parlare in quel modo, ricevendo di rimando una risatina da parte del francese e un semplice «j'ai sommeil», "ho sonno".
Quando raggiunsero la pista, fecero finta di nulla. Come al solito nessuno sguardo, nessuna effusione; ognuno restava ai suoi box per gli ultimi controlli prima del warm-up. Prima di salire sulla moto però Kain temporeggiò un po', seduto a terra con la schiena contro la parete e la collanina tra le mani, intenta ad oscillare a destra e sinistra davanti al suo sguardo perso chissà dove. Gli dispiaceva davvero non poterla indossare durante la gara, e se la portò innocentemente al petto come se a stringerlo in quel momento fosse proprio il suo rivale. Non lo avrebbe mai ammesso davanti agli altri, ma stava morendo di paura. "Ci è mancato poco", "è stato fortunato". Parole che gli ronzavano in testa in loop, senza sosta. Aveva solo bisogno di sentirsi dire che sarebbe andato tutto bene, che nonostante le sue pazzie non sarebbe finito di nuovo rovinosamente a terra come l'ultima volta. Non poteva permettersi di correre e "trattenersi", non lottare. Non sarebbe stato molto alla Kain. Era il campione, e doveva restarlo. Tutti avevano così tante aspettative su di lui, che non poteva deluderli.
«Kain!»
La voce di Søren lo riportò alla realtà, costringendolo a mettere da parte quei pensieri e guardarlo negli occhi. Il maggiore gli porse una mano per aiutarlo a tirarsi su, accennando appena un sorrisetto e scompigliandogli i capelli. «Agitato?» «Forse». A quel punto gettò nuovamente lo sguardo tra le sue mani, stringendo appena il regalo di Clyde. Subito dopo lo mise al collo del meccanico, che perplesso guardò la medaglietta. «Sarebbe?» «Non posso tenerla sotto la tuta. Appena la gara finisce, me la porti. Sta' attento e non perderla, rovinarla, o qualsiasi altra cosa. Chiaro?» «Sissignore, ai suoi ordini» ridacchiò, leggendo l'incisione sul retro. Adesso era tutto chiaro.Quella gara non fu di certo una delle più emozionanti. Entrambi sembravano abbastanza assenti, i sorpassi furono pochi e netti, nessuna cazzata o rischio particolare. Una di quelle gare carine, ma dimenticabili. Nonostante ciò la corsa catalana fece guadagnare altri venticinque punti all'inglese, seguito da Clyde come previsto già dalle prove del giorno precedente. Quest'ultimo era quello che tra i due si era forse impegnato meno, tanto che quando si ritrovarono davanti ai box con i loro team a festeggiare quell'ennesimo podio, Kain gli diede una leggera gomitata. «Potevi almeno fingere di correre, sai?» mormorò ancora con la borraccia tra le mani, prima di porgergliela -notando il suo affanno ancora evidente-. Non si fece pregare e la afferrò subito, bevendo fino a tirare un sospiro di sollievo. Iniziava a fare caldo, ormai. Solo dopo si avvicinò a Kain e, ignorando i membri dello staff e chiunque altro attorno a loro, gli diede un bacio sulla fronte spostandogli i riccioli dal viso. «Scusa, non c'ero molto con la testa oggi, e non ho dato il massimo..» «L'ho notato.» «Ma nemmeno tu sei nelle condizioni di parlare. Fingi che 'sti cinque punti siano un regalo di fidanzamento o qualcosa di simile. Non si ripeterà una cosa del genere.» «Vaffanculo, français de merde!»
Nelle settimane successive non ebbero il tempo di vedersi. A differenza delle altre volte continuarono però a sentirsi telefonicamente, fino ad arrivare finalmente alle prove in Olanda, sul circuito di Assen. Non appena Kain raggiunse i suoi box, si voltò immediatamente a cercare con lo sguardo il francese. Ci stava mettendo più del previsto.
«Gray» lo richiamò Alexander, il suo capo, portandogli una mano sulla spalla «vedete di fare una gara come si deve stavolta. Non voglio vedere una seconda Catalogna, anche uno stupido si sarebbe reso conto di quanto voi due nemmeno ci stesse provando, a darvi un minimo di battaglia.» «Non ricapiterà. È stato un caso, davvero.» «Me lo auguro. E meno smancerie davanti le telecamere, se no col cazzo che mi sorbisco le tue lamentele dopo le conferenze se chiedono della vostra vita privata. O fate un cazzo di annuncio o tornate a comportarvi come facevate quattro mesi fa. Intesi?»
