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Trovo rifugio nelle braccia di Stefano ma la sensazione che provo alla bocca dello stomaco non passa, così anche il bruciore dei miei occhi e lo scendere delle lacrime sulla mia pelle fino ad arrivare a bagnarmi le labbra.
Ho paura, negli ultimi mesi ho cercato di sovrastare i miei pensieri solo per farmi vedere forte dai miei genitori e da Stefano. Ho pensato che se io fossi stata forte magari lo sarebbero stati anche loro, se avessero visto che non mi buttavo giù non lo avrebbero fatto nemmeno loro.
Questo perché mi rendo conto che l'unico pezzo che tiene in piedi il matrimonio dei miei genitori sono io, prima ne ero quasi felice che grazie a me e al mio cancro si stessero riavvicinando, poi non più. Se un domani io non ci fossi? Come andrebbe a finire? Perché continuare con questa farsa, potrebbero comunque prendersi cura di me anche da separati.

Ho sempre creduto nel matrimonio e nel suo valore, ma ho anche pensato che se l'amore finisce negli anni è inutile cercare di far andare bene le cose, a cosa serve? Si finisce solo a cambiare e ad assimilare rabbia, frustrazione. Si è semplicemente infelici quando invece ci si potrebbe separare in buoni rapporti finché ce ancora qualcosa da salvare e ricominciare le proprie vite da zero senza finire per autodistruggersi.
Dopo aver preso consapevolizza di questo, ora è arrivato il momento di vivermi questa cosa come dovrei senza preoccuparmi dei mie genitori.
«Emma, Emma mi stai ascoltando?», la voce di Stefano mi riporta alla realtà.
«Si, scusami. Dimmi pure, mi ero persa nei miei pensieri», gli dico sinceramente
«È plausibile Emma ma penso che sia ora di salutare Britney e raggiungere i tuoi genitori nel parcheggio», solo in quel momento mi rendo conto che accanto a me ci sono solo Stefano e Britney ancora con la sua busta in mano contenente gli esiti tanto sperati.
Spero che non stiano litigando lontano dai miei occhi indiscreti, anche a casa pensano che io non li senta ma invece ascolto ogni singola discussione che intraprendono. È meglio andare, meno stanno da soli e più sono sicura che non finiranno a dirsi frasi che non pensano veramente l'un dell'altro.
«Oh, sì. Hai ragione, non voglio rimanere neanche un secondo in più qui dentro», dovrò già venirci più di quanto voglia per sottopormi alla chemioterapia, penso mi possa bastare.
Mi alzo in piedi, mi dirigo verso Britney che aspetta solo un accenno per buttarsi tra le braccia.
«Andrà tutto bene Em, te lo assicuro. Se me lo permetterai ti starò accanto in tutto e per tutto, posso aiutarti ad accettare i cambiamenti che ci saranno e ad affrontarli con un altro spirito. Sei una ragazza forte, supererai tutto»
«Grazie Brit, mi farebbe molto piacere ma non solo per la malattia, mi sei stata più amica tu in questa giornata che altri in un intera vita. Ti lascio il mio numero così ci sentiamo, ok?», mi risponde con un gran sorriso in viso porgendomi il suo smartphone. Vado nella sezione rubrica, aggiungi nuovo contatto e inserisco il mio nome e il mio numero.
«Ecco qua, fammi quando puoi uno squillo così ti aggiungo anche io», le restituisco il telefono e l'abbraccio nuovamente.
«Grazie ancora, a presto», mi ringrazia anche lei mentre sento la tasca del mio jeans vibrare, tiro fuori il cellulare e trovo già lo squillo di Brit.
«Basta con tutti questi grazie, io credo nel destino ci sarà un motivo se ci siamo incontrate, ciao Em. Corri dai tuoi genitori saranno preoccupati», le sorrido e mi volto raggiungendo Stefano.
Ci dirigiamo verso il parcheggio, individuiamo i miei genitori e così anche la macchina, mio padre mi porge un sorriso pieno d'affetto e comprensione facendo un cenno per rassicurare mia madre poi cerca nella tasca del suo pantalone color cachi le chiavi della sua Mercedes, grigia metallizzata. Una monovolume molto spaziosa, per questo papà quando arrivò il momento di sostituire la vecchia macchina scelse questo modello: elegante ma anche sportiva e fa il suo dovere. I sedili sono comodi e spaziosi e il cofano è abbastanza grande per contenere i nostri acquisti.
Anche la mamma apre lo sportello e si accomoda nel sedile del passeggero mentre Stefano apre la mia portiera e mi invita ad accomodarmi per prima per poi sedersi anche lui accanto a me. Il tempo di indossare tutti la cintura e che papà metta in moto la macchina che ci mettiamo in viaggio verso casa.
Il tragitto si dimostra più lungo del solito, dentro l'abitacolo nessun proferisce parola, io tengo salda la mia mano in quella di Stefano mentre mi guarda solo come lui può fare.

Finalmente arriviamo a casa è stata una vera e propria tortura, papà apre la porta di casa si dirige in camera sua il tempo di prendere la sua ventiquattro ore, ci saluta e ci informa che deve scappare in ufficio a ultimare alcune cose che necessitano della sua presenza. Mamma invece si dirige verso l'attaccapanni dove appende la sua borsa e sfilandosi la giacca ripone anche quella per raggiungere la cucina e iniziare a preparare il pranzo.
In un altro momento mi sarei fiondata anche io accanto a lei ai fornelli ma oggi non me la sento proprio.
Decido di prendere per un braccio Stefano e di avvisare la mamma che nel frattempo che prepara il pranzo noi andiamo a farci una passeggiata al parco. Mia madre non sembra essere contraria all'idea, anzi, ci sprona ad andare e non perdere altro tempo.
E noi non ce lo facciamo ripetere due volte e corriamo fuori dalla porta, camminiamo verso il parco e mi accorgo che è da un po' che non chiacchieriamo e scherziamo come due adolescenti della nostra età.
Inizio a correre e roteare su me stessa, mentre invito Stefano a raggiungermi e mi sento libera e felice, di vita ce ne soltanto una e non sono così stupida da farmela sfuggire tra le dita e con questo pensiero mi catapulto verso il mio ragazzo e gli stampo un bel bacio sulle labbra.
Mi era mancato quel contatto e non volevo far altro che passare del tempo insieme e scacciare via ogni distrazione e problemi, ci avremo pensato più tardi.

Il mio destino - La mia rivincita [ Moments Series]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora