Ho vagato confusa per strada, incrociando sguardi che non mi appartenevano, dando attenzione a sorrisi che non erano rivolti a me, con la testa pesante, gli occhi che pizzicano e le ginocchia che tremano.
Quando hai il mondo nel palmo di una mano è tutto più facile, ma quando ti ritrovi per terra con il sangue nelle ginocchia e varie lame nello stomaco, capisci che sei vivo solo perché fa male ovunque e cerchi di abituarti a non sentire più nulla alzando un muro che gli altri non possono abbattere.
Ho vissuto mesi con milioni di maschere, con milioni di sorrisi che regalavo, ma non erano i miei.
Poi tutto è andato in fumo una sera, quando ho incrociato di nuovo quegli occhi, gli stessi che occupano tutt'ora la mia mente.
Quegli occhi che hanno salvato l'uragano, la tempesta dopo la quiete.
Il muro si è dissolto come se non fosse mai esistito e sono diventata vulnerabile.
Ho chiuso le mani in due pugni e vagando ho colpito ogni singolo muro di questa città.
Lui però è venuto a prendermi, ha curato le ferite e mi ha dato tutto ciò di cui avevo bisogno in quel momento: affetto.
Mi ha fatto provare centinaia di emozioni: odio, rabbia, felicità, amore.
E soprattutto mi ha aiutato a riscoprire me stessa.
Abbiamo fatto tanti errori.
Abbiamo litigato, ci siamo presi a pugni, per poi abbracciarci e fare subito pace.
Io e lui, due uragani ognuno in un modo diverso.
Grazie a quegli occhi che guardano solo me e a quel sorriso che prende una curva diversa solo con me.
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Il mio quaderno delle meraviglie
PoetryNon c'è bisogno di descrivere delle poesie piuttosto sono loro che descrivono la mia anima. #3 debolezza #5 versi #93 poesia (su 10,7K)