Always in my heart

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Il grande giorno era arrivato. Harry era un fascio di nervi. Non faceva altro che camminare a vuoto in quella stanza che era stata la sua casa per alcuni mesi. Avanti e indietro, senza fermarsi mai un secondo. La familiarità di quel posto, la sicurezza nel muoversi in un luogo ormai conosciuto, quei mattoni per terra quasi consumati dal suo continuo andirivieni. Le dita delle sue mani a torturarsi incessantemente, le unghia mangiucchiate, il labbro inferiore tartassato dai denti. L'umore ancora più buio, influenzato dalla pioggia ininterrotta che si infrangeva sulle strade di Londra dalla notte precedente. L'attesa del signor Morris era ancora più straziante senza Louis. Il dottore sarebbe arrivato a breve e il suo ragazzo ancora non c'era. Lo voleva accanto più di ogni altra cosa. Quello sarebbe stato un passo importante della sua vita, impossibile da compiere senza la mano di Louis a stringere la sua. Se tutto fosse andato per il verso giusto, finalmente sarebbe tornato a vedere i colori, la luce, i volti, i luoghi. Ma la prima cosa che voleva fare era perdersi nell'azzurro di quegli occhi, contemplare la perfezione di quel viso, venerare e poi baciare quelle labbra così sottili e delicate come i boccioli di fiore in primavera. Voleva ammirare come il sole si posasse su quella pelle, come il vento scompiglisse quei capelli color biondo cenere, come un sorriso potesse creare quelle deliziose rughette accanto agli occhi, come l'imbarazzo potesse accendere quelle guance, come il piacere facesse godere quel corpo, come le loro mani si incastrassero. Desiderava baciare ogni punto di quel corpo visibile ai suoi occhi, adorarlo, venerarlo, osservare come reagisse al contatto con le sue mani. E poi voleva amarlo, amare Louis anche con gli occhi perché tutto l'amore del mondo non sarebbe bastato, voleva che lui sapesse di essere tutto, il suo universo, comunicare con lo sguardo, in silenzio, senza parole. Ma, se qualcosa fosse andato storto, avrebbe pensato che Dio avesse deciso di togliergli la vista e che così sarebbe stato per il resto della sua vita, non ci avrebbe più provato, non ci avrebbe più sperato perché niente avvalena l'anima più dell'illusione. Avrebbe pianto, si sarebbe sentito ingenuo e stupido, deluso e ingannato, ma non più solo. Il suo antico demone della solitudine, quello che lo aveva torturato, fatto soffrire, ucciso internamente, ormai era morto, si era frantumato, era sparito nel preciso momento in cui Louis aveva fatto ingresso nella sua vita sconvolgendola, migliorandola, perfezionandola. Con lui affianco sentiva di avere tutto, di essere completo, invulnerabile. Grazie a lui il suo mondo, crollato sotto il peso di mille sofferenze, si era ricostruito, aveva una nuova vita, così come il suo cuore ormai arrugginito nel battere per amore, aveva ripreso a funzionare. Era incredibile come Louis avesse rivoluzionato tutto, ed era altrettanto sorprendente quanto Harry fosse diventato legato, vincolato, quasi dipendente dal quel ragazzo più simile ad un angelo che ad un essere umano. La sua vita aveva riacquisito un senso solo grazie a lui, una vita senza di lui non sarebbe stata degna di questo nome. E, mentre continuava ad agitarsi, a sbuffare nervoso e a camminare su quei mattoni percorsi e ripercorsi mille volte, non resistette più. Prese il suo cellulare posato sul comodino, digitò i numeri e premette il tasto verde.

Uno squillo.

Due squlli.

Tre squilli.

"P-pronto, a-amore?" la voce metallica di Louis raggiunse subito la cornetta, disturbata dalle interferenze del cattivo tempo.

"Harry. Harry. Harry. Hazza!" continuò a chiamarlo fin quando non udì risposta.

"Lou! Dove sei? Il dottore sta per arrivare. Non voglio farlo senza di te. Quando arrivi?" domandò Harry supplichevole.

"S-sono andat-to a p-prendere mia sorella all'aerop-porto. L'ho p-portata a cas-sa. S-sono sulla strada, non p-preoccuparti. Sto a-arrivando, p-piccolo!"

"Cosa? Non ti sento bene!"

"Ho d-detto che sto a-arrivand..."

"Lou! Lou!"

I feel you next to meDove le storie prendono vita. Scoprilo ora