12: Terrore di compleanno

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Si spalancò il portone di casa ed entrò una persona con un passamontagna e con una pistola.
Si avviò verso di me mentre puntava la pistola dritta sul mio petto.
"Che cosa vuoi da me" dissi trattenendo le lacrime e con un filo di voce
"Oh lo sai benissimo" la voce profonda era familiare.
"No, non lo so. Ho paura a sapere chi sei, non ho paura di una pistola puntata sul mio petto perché non si dovrebbe aver paura di chi non si conosce ma bensì di chi si cono..."
Non feci in tempo a finire che Mattia puntò una pistola di quelle della collezione di mio padre sulla testa del tizio.
"Se torci solo un capello ad Aurora giuro che sparo senza pietà, chiunque tu sia"
L'anonimo fece una risatina.
"Caro Mattia, non sai quello che fai, stupido ingenuo, se solo sapessi chi sono non proveresti nemmeno a toccarmi"
"E allora togli quel passamontagna!" Urlai allibita
"Ti piace vincere facile eh, tesoruccio?"
"Cosa vuoi da me? Che ti ho fatto!"
"Lo sai benissimo"
"Ho capito chi sei" papà si avvicinò con una pistola. Ma dov'era stato fino ad adesso? Prima non c'era.
"Oh, caro Riccardo, so che tu lo sai. Sei stato tu a mandare in rovina la mia famiglia, sei stato tu a rubarci i soldi, tirchio che non sei altro, sapevi che la nostra famiglia stava cadendo in povertà e tu non ci hai aiutato" urlò il tizio. Si girò di nuovo verso di me ''Ah e sai Aurora? Il tuo paparino è anche un fottuto assassino''
Ero confusa, e non poco
"Papà, che sta dicendo?" dissi. Questo qui stava dicendo tutte cavolate. Non significava nulla ciò che stesse dicendo. Lo sapevo. Lo speravo.
L'anonimo continuò a parlare
"Cinque anni fa', lo ricordo come se fosse ieri.'' Si girò di nuovo verso papà con ancora la pistola puntata su di lui ''Mamma e papà avevano bisogno di soldi e tu? Tu lurido tirchio, non hai fatto nulla! Non ti sei fatto avanti per aiutarci. La tua famiglia era in debito con la mia. Tutto questo per un'eredità. Questa casa, cara Aurora" disse puntando di nuovo gli occhi verso di me "È stata costruita da mio padre! Lui non si è fatto dare un soldo ecco perché ora sei ricca sfondata. Perché mio padre, per il suo mestiere, non si è fatto pagare, perché era buono!" Prese un respiro e continuò "Quando mio padre venne a chiedere i soldi al tuo, non li ricevette. Questo perché tuo padre era e sarà sempre un luridissimo tirchio"
"Non raccontare altro" disse papà
"Continua" urlò Mattia con ancora la pistola puntata alla testa del tizio
"L'anno scorso il tuo vecchio mi invitò a bere al bar Barcellona qui di fronte" disse portando di nuovo lo sguardo verso papà. "Se partiamo dal principio... Oliver e io siamo fratellastri. Tuo padre, il buon vecchio Riccardo, ha ucciso Anita. Non so perchè. Oliver non era nemmeno suo fratello. Era tutta una cazzata per far salvare il culo a tuo padre invece che a lui. Non so altro. So solo che venne accusato Oliver e, se non avesse pagato la cauzione, sarebbe rimasto in carcere per ben 40 anni. Poi... Fammi pensare... Quando, quella bellissima estate, siamo partiti per Monopoli, io già sapevo tutto. Perché Riccardo mi disse che se Oliver ti avesse uccisa, mi avrebbe dato i soldi. Nicola riuscì a fornirci un quartier generale e poi puf. Oliver fallì. Catturato, sbattuto in carcere, liberato e poi...'' si fermò un secondo. ''Questo magari non te lo dovrei raccontare per non turbare la tua sensibilità da innocentina e perchè mammina e papino non vorrebbero mica che la loro figliolina venga traumatizzata da un fatto tanto dolente, ma, cara Aurora, Oliver si è suicidato'' tutti in silenzio. ''Si è suicidato perchè sapeva che, se non l'avesse fatto lui, l'avrebbe fatto tuo padre. La storiella della terza media era un'emerita scusa infantile. A lui non fregava nulla. Cacciò fuori quella scusa per avere un buon motivo per seguirti. Però, nonostante questo, gli è costata comunque la vita. Ma io non farò la sua stessa fine. Non inventerò stupide storielle. Ti ucciderò con la consapevolezza che sei morta sapendo tutto, prenderò i soldi e me ne andrò via da qui con mamma e papà, com'è giusto che sia"
Mi girai verso papà ormai con le lacrime che mi rigavano il viso. Avevo capito chi si nascondeva sotto quel passamontagna ma, avevo paura a crederlo. Non poteva essere.
