Lacrime amare

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𝐍𝐨𝐧 𝐞𝐬𝐢𝐬𝐭𝐞 𝐬𝐞𝐩𝐚𝐫𝐚𝐳𝐢𝐨𝐧𝐞 𝐝𝐞𝐟𝐢𝐧𝐢𝐭𝐢𝐯𝐚 𝐟𝐢𝐧𝐜𝐡è 𝐞𝐬𝐢𝐬𝐭𝐞 𝐢𝐥 𝐫𝐢𝐜𝐨𝐫𝐝𝐨


(𝐈𝐬𝐚𝐛𝐞𝐥 𝐀𝐥𝐥𝐞𝐧𝐝𝐞)


Ⅰ.

Clara Marinotti morì per una causa sconosciuta la seconda settimana di settembre del 1983.    Era uscita di casa abbastanza presto, verso le 7, come faceva per 30 settimane all'anno, per le restanti infatti, lo faceva solamente alle 15 avendo il turno pomeridiano.

Aveva bevuto il suo caffè ristretto macchiato, in piedi, davanti al piano in laminato giallognolo della sua cucina, mentre cercava di sistemare il laccetto del suo tacco sinistro con il piede destro esibendosi in uno strano balletto isterico che avrebbe fatto ridere chiunque.

Aveva poi estratto le chiavi dalla sua borsa di camoscio color mattone chiaro e stranamente le aveva trovate subito; aveva aperto la porta, il cancelletto e subito dopo anche la portiera della sua Panda rossa che avrebbe di sicuro dovuto cambiare, ma il suo stipendio non era dei migliori e Tommaso, suo marito, non era mai a casa.

Sapeva che la mansione che lui svolgeva non era di banale amministrazione come aveva sempre voluto farle credere: avrebbe potuto fregare sua madre, una vecchiaccia perfida che cercava di renderle la vita impossibile da quando si erano sposati, ma di certo, a lei non sarebbe riuscito "a darla a bere". 

Stava guidando l'auto per l'ultima volta in vita sua e non poteva saperlo.

Aveva schiacciato meccanicamente la frizione e ingranato la prima, il suo pollice poi si era scontrato con il tasto "play" del registratore, facendo partire "Time" dei Pink Floyd, che tanto amava.

Era una delle poche canzoni che conosceva che durassero poco più di 4 minuti, esattamente il tempo che lei impiegava per raggiungere il minimarket dove lavorava.

Giusto il tempo di parcheggiare e spegnere il motore, che il ritornello della canzoncina odiosa che avevano come spot pubblicitario iniziava già a rieccheggiarle nelle orecchie.

"Tutto fare, ogni sconto puoi trovare! Vieni subito daiii "...

Ancora si chiedeva come il suo capo, un sessantenne scapestrato avesse anche solo potuto pensare che queste quattro paroline potessero far in modo che i clienti ignorassero l'odore malsano di olio e la pessima situazione in cui versava il locale.

 Scrisse un messaggio veloce alla figlia, mentre si recava verso gli spogliatoi, o meglio, lo sgabuzzino dedicato al personale.

"Ade, scusa se ti interrompo, ricordati di avvertire tuo fratello del fatto che papà non tornerà a casa sta sera. Mi raccomando  non perdere tempo in biblioteca: ogni minuto è prezioso".

Il telefono si mise a squillare: strano, Ade la stava chiamando?! Per quale strano evento cosmico ciò stava accadendo? Sicuramente una qualche catastrofe.

Cominciò ad agitarsi e con le mani tremanti schiacció la cornetta verde sul display dell'apparecchio blu che reggeva, per miracolo, nella mano destra. "Ade, tesoro che succede?" "Nulla mamma, sono Marco, volevo dirti che Ade ha lasciato di nuovo il telefono a casa, ora si sta preparando per l'esame finale, non la disturberò per preparare la cena, tranquilla me ne occuperò io". 

Il cuore di Clara cominciò a regolarizzarsi, il sapore ferroso del sangue a scomparire e le mani a smettere di tremare. "Grazie caro, se non ci fossi tu, non so come farei. Appena arrivo a casa sistemo io  tua sorella". Chiuse immediatamente la chiamata, un po' per la rabbia, ma soprattutto perché Jay, in tutta la sua larghezza, la stava letteralmente fulminando con gli occhi per il tempo trascorso a non fare nulla.

Sotto le stesse stelleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora