Capitolo 5. Una pazzia

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«Ti andrebbe di fare una pazzia?» mi sorride ed io lo guardo con le sopracciglia aggrottate.

In fondo è già una pazzia pensare di essere insieme e così vicini da poter sentire i nostri respiri fondersi tra di loro.

Lascia la presa su di me e mi afferra una mano stringendola forte nella sua.

Non mi dà modo di poter rispondere, mi trascina con lui fino all'uscita del parco e si ferma davanti il suo fedele motorino.

È proprio come lo ricordavo: un cinquantino tutto nero con due strisce di un rosso fiammante ai lati.

Ho sempre desiderato poter far un giro insieme, stringendomi a lui e sfrecciando per le vie del borgo col vento che mi scompiglia i capelli.

Mi lascia la mano e recupera da sotto la sella un casco con visiera completamente nero.

Si gira verso di me e mi aiuta ad indossarlo assicurandosi poi che sia anche ben agganciato.

«E tu?» gli chiedo indicandolo col capo.

Alza le spalle e sorride. «Lo dovresti sapere... Non l'ho mai indossato e continuerò a non farlo, mai.» mi strizza un occhio e arrossisco.

La ragazzina che lo scrutava da dietro la tenda non si sarebbe mai potuta immaginare che un giorno lui la invitasse davvero a salire sul suo motorino realizzando una sua fantasia.

Salgo dietro di lui e mi tengo timida alla sella, ma le sue mani cercano le mie e quando le afferra me lo porta sul suo bacino per aggrapparmi a lui.

Sorrido certa che lui non possa vedermi.

«Tieniti forte.» si gira appena con il capo verso di me ed io mi poggio con la guancia alla sua schiena.

Mette in moto e sfreccia via.

Sento l'aria che mi sbatte sul viso e che mi fa svolazzare i capelli lunghi che fuoriescono da sotto il casco.

Penso che se mia madre mi vedesse ora si infurierebbe, probabilmente mi terrebbe persino rinchiusa in camera per un bel po', anche se ormai non ho più l'età per essere messa in punizione.

Ma alla fine, a chi importa cosa ne pensa lei in questo momento?

Mi godo l'ebbrezza del momento e non sto neanche a pensare a dove stiamo andando.

Sento ancora il suo profumo forte addosso e il batticuore causato dall'adrenalina, mentre sfreccia tra le auto e si addentra nella città, superando anche quella nella notte.

Chiudo gli occhi e lascio andare via ogni pensiero, ogni risentimento.

Mi sto fidando di lui, nonostante sia sempre stato il tipo di ragazzo da cui mia madre mi ha avvertito di stare alla larga. Nonostante sia stato lui il primo che mi ha fatto battere forte il cuore, per poi spezzarlo con una sola parola.

Eppure sembra avermi capita meglio di chiunque altro...

Si ferma dopo un po' e solo allora riapro gli occhi.

Lo conosco questo posto!

Siamo vicini al vecchio castello della città, fermi davanti il muretto sottostante e da qui posso vedere il panorama magnifico che c'è da quassù.

Tutta la nostra città in tutta la sua naturale bellezza!

Sono stata qui tempo fa insieme ad alcune colleghe dell'università durante una mostra al castello come ragazza immagine. Dovevo occuparmi solo di indicare le uscite e le entrate ai visitatori, ma non mi sono mai soffermata sulla vista che c'è da quassù.

Scendo insieme a lui dal motorino, levo il casco e lo poggio sul sedile sotto il suo sguardo attento.

Mi avvicino al muretto e mi godo il panorama. Si vede tutta la città da qui: il ponte illuminato sul fiume su cui passano le auto, l'insegna enorme del centro commerciale, il corso della città tutto illuminato...

«È davvero bello qui!» commento entusiasta e lo sento avvicinarsi.

«Già. Tutto sembra migliore se lo guardi dalla giusta angolazione. Anche questa città...» lo sento sospirare accanto a me.

Mi viene spontaneo posare una mano sulla sua e stringerla. È lui che fa intrecciare le nostre dita e le osserva.

Non abbiamo mai avuto un contatto così ravvicinato come questa sera in tutti questi anni passati, eppure sto davvero bene in sua compagnia, per nulla a disagio, come se fosse la cosa più naturale del mondo.

E per la prima volta, dopo tempo, non mi sento soffocare!

Spazio autrice

Come Bianca adesso anch'io non vorrei sentirmi soffocare, ma a volte capita, credo un po' a tutti almeno, di sentirsi sopraffatti dai problemi o anche solo dai pensieri.

Sono sempre stata una ragazza molto emotiva e introversa. Tendo a starmene sempre nel mio per via della mia insicurezza, ed è proprio questa insieme al mio farmi paranoie inutili a sopraffarmi a tal punto da mandarmi nel panico. È qualcosa che mi creo da sola, qualcosa che credevo di aver superato dopo un periodo non molto bello della mia vita e che a distanza di quattro anni si è ripresentato.

A volte credo che non supererò mai questa fase, altre cerco di farmi forza... Oggi però è uno di quei giorni in cui non riesco ad essere positiva e per una sciocchezza da nulla non riesco a smettere di piangere e sentire un macigno sul petto che mi blocca il respiro.

Odio sentirmi così!
Odio farmi vedere così vulnerabile.
E allora mi nascondo come posso, solo per non vedere gli occhi disperati di mia madre che non sa come reagire o quelli confusi di mio padre e soprattutto per non far preoccupare inutilmente il mio ragazzo.

Così scrivo, invento storie, cerco di sfogarmi. A volte funziona. Per questo il capitolo oggi, nonostante sia pronto nelle bozze da un bel po'...

Scusate il papiro (avevo bisogno un po' di sfogarmi) e a presto 🌼

Un bacio al sapore di MarlboroDove le storie prendono vita. Scoprilo ora