Pair work

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"Allora ragazzi, tra due settimane dovete consegnarmi il compito sulle molecole." la voce della professoressa ridestò gli alunni dallo stato di trance tipico del lunedì mattina.

Un boato annoiato riempì l'aula.

"Non cominciamo a lamentarci, per favore. Ve lo avevo già detto. Voglio un lavoro completo, per questo lavorerete in coppia." strillò Mrs Learman.

"Io sto con Peter!" urlò un ragazzo infondo alla classe.

"No! Voi due combinate solo guai insieme. Le coppie le decido io."

Ancora una volta gli alunni sospirarono seccati.

"Allora: Anderson e Matthews, Wilkinson e Foster, Marshall e Richardson, Tomlinson e Styles..."

"Co-cosa?" il continuo blaterare della professoressa fu interrotto dalla voce flebile e indecisa di un Harry incredulo.

"Ha detto qualcosa Signor Styles?" chiese la donna visibilmente irritata.

"No, niente..." rispose il ragazzo convinto che la sua lamentela non avrebbe cambiato la situazione.

"Non potrebbe andarti meglio, Styles!" una voce beffarda giunse alle orecchie del riccio.

"Una strusciatina tra una ricerca e l'altra sarebbe perfetto per voi, vero Tomlinson?" continuò la voce precedente che Harry riconobbe per quella di John.

"Chiudi quella cazzo bocca, John!" rispose Louis alla provocazione.

"Cos'è questo linguaggio nella mia classe? Moderate i termini!" sbraitò la professoressa.

"Ma chiudila tu, Tomlinson! O forse sei troppo abituato a tenerla aperta quella bocca da pompinaro che ti ritrovi!" continuò il ragazzo.

Louis si alzò dalla sedia con uno scatto, facendola cadere. Il rumore dell'impatto con il pavimento rimbombò nell'aula. Subito le sue mani raggiunsero il colletto della polo del suo rivale.

"Non ti azzardare più, coglione!" gli urlò in faccia.

"Pensi che arrivare tardi e sfuggire alla campanella ti renda immune agli insulti? Mio caro Louis, qui a scuola lo sanno già tutti! Sei diventato uno sfigato, proprio come Styles!" lo provocò ancora John.

Le urla di Mrs Learman, e i suoi tentativi di separare i due si dimostrarono totalmente inutili quando il pugno di Louis si schiantò sul viso dell'altro. Lo picchiò a lungo e con forza. Si sfogò sul viso del ragazzo con rabbia e frustrazione. E quando finalmente si rese conto che quelle parole, quegli insulti erano esattamente quelli che lui aveva rivolto ad Harry per tanto tempo, si fermò. Guardò per un attimo il viso sanguinante del suo compagno di classe e poi si voltò verso Harry che, naturalmente, non poté accorgersene. Quando i suoi occhi si posarono sul viso delicato del riccio, si trasformarono. Da duri quali erano, divennero dolci e quasi supplichevoli. Cercavano il perdono di Harry. Il perdono per tutto il male che gli aveva procurato, tutta la sofferenza che gli aveva portato, tutto quell'odio ingiustificato nei suoi confronti. Harry non aveva mai reagito, non si era mai vendicato, era rimasto al suo posto e aveva subito tutto in silenzio. Se non riusciva a sopportare un piccolo insulto da parte di un suo compagno di classe, come sarebbe riuscito a sopravvivere agli sguardi disgustati di tutta la scuola? Come? Non riusciva a trovare una risposta a questa domanda. Harry era davvero troppo per lui, gli era superiore, non sarebbe mai riuscito a diventare come lui, non lo meritava ma comunque rappresentava l'unica forza che aveva.

"Oh mio dio! Che qualcuno accompagni il Signor John in infermiera! Tomlinson, tu invece vieni in presidenza con me! Muoviti!" la donna riuscì finalmente a farsi rispettare.

I feel you next to meDove le storie prendono vita. Scoprilo ora