PARTE 08

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e lo inseguo con un colpo di verità


danzando nella nostra casa con il tuo fantasma

Si dice che si riesca a comprendere il valore di ciò che si ha solo quando lo si perde, e mi rendo conto - solo ora - che è

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Si dice che si riesca a comprendere il valore di ciò che si ha solo quando lo si perde, e mi rendo conto - solo ora - che è

veramente così.

La consapevolezza che la ragazza che amavo - che forse amo ancora - non tornerà più da me, mi investe come

uno tsunami; e alla pari di questo, calde e copiose lacrime scendono dai miei occhi, diventati più tristi al

ricordo di lei.

Cerco di asciugarmi le guance e arrestare la corsa del mio pianto, ma il dorso della mano non fa nemmeno

in tempo a scacciare i rimasugli delle ultime, che già altre lacrime di posano sul mio viso, fino ad arrivare al

mento e scendere giù per il collo.

Comincio a non curarmi più del mio volto bagnato, e mi crogiolo nella mia autocommiserazione.

Solo ora capisco che tutte le colpe che continuava insistentemente ad addossarmi erano vere, come nulla -

forse - lo è mai stato.

Mi rendo conto sia stata colpa mia, in parte, per innumerevoli ragioni.

Appena trasferiti provare il brivido di una convivenza ci rendeva euforici, riuscivamo a incastrare

perfettamente le nostre lezioni con i nostri impegni personali e trovavamo sempre un po' di tempo per

starcene da soli; che fosse tra una lezione e l'altra, o alla sera distesi sul divano, o direttamente sul letto.

Un giorno mi resi conto che vivevamo in un mondo fantastico, dove io ero il principe, e lei la mia


principessa.

Così provai a cercarmi un lavoro, non volendo che i miei genitori continuassero a gravare sulla mia


indipendenza, che indipendenza tanto non lo era.

Ci misi un po' di mesi, ma alla fine lo trovai; la paga non era chissà cosa, e molto spesso dovevo stare in

piedi tutta la notte per riuscire a studiare per gli esami, eppure il mio stomaco si era fatto più leggero:

almeno, così, riuscivo a pagarmi tutte le attività extra che non rientravano nello studio.

È da qui che, molto probabilmente, tutti i nostri problemi vennero a galla, quelli che ostinatamente

cercavamo di ignorare.

Come il fatto che non avessimo nulla in comune; possibile che me ne accorsi così tardi?

Il mio tempo libero era diminuito drasticamente: dovevo incastrare università, lavoro e studio, e


ventiquattrore in un giorno sembravano non bastarmi mai.

Dormivo poco, e lo stress che accumulavo si andava a scaricare nella nostra relazione: lei che cercava

continuamente attenzioni, che io puntualmente non le concedevo - a parte qualche giorno, dopo le sfuriate

a cui andavamo inevitabilmente incontro -, io, che ero diventato come i primi anni delle scuole superiori,

cioè disinteressato a qualsiasi cosa non riguardasse me.

Tante volte mi ha additato come l'egoista di turno, quello a cui non importava niente della piega che stava

prendendo il nostro rapporto... io come un coglione continuavo a negare l'evidenza, continuando a ripetermi che era lei quella che si faceva troppi problemi, era lei quella paranoica.

È andata a finire che lei - nonostante l'incredibile dolore che provasse, ma che io non riuscivo a


comprendere - ha avuto le palle - non io - di prendere in mano la situazione, ed è andata via, cosa che io non ho avuto il coraggio di fare.

ghost of you › jeon jungkookDove le storie prendono vita. Scoprilo ora