Jurek's POV
Sono pacificamente disteso nel mio letto giocando svogliatamente con una piccola pallina di stoffa che mi regalò mia madre quando ero piccolo.
È da questa mattina che non riesco a pensare ad altro che non sia la persona incappucciata, non so perché ma la curiosità mi corrode pian piano come acido.
È un pensiero subdolo e strisciante che si insinua lentamente nella mia testa fino ad invaderla completamente.
L'avrò rivissuto nella mia mente almeno una decina di volte, tutto mi ricorda quella figura, dalle guardie che passano a cavallo ai gatti che passeggiano per strada fino all'odore di pesce arrostito che proviene dalle cucine.
Sento la pancia emettere un brontolio cupo. Che fame!
Tra poco, per fortuna verrà servito il pranzo. Probabilmente anche la persona adesso starà mangiando, a patto che non l'abbia già fatto.
Uno sbuffo infastidito mi esce dalle labbra mentre cambio posizione girandomi a pancia in sù ed ammucchiando maggiormente le coperte sul fondo del letto facendole cadere a terra con un tonfo sordo.
La cosa che più mi infastidisce è che ho inconsciamente finito di dire "l'uomo " optando per un più neutro "persona" o "figura". Ho come un tarlo in testa , il seme del dubbio che la persona che tanto bramo di conoscere possa essere una donna. Forse mi hanno portato a pensarlo le mani esili e delicate, seppur con qualche callo, con unghie curate e dita lunghe, fini ed eleganti. Anche se sono cosciente che è assolutamente improbabile la noia delle mie giornate mi porta probabilmente a sperare nell'opzione che trovo più interessante.
Eppure continuo ad avere questo presentimento...
Sbuffo nuovamente cambiando ancora posizione, sono insolitamente irrequieto.
Chissà se si è messo a correre di punto in bianco perché si era accorto che il gatto lo stava seguendo, anche se mi sembra praticamente impossibile.
Il problema è che potrebbe trattarsi di chiunque ed Atene è immensa, in più anche se me lo trovassi davanti non saprei riconoscerlo.
L'unico modo è provare a vedere se torna nel bosco.
Bene, è deciso! Domani mattina alla stessa ora di oggi andrò nel luogo dove l'ho visto inizialmente. Prima mi tolgo questo sfizio e prima finirò di pensarci.
Sobbalzo ai tre colpi attutiti che provengono dalla spessa porta di legno della mia stanza.
<<Avanti>> dico con tono scocciato a voce abbastanza alta per farmi sentire.
La porta si apre piano e dallo spiraglio sbuca con timore un bambino mingherlino e poco più alto del cassettone di ulivo appoggiato alla destra della porta.
Un sorriso spontaneo mi nasce in volto alla vista di quel visetto d'angelo contornato da ciocche di capelli color caramello, lisce come fili d'erba.
Due grandi occhioni da cerbiatto, cerulei e contornati da lunghe ciglia nere si staccano dal pavimento per guardarmi intimoriti.
<<Dimmi Xander>> comincio, vedendolo torturarsi le mani indeciso su cosa dire.
Un momento di silenzio invade la stanza mentre il bimbo tentenna.
<<Ti ho disturbato?>> si decide a chiede con una vocina fievole come un leggero venticello primaverile che passa tra le fitte fronde degli alberi.
Xander è il figlio della mia nutrice ed è l'unico oltre a lei a cui permetto di darmi del tu tra gli schiavi della casa.
Ormai, ha poco più di otto anni e fin da piccolo è sempre stato molto timido e cagionevole di salute.
Gli rivolgo un sorriso per rassicurarlo.
<<No, tranquillo.>>
Annuisce come se con quella semplice conferma si fosse tolto un gran peso.
<<Mamma mi ha mandato a dirti che è pronto il pranzo>>
Era ora! Mi alzo dal mio letto
completamente sottosopra per il mio continuo agitarmi e lo congedo con un fin troppo sbrigativo:
<<Grazie, arrivo tra poco>>
La mia balia mi ha sempre cresciuto e voluto bene come se fossi suo figlio.
Era l'ancella preferita di mia madre, quando è mancata quest'ultima ha sofferto molto ma mio padre l'ha sempre trattata al meglio e le ha pure permesso di avere un bimbo, concessione piuttosto rara. Su questo devo rendere atto a mio padre che si è comportato nel migliore dei modi.
Il bambino si chiude la porta alle spalle e poco dopo sento i suoi piccoli piedini correre per il corridoio.
Mi preparo veloce, ho veramente una fame tremenda, e percorro il corridoio in direzione della sala dei banchetti.
Sto passando di fronte alle stanze di mio padre quando sento un brusio attutito provenire dall'interno. Non ho visto ospiti entrare in casa...
