Mi rigirai quella busta sigillata nella mano, da un lato il mio nome era riportato in un corsivo elegante che piegava verso destra e dalla parte opposta c'era solo scritto di aprirla senza giudicare. Non riuscì a coglierne il senso ma capì chi ne fosse il mittente.
Ryan.
La scrittura era sicuramente la sua. Aprì la porta e guardai fuori il corridoio deserto, nessuna voce, nessun rumore, solo il sibilo dell'ascensore in attesa. Rientrai spingendo la porta alle mie spalle lasciando così che si chiudesse da sola, perché mai mandarmi una lettera?
Alzai lo sguardo e presi un coltello dal cassetto della penisola, taglia il lato sinistro della busta e tirai fuori un foglio bianco ripiegato, l'odore della sua colonia sembrava essere impregnato nella carta.
Ciò che c'era sul foglio non erano altro che sigle di numeri e lettere corrispondenti agli Angeli che avrei dovuto uccidere, accanto avevo gli indirizzi di dove trovarli, sarebbe stato semplice, quei ragazzi viaggiavano in gruppi numerosi non avrei dovuto neanche perdere troppo tempo.
Una piccola freccia infondo al foglio mi diede le istruzioni per girarlo e corrugai le sopracciglia sentendomi mancare un battito.
<<Figlio di puttana>>
Mormorai leggendo le sigle di numeri di Matt, Ella e Drake, quella di Jhona era stata cancellata con uno scarabocchio, ma ancora si poteva distinguere molto nitidamente, tornai sull'altro lato e notai che, in ordine sparso, erano state cancellate anche quelle dei tre ragazzi che avevano vissuto con noi alla villa.
Non era stata colpa di Matt e dalla sua disattenzione nel rubare un furgone del Governo ad uccidere anche Dylan, Ryan aveva parlato.
Quel Bastardo ci aveva dato in pasto a Nathan per salvarsi il culo.
Strinsi con forza il manico del coltello e in un impulso di rabbia lo lanciai guardando la lama conficcarsi per metà nel vetro creando una larga crepa che lentamente si stava ramificando sulla superficie trasparente della vetrata.
Ricontrolla tutti i nomi, le sigle e i numeri e sul retro per cercare quella di mio fratello, ma probabilmente il suo nome mancava perché Ryan non aveva avuto il tempo di marchiarlo.
Accartocciai il foglio e lo lanciai a terra con la lettera mettendomi le mani tra i capelli, lascia cadere le braccia e gridai per sfogare l'angoscia che ora mi stava divorando lo stomaco. Scossi la testa sconvolta.
<<No, no, no... >>
Mormorai sottovoce osservando quel pezzo di carta a terra, mi abbassai e raccolsi la busta dalla quale usciva un altro foglio, lo girai e in stampatello riportava:
l'ultimo nome della lista.
Esitai, avrebbe potuto appartenere ad Aston.
Aprì il foglio e corrugai le sopracciglia osservando quella sigla stampata in grassetto.N 32_18/12. Al confine del mondo - 18:12
Conoscevo quei numeri, osservai il mio polso sinistro e lessi a voce alta.
<<Numero trentadue diciotto dodici>>
La mia sigla.
Il mio nome.
N 32. Il numero delle torture subite al primo anno di allenamento.
_. Il trattino che definiva la mia caduta, ossia il simbolo che non smetteva di ricordarti che alla fine ti eri inginocchiato smettendo di ribellati.
18/12. L'orario in cui avevo premuto per la prima volta il grilletto contro un essere umano.Ironia della sorte l'ora che Ryan aveva deciso per la mia morte.
Sapevo che avrei dovuto uccidere tutti gli Angeli in vita, ma avevo chiesto la protezione per le persone a cui tenevo, Ryan non poteva avermi mentito, non su un patto, non era da lui.
Lasciai il foglio sul bancone e aprì il frigo cercando qualche bottiglia di alcool, Aston mi aveva portato via tutto e in quel momento avrei voluto non essere costretta a riflettere. Non avrei ucciso Matt e Drake, men che meno la mia dolce Ella. Quella ragazzina mi aveva dato amore incondizionato da quando Drake l'aveva trovata e nonostante ora io l'avessi lasciata a se stessa probabilmente non ce l'aveva nemmeno con me.
Cominciai a camminare su e giù per il salone, avevo bisogno di risposte, di capire perché Ryan avesse aggiunto i nostri nomi su quella lista, perché volesse anche i nostri cadaveri.
Tutto questo non aveva alcun senso, avrei ucciso tutti gli Angeli e poi sarei stata obbligata a suicidarmi? No non era possibile. Il solo fatto che Ryan mi avesse chiesto di uccidere i suoi Angeli non aveva senso. Perché eliminare il frutto di anni di lavoro ed esperimenti? Perché creare un impero e poi farlo crollare con le proprie mani.
Negli anni aveva corrotto agenti della CIA, dell'FBI, poliziotti locali di ogni dove per assicurarsi il silenzio della città sul suo conto, aveva investito su giovani menti universitarie per i suoi scopi medici, dato l'istruzione necessaria ad Aston per crescere nel campo che desiderava e infine era riuscito a tenere il mondo in mano senza rendersene conto. Disfarsi ora di tutto non avrebbe fatto la differenza.
Il Governo probabilmente aveva smesso di cercarci perché Ryan gli aveva dato la sua parola riguardo al desfacimento del suo impero. Saremmo stati al sicuro sì, ma non da lui.
Alzai lo sguardo sul coltello ancora fermo immobile incastrato nel vetro, smisi di pensare zittendo così tutte le voci che mi riempivano la testa. La piantai di tremare dalla rabbia e osservando quelle crepe riuscì a capire dove avevo sbagliato.
Avevo chiesto la protezione dei ragazzi, ma non la mia, con la mia morte anche il patto avrebbe cessato di esistere e così anche loro.
Mi chinai a raccogliere la lista e la aprì sistemandola il meglio possibile, girai il foglio e lessi ancora una volta le loro sigle tra la carta stropicciata.N 24_11/2 {Matt}
E 31/32_(23/18). {Ella}
N 31_23/08. {Drake}Tornai in piedi e guardai la città soffermandomi poi sul mio tatuaggio sul polso. Mi passai una mano sulla spalla ricordando l'inchiostro che mi copriva la schiena, analizzati nella mia mente ogni parola in latino che era stata riportata sulle mie braccia e le due piume che mi erano state tatuate appena sotto l'ombelico.
Aston aveva ragione, per quanto continuassi a scappare non potevo separarmi dalle mie ali o dalla scia di sangue che mi ero lasciata alle spalle, continuare a nascondermi non avrebbe contribuito a tenermi lontana da Lui.
Presi un respiro e piegai quella lista mettendomela nella stasca posteriore dei pantaloni. Raggiunsi il divano e mi sedetti spostando il mio sguardo sulla città nell'attesa che il sole sarebbe sorto.