Everything's gonna be alright

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Il St Mary's Hospital era l'ospedale nel quale Harry avrebbe trascorso due mesi della sua vita. La possibilità di tornare a vedere, l'eventualità di distinguere di nuovo i colori, la speranza di osservare per la prima volta il viso di Louis, questo era quello a cui aveva pensato quando sua madre gli aveva confessato di aver trovato il denaro sufficiente per un intervento di cheratoprotesi ottica. Ovviamente non ci sperava troppo. Sapeva che non sempre le cose vanno come si desiderano. Sarebbe stato un sogno riacquistare la vista. Sì, un vero e proprio sogno. Come uno di quelli che popolava la sua mente di notte, quando era immerso nel sonno più profondo. In quei casi, però, sua madre se la immaginava con quasi due anni in meno e i capelli più corti; la città in cui abitava aveva ancora le sembianze di Holmes Chapel, nonostante si fosse trasferito; il suo corpo era piuttosto cicciotello eppure, con tutto l'esercizio fisico che aveva fatto negli ultimi tempi, i muscoli si erano di certo tonificati. Era come se per Harry il mondo fosse rimasto fermo al 2013. Non riusciva proprio a creare nella sua testa l'immagine di sua madre invecchiata di ventuno mesi e con i capelli lunghi fino alla schiena. La sua fantasia non riusciva proprio a concepire le fattezze di quella Londra così immensa, conosceva solamente i luoghi più comuni come il Big Ben, il London Eye, il Tower Bridge e l'abbazia di Westminster, ma solamente grazie alle immagini che aveva visto su internet prima dell'incidente. Non riusciva ad immaginare il suo corpo più muscoloso e dimagrito di qualche chilo. Se l'operazione fosse andata a buon fine, non avrebbe più dovuto "fantasticare", perché sarebbe stato tutto lì, sotto i suoi occhi.

La macchina di Anne, che ospitava Harry e Louis, si fermò di fronte all'ospedale. I due ragazzi scesero dal veicolo e s'incamminarono verso l'entrata. Louis, con una mano, trasportava la valigia di Harry, con l'altra, teneva stretta la mano del riccio, quasi a volerla stritolare. La voce di Anne giunse chiara alle loro orecchie.

"Trovo un posto per parcheggiare e arrivo subito."

Louis fece un cenno con la testa e continuò a camminare al fianco di un Harry a dir poco terrorizzato. Di certo l'ospedale non era un posto che metteva allegria e l'idea di trascorrerci due interi mesi, doveva essere davvero deprimente. Superato il cancello d'ingresso le palpitazioni di Harry, sembravano dover far esplodere il suo petto.

"Harry, sta calmo." disse Louis sottovoce.

"Ho paura, Lou." rispose con il fiato strozzato in gola.

"Andrà tutto bene, vedrai." gli sussurrò.

Harry strinse ancora di più la mano del più grande e riprese il suo cammino.

Appena dentro, c'era il Pronto Soccorso, da una parte e i reparti delle varie specializzazioni, dall'altra. Harry ingoiò sonoramente. L'atmosfera che riusciva a percepire in quel posto era terrificante. Il rumore delle sirene delle ambulanze gli cuciva addosso un'ansia spaventosa. Odiava quel suono. Era il simbolo che qualcosa di dannatamente brutto stava per accadere. Chissà se chiunque fosse stato in pericolo si sarebbe salvato. Magari si trattava solo di un falso allarme. Chissà se i suoi parenti fossero già stati avvisati e stavano arrivando all'ospedale per dargli manforte. Ad un tratto lo stridio delle ruote di una barella che gli passava accanto, le grida di una donna e il pianto di un bambino, gli fecero scivolare una lacrima giù per la guancia. Andò letteralmente in panico.

"Louis, che ci facciamo qui?! Andiamocene subito!" sputò quasi gridando.

"Hey, amore mio, stai calmo. Siamo qui per te, per l'intervento, ricordi? Tra un po' il Dottor Morris ci riceverà. Vieni, fatti abbracciare." detto così lo abbracciò più forte che poteva. Come se volesse tenere uniti i frammenti del suo corpo che minacciava di andare in mille pezzi da un momento all'altro.

"Lou, odio stare qui. Mi ricorda il giorno del mio incidente. Quando mi sono risvegliato in un letto che non era il mio. Quando ho aperto gli occhi e ho visto il buio attorno a me. Quando intimavo all'infermiera di accendere la luce perché non vedevo niente."

I feel you next to meDove le storie prendono vita. Scoprilo ora