1|Mele Verdi

272 23 71
                                    

A svegliarla non fu tanto il suono della sveglia quanto la sua coinquilina che, dall'altra parte della stanza, stava urlando che voleva dormire

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.

A svegliarla non fu tanto il suono della sveglia quanto la sua coinquilina che, dall'altra parte della stanza, stava urlando che voleva dormire. Soffocò un insulto poco carino nei suoi confronti e allungò un braccio per spegnere la suoneria del cellulare. Si stiracchiò, aprendo gli occhi e sbattendoli più volte. Quando incontrò il pavimento freddo rabbrividì appena, ma si riprese subito, andando a passo spedito verso il bagno. Nell'attraversare il corridoio passò davanti alla camera della coinquilina. Si chiese se stesse davvero male quando notò che a letto con lei non c'era nessuno. Non aveva la minima intenzione di chiederglielo, perciò continuò a camminare.

Quella notte aveva fatto un altro incubo.

Ultimamente erano più frequenti. Sempre diversi, sempre impossibili da ricordare. Però sapeva di averli fatti e il mal di testa che le lasciavano l'indomani come regalo era un'altra prova. Quando si vide riflessa allo specchio quasi sobbalzò. Due profonde occhiaie violacee si erano posate sotto i suoi occhi. Sospirò, aprendo la trousse di trucchi che ospitava il minor numero di cose possibili. Sbirciò fra quello che rimaneva di un ombretto nero e prese il correttore, applicandone uno strato abbondante. Non trovò la spugnetta, così inizio a picchiettare con un dito e poi l'altro, trovandosi colma di correttore ovunque tranne dove serviva. Sospirò frustrata, più per il mal di testa che per il correttore, e si lavò le mani. L'acqua fredda le portò uno strano senso di benessere. Si asciugò accuratamente le mani e poi applicò un veloce strato di mascara sulle ciglia già abbastanza lunghe. Gli occhi nocciola erano spenti, stanchi. Si sbrigò nel pettinarsi i capelli, non voleva guardare quella immagine un minuto di più.

Tornò in camera velocemente e raccattò dall'armadio un paio di jeans strappati e un maglione nero non troppo pesante. Prese il telefono. "Porca puttana" le sfuggì. Oltre a essere in ritardo, si era dimenticata di metterlo in carica e ora l'icona accanto al numero "10%" lampeggiava di rosso. Senza pensarci ulteriormente, prese la borsa con il computer e il vario materiale per gli appunti e si diresse in cucina. Indossò gli anfibi lasciati nella scarpiera e prese l'ultima mela dal cestino della frutta. Allungò la mano destra verso la penna e scrisse sul post-it che usavano per le spese da fare "mele verdi". Marcò di proposito quel verdi, per far intendere alla sua coinquilina che non avrebbe accettato altri colori. Diede un ultimo sguardo all'orologio e fu costretta a buttare metà mela nel cestino, dato il ritardo. Mandò giù delle pastiglie per il mal di testa a secco, ignorando il consiglio che diceva di prenderle a stomaco pieno.

Afferrò di corsa il giubbotto pesante, le chiavi dell'auto e una sciarpa prima di aprire la porta. Il venticello freddo di metà settembre le arrivò in tutto il corpo, passando dagli strappi dei jeans neri. Si pentì di averli messi. Non rimuginò oltre e si diresse verso la macchina, sperando solo di non arrivare tardi a lezione. Il viaggio fu veloce e quando scese dall'auto guardò subito l'ora. Era addirittura in anticipo. Si permise di fare una tappa prima di andare in aula.

La caffetteria era poco distante dall'Università ed era il secondo posto preferito di Jane. Aprì la porta, e i campanelli che risuonarono la fecero sentire a casa. Si sedette in uno dei tavoli di legno, sistemando la borsa nella sedia di fronte. Aspettò un po', beandosi del caldo dell'ambiente. Si tolse giubbotto e sciarpa, prendendo in mano il menu. Lesse per finta quel cartoncino, guardando le immagini delle montagne di gelato e dei the fumanti.

Hypnosis - controllo mentaleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora