Il Capitano Limes strinse la mano all'uomo; gli sembrò d'afferrare un pesce.
«Ci dispiace immensamente per l'accaduto, così come il vederti rinunciare.»
La seconda parte era ovviamente una bugia, ma a Willam Bordo non importava più di quanto gli interessasse il posto da boia. In fondo si era presentato solo per zittire la moglie. Ciò che gli premeva davvero era cambiarsi i pantaloni.
Limes lo osservò andarsene a passo svelto, e non poté biasimarlo.
«Bene, due in meno» sussurrò al Sergente tornando in ufficio e lanciando un'occhiata in tralice ai candidati rimasti, nuovamente in bell'ordine nell'atrio della gendarmeria.
«Che ne facciamo di quel Bertolo? Non possiamo tenerlo qui, non ancora, almeno.» Il Sergente si preoccupava sempre troppo dei regolamenti.
«Prima risolviamo la questione del boia, poi lo manderemo a prendere. Tanto non credo si sveglierà molto presto. Ora recupera qualche pergamena e dei carboncini, mi è venuta un'idea.»
Florio lo guardò come fosse stato un cane pronto a scavare una buca in giardino. Aveva una inspiegabile capacità di farlo sentire in colpa tutte le volte che percorreva strade al limite del regolamento, o anche solo quando pensava di percorrerle.
«Voglio proporre un esame scritto, sulla storia cittadina. Quel salleziano è sicuramente analfabeta, non saprà neppure scrivere il suo nome.»
«Se è per questo anche mio cognato credo abbia difficoltà nello scrivere il suo nome...»
«Ah...» Corrugò la fronte nel tentativo di leggere nella mente del collega: «Ma con la storia cittadina se la cava bene, no?»
«Qualcosa credo sappia.»
«E allora faremo un interrogatorio.»
Il Sergente lo fissò ancora in quella maniera supponente. «Un'interrogazione...»
«Sì, quella. Sono certo che quel negro non sa niente della nostra cultura.»
«Forse no, ma ha un destro micidiale.»
Il Capitano Limes ignorò il sottinteso e gli chiese di convocare il primo candidato. Il Sergente consultò il suo taccuino e uscì a chiamare Karina.
La donna entrò nell'ufficio con movenze feline. A Limes bastò uno scambio di sguardi per capire che non stava tentando di circuirlo, era la sua camminata naturale. Altrimenti non si spiegava perché con gli occhi pareva volerlo uccidere.
«Spero che vorrete iniziare la selezione attitudinale prevista dall'ordinanza» esordì sedendosi davanti a lui.
Limes non si scompose: «Sei qui per questo, cominciamo con un... una interrogazione. Vorrei che mi dicessi quando è stata introdotta la pena di morte a Firmiona.»
Un sorriso morbido si distese sul viso della giovane. Pareva pronta a divorarlo. «È stato l'editto di Re Ignazio il Sadico, centoventotto anni fa, a reintrodurla, dopo una pausa durata tre secoli. In precedenza era stato per ordine del Governatore cittadino, Berenzio, che le decapitazioni erano tornate di moda. Ma ancor prima...»
Karina non aveva solo un corpo da capogiro ma anche una voce calda e sensuale. Limes si perse nell'ascoltarla come fosse stata musica e non seppe dire quando smise di capire cosa stesse dicendo, ma probabilmente parecchio tempo prima. Fu una gomitata del Sergente a riportarlo alla realtà.
«Bene, signorina, puoi andare.»
Quella si alzò con il piglio di chi ha la vittoria in tasca e il Sergente la seguì per far entrare il secondo candidato, Meridio Appio.
Limes lo accolse con un bonario sorriso: «Non ho ancora avuto modo di ringraziarti per l'intervento durante quel piccolo incidente...»
«Dovere, Capitano.»
«Bene, ora perdonami ma abbiamo questa formalità, dovresti rispondere a qualche domanda.»
«Se posso, volentieri.»
«Sai dirmi quando è stata introdotta la pena di morte a Firmiona?»
