Capitolo 1. Bisogno di aria

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Mi sento come se fossi arrivata al capolinea. Stanca della mia vita così atona. Stanca di rincorrere sempre gli ideali degli altri senza dare ascolto mai a me stessa.

Dovrei uscire con Lorenzo, il mio fidanzato, ma non ne ho assolutamente voglia.

La nostra storia ha iniziato a perdere quel brio, quella passione che ci ha uniti un tempo, ed io mi sento oppressa in una vita che non sento neanche mia.

Da Lollo
"Piccola, non vedo l'ora di vederti!"

Resto a fissare il messaggio. Non ho voglia di vederlo. Non ho voglia di stare con i suoi compagni di squadra, né con le loro fidanzate con cui a malapena scambio due parole di circostanza, solo per passare il tempo che i ragazzi sprecano divertendosi come bambini a rincorrere uno stupido pallone.

No, non credo lo capirò mai il calcio!

È un classico venerdì sera. Io sono già vestita di tutto punto, devo solo finire di truccarmi e la fidanzata perfetta poi sarà finalmente pronta.

Già, pronta per continuare la messa in scena che è la mia vita!

Mi guardo allo specchio e quella che vedo non mi sembro nemmeno più io.

Afferro il cellulare, posto accanto alla piastra ancora attaccata alla presa del bagno con la quale con cura ho stirato la mia lunga e banalissima chioma castana, e digito un messaggio di risposta di getto.

A Lollo
"Perdonami, ma non mi sento molto bene...
Resterò a casa stasera. 
Buona partita!"

Invio il messaggio e ovviamente dopo neanche un minuto eccola che arriva la sua risposta. Lorenzo vive attaccato al cellulare!

Da Lollo
"Che ti senti? 
Magari passo dopo la partita, così ti faccio compagnia."

Perché deve sempre essere così appiccicoso!?

No, non la voglio vedere la tua faccia stasera!

A Lollo
"Solito mal di testa, tranquillo.
Prendo un analgesico e mi metto subito a letto. 
Scusami ancora..."

Il mal di testa non è del tutto una bugia. È una reazione del mio fisico allo stress, o almeno così disse il mio medico quando qualche mese fa, allarmata da mia madre, andai per una visita di routine.

Sono agli sgoccioli con l'università, gli ultimi due esami da preparare e la tesi ancora da dover finire. Sto finalmente per concludere la triennale e sento sempre più il peso delle decisioni prese dagli altri sulla mia vita.

Mi sento oppressa e senza nessuna via d'uscita...

Da Lollo
"Va bene... 
Buonanotte allora. 
Ti amo."

Ma chi vuole andare a dormire alle 21:00 di venerdì sera?

Resto a fissare ancora un altro po' il mio riflesso allo specchio fino a quando mia madre non apre la porta ed entra nel bagno.

«Non vai a vedere la partita stasera?»

Mamma deve sapere ogni singola cosa di me, qualsiasi spostamento io faccia, quali o quante persone io abbia attorno. Ogni dannatissima cosa.

Lei è così, tutto deve essere, in un modo o nell'altro, sotto il suo controllo. Almeno la mia vita lo deve essere per forza!

«Sì, vado.» mento, ma non ho assolutamente voglia di fingere un malore e starmene a casa questa sera, allarmandola per un non nulla.

Ho solo bisogno di aria.

«Portati un giacchetto, fa freddo.» mi ricorda ed annuisco in risposta finendo di passare il mascara nero sulle ciglia cercando di non sporcare la palpebra rovinando tutto.

Una volta in camera recupero la mia borsetta poggiata sulla sedia della scrivania insieme alle chiavi dell'auto che condivido con mia madre e anche quelle di casa.

Saluto mamma con un bacio veloce sulla guancia che nel frattempo è tornata in cucina a finire di infilare i piatti della cena nella lavastoviglie. E poi saluto anche mio padre che è stravaccato sul divano del soggiorno intento a guardare qualche serie crime in tv.

«Mi raccomando, non tornare tardi.» mi avverte, restando con lo sguardo fisso sul televisore.

Già, come se gli importasse!

«Sì pà, tranquillo.»

Apro la porta ed esco di casa per entrare nell'auto parcheggiata nel cortile. Metto in moto, ingrano la prima, abbasso il freno a mano e parto verso una meta sconosciuta evitando di accendere la radio.

Non ho in realtà un posto preciso in cui andare o dove potermi nascondere, non voglio semplicemente essere vista, né tantomeno riconosciuta.

Anche se è difficile. Il paese in cui vivo è talmente piccolo che tutti conoscono tutti!

Guido ripercorrendo quella strada che conosco a memoria.

Questa sera la dedico solo a me e al flusso dei miei pensieri...

Spazio autrice

Sì, lo so, vi aspettavate un capitolo di "I want You" e prometto che arriverà presto! Ma in questi giorni ho avuto questa strampalata idea e così l'ho buttata giù. Questa non sarà una storia vera e propria, sarà una sorta di sfogo che ho scritto tanto per, visto il periodo per nulla felice che sto attraversando. Non mi aspetto chissà cosa da questa storia, ma magari se anche voi vi sentite un po' come Bianca potete scrivermi, anche giusto per darci un piccolo conforto.

A presto!🌼

Un bacio al sapore di MarlboroDove le storie prendono vita. Scoprilo ora