14|Visite inaspettate

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"Ciao, Grace

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"Ciao, Grace."

Il Dr. Scott la guardava sorridendo, le braccia incrociate sul grembo. La ragazza deglutì visibilmente, mentre guardava i lineamenti del suo viso. Non ci poteva fare niente, il Dottore le era sempre piaciuto, dal primo momento in cui aveva messo piede in quell'ospedale.

Era stato lui ad accoglierla, con il camice bianco lungo fino al ginocchio e la sua cartella stretta fra le mani grandi. L'aveva affascinata con uno solo sguardo. Gli occhi nocciola erano incastonati nel viso leggermente quadrato, la mascella imponente ospitava una barba ispida e i capelli erano tirati all'indietro con la lacca. Grace l'aveva fissato attentamente, guardato ogni suo particolare per imprimerlo nella sua mente. Le aveva sorriso proprio come in quel momento e aveva pronunciato le stesse, identiche, parole.

"Ciao, Grace."

Da quella volta aveva fatto di tutto per farsi notare da lui. Vestiti più corti, più aderenti, sempre rimanendo delicata e pura. Anche se di puro lei non aveva nulla. Quel corpo debole e chiaro teneva dentro un peccato più grande di lei, un mostro confinato in una prigione di spine che aspettava solo il momento giusto per uscire. Perché sapeva di poter uscire, senza bisogno di lottare, ma aveva bisogno che Grace ricordasse.

Appena la sua mente collegò quel pensiero tornò alla realtà vera e cruda. Quella in cui il Dr. Scott era davanti a lei, stavolta senza camice ma con una camicia azzurro cielo messa dentro ai pantaloni beige legati da una cintura di cuoio. Le sue braccia muscolose le fecero un effetto opposto a quello che poco tempo prima avrebbe provato.

Se lo ricordava, di come stringevano il corpo magro della Dottoressa Jackson nel suo studio. Una smorfia di disgusto le attraversò il viso. Le faceva schifo. Sentì la rabbia che scalpitava fra il groviglio di emozioni che provava, cercando di prendere tutto lo spazio. Si impose di calmarsi, chiudendo gli occhi e respirando regolarmente. Non fiatò, girando piuttosto lo sguardo verso i suoi genitori. Entrambi avevano gli occhi rilassati e rimanevano in un rispettoso silenzio. Lo avevano chiamato loro. "Siete stati voi." Non era una domanda, e sua madre abbassò la testa in basso, evitando volontariamente i suoi occhi.

"Sono venuto per riportarti a casa."

Grace rise. Rise di gusto, una di quelle risate date da una battuta particolarmente riuscita. Lei non aveva una casa, tantomeno una famiglia. Non più. Suo padre, che fino a quel momento era rimasto immobile, si riscosse dopo aver sentito quel suono uscire dalla bocca della figlia.

"Grace, ti aiuterà. È venuto qui per questo."

La ragazza ignorò volutamente l'uomo che l'aveva vista crescere, guardando dritto negli occhi il Dr. Scott. Non si era mosso di un millimetro, ma ora le braccia erano lungo i fianchi. Sul volto aveva un sorriso fastidiosamente perfetto. Una luce strana illuminava i suoi occhi. Grace sapeva che l'avrebbero riportata lì dentro, eccome se lo sapeva. Doveva trovare un modo, ma stavolta non c'era via di scampo. Ci pensò un attimo. E, come era abituata a fare, finse di essere buona. Di essere la vittima.

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