«Jungkookie!» mi richiamò Namjoon, divertito dal mio atteggiamento infantile.
Avevamo passato la mattinata tra le statue e mi aveva descritto minuziosamente tutte quelle che mi attiravano, anche se, a causa dei termini tecnici che aveva usato, non ricordavo già più quasi nessun particolare.
Parlare con lui e sentirlo raccontare in modo così appassionato la storia di ciascun'opera mi aveva reso particolarmente allegro e felice, tant'è che mi ero ritrovato in poco tempo a saltellare sul sentiero, allontanandomi un po' dalla mia guida, mentre osservavo il giardino.
«Jungkook, per favore!»
Mi fermai all'ennesimo richiamo, voltandomi verso di lui ed abbassando la testa, ma mantenendo un sorriso sghembo sul volto.
Namjoon mi raggiunse poco dopo, con le braccia conserte, guardandomi con disapprovazione, nonostante le labbra fossero incurvate all'insù.
«Jungkookie, ma insomma! Non credevo di doverti dire che non si corre!» mi rimproverò, senza farlo veramente.
«Mi perdoni, signor Kim» sussurrai, dondolandomi sui piedi.
«Signor Kim?» ridacchiò lui, facendosi beffe di me.
Alzai lo sguardo confuso, aggrottando leggermente le sopracciglia e non capendo quale fosse stato il mio errore.
Namjoon si chinò verso di me, facendo ritrovare i nostri nasi a qualche millimetro di distanza, portando quindi le mie guance ad arrossarsi in modo inaudito.«Signor Kim è troppo formale, suvvia» sorrise, ammiccando.
«D-dovrei chiamarla Namjoon-hyung?» mormorai, quasi timoroso di distruggere l'equilibrio precario che teneva lontano le nostre bocche con qualche parola.
«"Joonie" andrà bene» replicò, allontanandosi poi dal mio viso e voltandosi «Smettila anche di darmi del lei, non sono così vecchio» aggiunse, incamminandosi per tornare alla villa.
«Cosa?!» esclamai stupito, correndogli dietro «Aspetti! Non le manco di rispetto, dandole del tu?»
«E perché mai? Ti dò io il permesso, perciò non vedo dove stia il problema» ribattè, portandosi le mani giunte dietro la schiena e continuando a camminare sogghignando.
«Ma-»
«Nessun ma, signorino Jungkook. Siamo nel mio territorio e si seguono le mie regole, capito?» ribadì, indurendo il tono.
Abbassai nuovamente la testa, sentendomi in colpa per averlo infastidito con le mie repliche e mi ripromisi di seguire ogni suo singolo comando senza muovere obiezioni da quel momento in poi, mentre trotterellavo poco dietro di lui.
«Su, Jungkookie, sto iniziando ad avere fame!» ridacchiò, prendendomi la mano e tirandomi verso di lui, per poi circondarmi le spalle con un braccio.
Non riuscii a dire nulla, troppo concentrato sulle sue dita così vicine alla pelle del mio collo, sul suo profumo che mi aveva inondato le narici di punto in bianco e sul suo corpo perfettamente adagiato al mio.
Sentivo la brezza leggera farsi spazio tra i miei capelli e la presenza del sole quasi mi imbarazzava, portandomi a nascondere il viso tra le piaghe del leggero abito di Namjoon, poiché nella mia testa quei dannati raggi mi stavano puntando il dito contro, accusandomi di aver perso la ragione per uno sconosciuto.
Namjoon mi strinse con più forza, rassicurandomi dalle mie paure infondate, e lasciando che il braccio gli cadesse sul mio fianco, che si premurò di accarezzare.
Sentivo il viso sul punto di scoppiare in un'eruzione d'imbarazzo e, persino quando raggiungemmo la scalinata, non riuscii più a staccarmi dalla stoffa pregiata, a cui avevo dato involontariamente il compito di nascondermi.
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COR EX LAPIDE┃namkook
FanfictionKim Namjoon, il predatore di sculture. Jeon Jungkook, il capolavoro mancante.