Il guerriero pensò pochi instanti. «No, mi spiace signore, io sono originario della Galemia, sono qui da pochi giorni.»
«Ah.» Il Capitano conosceva la geografia il minimo indispensabile per sapere che il confine con la Galemia distava parecchie miglia, e che era composto per lo più da montagne inaccessibili. Insomma, era lontana, come la maggior parte dei posti che non fossero Firmiona. «Però sai sicuramente dirmi chi è il Governatore della città.»
«Ne ho sentito parlare... c'era forse il suo nome sull'editto, nella bacheca... Mi pare con la N... Nondiano, Nobbiano...»
«Moltareno, Conte Moltareno della Forra» sospirò il Capitano.
«Sì, ecco, c'ero quasi» sorrise l'altro, per nulla impensierito dalla sua prestazione. «Avrò comunque tempo per impararlo.»
«Prima o poi» commentò ad alta voce il Sergente.
Limes gli riservò un'occhiata di rimprovero e fece un ultimo tentativo: «Il nome del nostro Re, invece...»
Il guerriero completò la frase senza tentennamenti: «Marazio III, il benevolo.»
Il Capitano fissò il vuoto e senza tradire emozione disse: «È morto l'anno scorso, ora c'è suo figlio, Igenzio II.»
«Ah. Beh, condoglianze, allora.»
«Direi che il signor Appio può andare, concorda, Capitano?»
Il tono da primo della classe del Sergente lo irritava sopra ogni cosa, anche se era tutta apparenza e nessuna sostanza. «Sì, può andare» sbottò.
Il guerriero uscì dalla stanza senza essersi reso davvero conto di cosa fosse successo.
«Dica la verità, Capitano, voleva darlo a lui il posto?»
«Più adeguato dei vostri perenti lo è di sicuro, non puoi negarlo.»
«Non lo nego, però non possiamo fargli tagliare teste in nome del Re e del Governatore se neppure sa chi sono.»
Un "può sempre impararlo" sfiorò le labbra di Limes che poi disse ad alta voce: «Vorrà dire che ne elimineremo due in un colpo solo. Fai entrare il salleziano.»
Il Sergente eseguì e l'uomo si presentò sulla soglia dell'ufficio. Dovette chinarsi e ruotare il busto per passare.
Florio gli indicò una sedia. Il Capitano ebbe l'impressione che quella, se avesse avuto una coscienza, sarebbe fuggita pur di non sopportare il peso del gigante. In effetti gemette come fosse stata viva quando l'uomo vi si sedette.
«Bene, io adesso fare a te qualche domanda, va bene?» Limes, ripensò a ciò che aveva detto: gli era venuto spontaneo parlare come un idiota.
«Va bene.»
«Sai da quando c'è la pena di morte a Firmiona?»
«Molto tempo» rispose il salleziano.
Limes iniziò a rallegrarsi.
«Centovettotto anni» aggiunse quello, freddando l'entusiasmo del Capitano.
«Ed è stata voluta da...»
«Un certo Re Ignazio, che non va confuso con quello di oggi, Re Igenzio II, anche se penso proprio che sono parenti.»
Il Sergente, sempre in piedi alla sua destra, annuì grattandosi il mento.
«E chi è che decide la pena di morte per un condannato?»
«Molte persone decidono. Il Governatore Moltareno, Re Igenzio II, oppure c'è una cosa che si chiama Suprema Corte Reale...»
«Sì, sì, va bene.» Il Capitano lanciò uno sguardo d'intesa al Sergente. Aveva finito le domande e sperava di mettere il salleziano in difficoltà con la cavillosa conoscenza burocratica del collega.
Il Sergente annuì di nuovo: «Bene, può andare» dichiarò con formale rigore, dimostrando al Capitano come fosse ancora necessario lavorare sull'affiatamento della squadra.
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Boia chi resta
FantasySei stufo di fare la vita del bamboccione e vuoi trovarti un lavoro serio? Forse sei capitato nel posto giusto. La città di Firmiona sta cercando una persona con una spiccata personalità, senso del dovere e della giustizia, e una buona manualità con...