Non rispose. Non ce n'era bisogno, in effetti. Cosa poteva dirgli se non "va bene", "hai ragione"? Fosse dipeso da lui lo avrebbe sicuramente già detto a tutti. Lo avrebbe addirittura baciato sul podio, come troppo spesso aveva già fantasticato di fare. Ma cosa avrebbe detto Clyde? Era il suo primo anno nella classe principale, a differenza sua non aveva nemmeno mai parlato della sua vita privata davanti ai media e non aveva quindi minimamente accennato ad un coming out, insomma sarebbe stato ricordato quell'anno solo come la nuova conquista di Kain Gray, e non era di certo quello che gli serviva. Non avrebbe di certo preso lui l'iniziativa di fare una qualsivoglia rivelazione su loro due, questo è certo. Sarebbe toccato a Clyde decidere il momento giusto.
Nel tardo pomeriggio, di ritorno dalle prove del primo giorno, Kain non ebbe nemmeno il tempo di raggiungere la sua camera che sentì qualcuno, lì in mezzo al corridoio, stringerlo così forte dalla schiena tanto da sollevarlo da terra. «Ma che cazzo!» «Mon petit souris!» Il sorrisetto di Clyde quando lo lasciò andare era una delle cose più innocenti e carine di sempre «Mi sei mancato da morire in 'sti giorni! Sbrigati a cambiarti così scendiamo, gli altri ragazzi ci aspettano perché credo abbiano intenzione di cenare tutti insieme, oggi.» «Fai un bel respiro, mangia baguette» ribatté il campione, ridacchiando per la velocità con cui furono pronunciate tutte quelle frasi. Il francese sembrava un bambino emozionato davanti a chissà cosa, in quel momento; non serviva nemmeno che esprimesse a parole la sua felicità: era palese. Dopo un rapido bacio a stampo, il campione gli scompigliò i capelli -già disordinati, in realtà- prima di allontanarsi verso la sua camera, non prima però di avergli detto «Ci vediamo lì, Gautier».
Inutile dire quanto Clyde si sentisse a disagio in quel momento. Non aveva ancora preso chissà che confidenza con gli altri piloti -e come lui, anche alcuni nuovi arrivati nelle scuderie minori-, e trascorse la maggior parte del tempo in silenzio, o al massimo a ridere alle battute altrui. Era ovviamente seduto di fianco a Kain, che di tanto in tanto cercando di attenuare la sua agitazione gli prendeva la mano da sotto il tavolo, stringendola e accarezzandola con una delicatezza solo sua. Con l'altra mano invece passava minuti interi a giocare con la collanina, tra una battutina e l'altra. Ormai erano praticamente arrivati a metà di quel lungo mondiale, e tra di loro c'era chi si divertiva già a fare pronostici per le gare a venire. Una delle ipotesi favorite dai colleghi era quella che vedeva Clyde come vincitore quella domenica, solo per poi vedere la vendetta schiacciante del'inglese che, la settimana dopo, avrebbe corso in casa. In effetti, da quando era in MotoGP, Kain era riuscito sempre a salire sul podio in Inghilterra. Sarebbe stata dura batterlo.Alla fine della serata, come ormai non faceva da un bel po', il campione riuscì a fermare l'altro prima che se ne tornasse in camera. «Vuoi compagnia?» esclamò con un certo sarcasmo, piazzandosi davanti a lui.
E senza nemmeno rispondere, Clyde gli prese la mano trascinandolo con sé.☆SPAZIO AUTRICE☆
Salve a tutti! Non sono solita scrivere qui gli angolini personali, ma dopo questo mese di pausa mi sembrava doveroso farlo: ho iniziato l'università e sono stata molto impegnata ad ottobre, e solo ora ho trovato il tempo di concludere questo capitolo nonostante sia molto "leggero". Vi dico già che coi prossimi non sarò così buona anzi, siamo quasi arrivati ad un punto cruciale della storia... Comunque! Grazie a quei pochi che continuano a leggere e supportare questo libro, vi ricordo di commentare e votare! Ultima cosa: pensavo, magari a fine storia, di fare un capitolo interamente dedicato ai disegni che ho fatto su loro due e questa storia in particolare e, se ce ne saranno, anche disegni fatti da voi lettori..? Okay, ho finito con gli avvisi e le scuse! Bye!
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Rush [SOSPESA]
Action[ Inizio: 25/01/19 - Conclusione: x ] «Quanto sei disposto a rischiare, pur di inseguire un sogno? Ne vale davvero la pena? Insomma, ogni volta che sali su quella moto, non puoi sapere se sarà l'ultima. E per cosa?» «Perché questo è quello per cui s...