"Sul serio sono più importanti i soldi? Io non conto nulla per te?" Dissi singhiozzando
"No, non è vero, si sta inventando tutto" cercava di nascondere la realtà, ed io, volevo credere alla bugia.
L'anonimo riprese a parlare
"Ora ti uccido, prendo i miei soldi e me ne vado" stava per premere il grilletto quando qualcuno lo prese ad un braccio.
"Non così in fretta"
Marco lo tirò a lui e mi guardò.
"Io sapevo tutto. Era tutta una trappola. Aury, io non volevo che lui si avvicinasse a te. Ecco perché ti ho portata a Roma. Lui voleva ucciderti quella sera. Me l'aveva detto. Sono tornato a posta per non farti ammazzare. Ora non lo farà.'' spostò la visuale su di lui ''Sta arrivando la polizia così racconterai tutte queste cose a loro e farai la stessa fine di Oliver. Insieme a te andrà anche Riccardo perché dovete pagarla entrambi. Io so tutta la storia e verrò a testimoniare. Non la farete franca.'' fece una pausa ''Sai Riccardo?" Disse Marco riferendosi a papà "si è sempre saputo che tu non volessi un'altra figlia. Non sapevi come liberartene e così, l'avresti fatta uccidere passando per l'innocente e toglietela dalle scatole, non è vero?" Perché Marco lo sapeva? Perché tutto questo?
Non ce la facevo più. Avevo bisogno di parlare. Questa storia non aveva senso. Io ero meno importante dei soldi? Un padre avrebbe fatto uccidere la figlia per dei soldi? Un padre sano di mente no, lui, a quanto sembrava, sì, eccome se l'avrebbe fatto. 
"Ora voglio sapere chi sei" urlò il mio ragazzo con la vena del collo che gli pulsava. L'ignoto si tolse finalmente il passamontagna.
La folla tirò un urlo. Kessy scoppiò in lacrime, Mattia spalancò la bocca, mamma svenne. Ed io, io non potevo credere ai miei occhi. Era tutto vero. Le mie aspettative erano diventate realtà.
"Silvio..." dissi con un filo di voce "come... Non ci posso credere... Tu. Il mio migliore amico..."
Non avevo parole. Volevo solo scoppiare in lacrime e scappare via
"Io non posso crederci" Kessy urlò e cadde a terra. ''Tutto questo tempo! Dio!'' 
Tutt'intorno era ormai un caos senza senso. Continuavo a guardare quella persona a cui avevo confessato tutti i miei segreti, fidandomi ogni giorno di più. Sapeva tutto sin dall'estate scorsa. E il suo intento era uccidermi e farla franca una volta per tutte da sempre. 
Da fuori si sentivano delle sirene avvicinarsi sempre di più. 
Poi sentii uno sparo. Chiusi gli occhi. Non volevo guardare. La folla gridava e piangeva. Nessuno se lo sarebbe mai aspettato. Non capivo più nulla. Avevo solo la bocca aperta, gli occhi chiusi e il viso rigato dalle lacrime salate.
"È stata legittima difesa. Stava per ucciderti" mi sussurrò Marco. Stava andando tutto male

L'animatore:un nuovo inizioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora