Capitolo 4

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A/N: Ciao a tutte, eccoci finalmente al tanto atteso capitolo 4. scusate per il ritardo hahaha Come potete vedere il mistero si infittisce ancora di più, ma tranquille, stiamo solo all'inizio!

Mi era venuta in mente un idea carina... avevo pensato che sarebbe stato bello dedicare ogni capitolo a ciascuna di voi. A chi non se lo aspetta e poi boom... trova nelle notifiche un capitolo dedicato.Che ne pensate? quindi dal prossimo capitolo se vi piace l'idea, pescherò qualcuno che vota e commenta la storia.

come sempre spero che il capitolo vi piaccia e beh, ricordatevi di votare e commentare. in realtà è brutto chiederlo però per me è molto importante. mi sprona a fare sempre meglio.

Volevo consigliarvi: di Arwen951 Monster che personalmente sto leggendo e mi piace molto.

Questo è tutto per oggi fatemi sapere i vostri parere un bacio a tutte xxxxx

EMILY'S POV

La pistola era fredda contro la mia pelle. Un freddo glaciale, straziante, pareva che la fronte potesse prendere fuoco da un momento ad un altro. Forse era solo la pura. Che schifo. La sagoma nera dinanzi a me, l'incappucciato, continuava a dire cose sconnesse al suo amico, o per lo meno io non riuscivo a capire di cosa stessero parlando.

'ti prego non sparare' supplicai trovando aria tra un singhiozzo ad un altro. ' non sparare' piansi più forte quando ricevetti un calcio proprio alle ginocchia, costringendomi a cadere per terra.

La revolver nero pece era sempre puntata verso me, ma questa volta non a contatto diretto. Lo scontro che il mio sedere aveva avuto con il pavimento faceva male, ma in quel momento era l'ultimo dei miei problemi ad essere onesti. Era come se tutto in torno a me non fosse perfettamente nitido. Mi sentivo con una macchina fotografica non messa perfettamente a fuoco. Piangevo, piangevo forte. Ma non riuscivo a sentirmi.

Dovevo fare qualcosa. Se fossi rimasta lì ferma sarei sicuramente morta, mentre forse, se mi fossi data da fare sarei riuscita a scappare. Si, avrei rivisto i miei genitori, Kate e Liam, Justin. Era ora o mai più ed io scelsi di agire.

Credo di non essere mai stata così atletica nella mia vita come in quel momento. Con la manica della maglia mi asciugai le lacrime, presi un bel respiro e cominciai ad allungare una gamba. Prima pian piano poi sempre più veloce per acquistare mano a mano maggiore potenza. Così colpii l'uomo esattamente sulla coscia.

'ahhhh' un urlo di dolore questa volta sfuggì dalle sue labbra. Io sorrisi soddisfatta. L'incappucciato si abbassò di scatto per massaggiare l'area colpita mentre io non persi tempo e mi per alzai pronta a raggiungere la porta . Correvo. Correvo più che potevo. L'uscita mi era ben visibile ma più mi avvicinavo più, in realtà, mi allontanavo dalla mia meta. Era come se fossi caduta in un vortice. Correvo. Correvo. 'Cazzo la porta'.

Correvo sempre più veloce con un'unica idea fissa in mente. Justin. Dovevo liberarmi per lui. Justin. Justin. Correvo veloce. Dovevo tornare a casa da lui. Aveva bisogno di me. Io di lui. Il mio respiro si faceva sempre più affannoso. Correvo. Sempre più forte, sempre più veloce. Ormai mancava poco. Il mio cuore pareva volesse esplodermi nel petto.

Fu un minuto. Un insulso secondo. Un attimo che cambiò la mia vita. Due mani mi afferrarono per poi sbattermi contro un muro. 'Ma quanti muri che ci sono.'

L'incappucciato chiamò il suo assistente. Piangevo. Forte. Justin. Justin. Ero quasi arrivata, ce l'avevo quasi fatta, ti prego perdonami.

Fu un minuto. Un insulso secondo. Afferrarono la pistola, e levarono la sicura. Le lacrime scorrevano lungo il mio viso. Justin.Mi dimenavo e urlavo, ma invano.

Un colpo partì, la pistola sparò. Tutto bianco. Solo un urlo di terrore.

Ciao Justin.

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INSIGHT  //H.SDove le storie prendono vita. Scoprilo ora