Aggrotto la fronte confuso per poi controllare con attenzione che non ci sia nessuno nelle immediate vicinanze e sbirciare dallo spiraglio della porta lasciata socchiusa.
Le budella mi si contorcono dall'agitazione e dalla paura di essere scoperto, mi sento un bambino troppo curioso in questo momento. Dal sottile spiraglio di luce riesco a vedere che gli ospiti sono due ma uno è di spalle mentre l'altro non rientra nel mio campo visivo.
Mio padre che si trova di fronte alla porta sta ridacchiando allegramente, come l'uomo che non riesco a vedere, quello che mi da le spalle, invece, non sta ridendo ma dalla postura che ha assunto sembra abbastanza divertito.
Bah, saranno dei vecchi amici.
Sto per riprendere la mia strada quando la voce di uno dei due uomini sconosciuti mi fa impietrire.
<<Allora è deciso, il banchetto avverrà a casa mia tra tre giorni per festeggiare degnamente la vittoria. Agli invitati potremo sempre dire che è il debutto in società di mia figlia>>
Io questa voce la conosco, l'ho sentita innumerevoli volte alle riunioni degli arconti a cui sono costretto a prendere parte.
Ritorno su i miei passi e in quel momento l'uomo che ha parlato si gira di lato facendomi vedere il suo profilo aquilino e le guance scavate. A quanto pare non mi sono sbagliato, si tratta proprio di Gourias.
<< Io sono d'accordo, mi sembra una scusa abbastanza convincente>> questi invece è *****.
Come mai si parlano di nascosto e senza la presenza dei tesmoteti? In più non siamo in guerra quindi e cosa è riferita questa vittoria?
Forse alla riuscita della campagna di ristrutturazione degli acquedotti ma comunque non spiega il perché ne stiano parlando in privato, qui c'è qualcosa che non mi quadra.
Busso alla porta per poi entrare senza aspettare il permesso.
Mi ritrovo con tre paia d'occhi che mi scrutano. Mio padre ha un'espressione intimorita come un bimbo che viene beccato dalla madre a rubare i fichi secchi dalla credenza mentre l'arconte eponimo e l'arconte basileus mantengono un'espressione abbastanza neutra anche se riesco a scorgere una vena di fastidio e sorpresa in uno e paura nell'altro.
<<Signori, quale onore, non avrei mai creduto di trovarvi qui, mio padre non mi ha avvertito, altrimenti sarei venuto a porgervi i miei saluti prima. A cosa devo il piacere della gradita visita?>> Recito la mia parte come un bravo attore sul palcoscenico sfoggiando però un sorrisetto sardonico che faceva intendere che li avevo beccati: parlare di questioni politiche senza che gli altri arconti sapessero niente è considerato reato.
L'arconte eponimo, come suo solito, è il primo a riassumere la sua solita aria composta e a prendere in mano la situazione.
<<Oh, non preoccuparti, siamo arrivati da poco e ce ne stavamo proprio andando. Ero solo venuto a comunicare di persona ai miei più cari colleghi che tra due giorni ci sarà a casa mia un banchetto in onore di mia figlia che è ormai già da un anno in età da marito. Naturalmente mi sono premunito di dire a tuo padre che gradirei particolarmente la tua presenza>>.
Riservo all'uomo un'occhiata glaciale prima di rivolgergli il sorriso finto più realistico di cui sono capace per poi ribattere con noncuranza:
<<Ne sono estremamente onorato, ma dovreste essere più accorto e non appartarvi così all'insaputa di tutti, qualcuno potrebbe parlare di occultamento di informazioni al governo>>.
Alle mie parole vedo la mascella di Gourias irrigidirsi e lui ribattere con tono stentato, cose se gli costasse fatica pronunciare determinate parole:
<<Sei un ragazzo molto saggio Jurek. Adesso, col vostro permesso, io mi ritirerei>>
E con questo mi passa accanto seguito dall'arconte basileus che mi fa un cenno col capo in segno di saluto.
Aspetto che se ne siano completamente andati, lasciando alla servitù il compito di accompagnarli alla porta prima di rivolgermi al mio ormai unico genitore:
<<Avete qualche cosa da dirmi padre?>>
Lui mi fa un sorriso stentato senza guardarmi negli occhi e cambiando argomento:
<<Avrai la possibilità di conoscere la ragazza di cui eri tanto curioso, non sei contento?>>
Sospiro sapendo che è inutile insistere e rispondo:
<<Non particolarmente>>
Prima di avviarmi al seguito di mio padre verso la sala da pranzo.
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L'ultima Amazzone
Teen FictionLei è l'ultima della sua stirpe, nata da un amore proibito e cresciuta in una società le cui regole le stanno strette. Deciderà di seguire il suo desiderio di libertà che la porterà a fare scelte difficili e ad intraprendere un lungo viaggio per sc...