L'attimo fuggente.

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La tua filosofia di vita è sempre stata "cogli l'attimo...rendi la tua vita straordinaria", questa frase l'hai sentita da piccola mentre guardavi il film "l'attimo fuggente", tua nonna ti aveva regalato il DVD e tu lo conservavi ancora, nella tua scatola dei ricordi. Eri molto legata a tua nonna, ti aveva cresciuta e ti aveva insegnato a stare al mondo, poi il giorno del tuo sedicesimo compleanno se ne andata e da quel giorno hai smesso di festeggiare il tuo compleanno.

Mi hai raccontato di tua nonna qualche giorno prima del tuo diciottesimo compleanno, quando ti ho  chiesto come volevi festeggiare il tuo compleanno eravamo sedute sul divano del salotto di casa tua, mi hai guardata e ti sei avvicinata, ti sei appoggiata alla mia spalla e hai iniziato a piangere. Mi sentivo in colpa, odiavo il fatto di averti fatta piangere ma al tempo stesso non riuscivo a capire la tua reazione. Hai iniziato a raccontarmi di come tua nonna ti ha cresciuta, parlavi senza fermarti un attimo, ti esprimevi non solo a parole ma anche con gli occhi, più ti guardavo e più mi trasmettevi tutto l'amore che provavi e che ti aveva donato lei. Quando tua madre se ne andò via di casa per andare in Russia, tua nonna ti ha preso e ti ha restituito una famiglia, il calore materno e un porto sicuro.

È grazie a lei se adesso sei ciò che tutti adorano, ti ha insegnato ad amare ogni cosa ed ogni persona. Quando hai finito di parlare mi hai abbracciata, ti ho sussurrato di stare tranquilla che tua nonna ti starà sempre vicina e che se fosse stata ancora qua sarebbe fiera di ciò che sei adesso, ti sei asciugata le lacrime e ti sei alzata dal divano, hai preso la borsa e gli occhiali da sole, mi hai detto: "andiamo a trovarla" con un tono di voce basso. Decisi di accompagnarti, era molto caldo ma non importava a nessuna delle due, volevamo arrivare il prima possibile, abbiamo iniziato a camminare con passi sempre più veloci verso il cimitero e quando fummo davanti ci fermammo un minuto e poi entrammo. mi guidavi tu, stavo dietro di te come una bambina che si vergogna e si nasconde dietro alle gambe della mamma. Quando fummo davanti alla tomba di tua nonna ti girasti verso di me come per dirmi "siamo arrivate", capii solo guardandoti. Stemmo innanzi alla sua lapide per un po', non parlasti, fissavi la sua foto e sospiravi, trattenevi le lacrime perché non volevi farti vedere "debole" da tua nonna, e osservavo il modo in cui accarezzavi la sua foto, con il dito ripassavi le lettere del suo nome e del suo cognome come se potessi di nuovo accarezzare i suoi capelli bianchi e la sua pelle olivastra, come se potessi mettere i suoi occhiali e i suoi tacchi per fare la signora. Siamo state fino alla chiusura dentro al cimitero, poi siamo uscite e avevi lo sguardo perso, eri assente e non dicevi una parola, ti ho chiesto se volevi stare a casa mia per qualche giorno e hai accettato.

E così sei stata con me per quasi un mese, tuo padre era indifferente ad ogni tua decisione o ad ogni tuo malessere, non era ancor riuscito ad elaborare la perdita della moglie e si era rifugiato nell'alcool che lo aveva reso immune ad ogni dolore ma dipendente da quel sapore forte e da quell'odore che ormai era diventato anche il suo.

Quindi senza molti problemi hai riunito i tuoi vestiti, le tue scarpe, i tuoi trucchi e la tua scatola dei ricordi, li hai caricati in macchina e siamo andati verso casa mia, non c'era nessuno,  mia madre non sarebbe tornata prima di un mese poiché era partita in missione in Libia, di ciò eri felice perché vedevo in te una voglia matta di evadere dal resto del mondo, ed era così.

Mi stupii ed ebbi anche un po' di esitazione quando la prima sera uscisti dalla camera con il DVD del film che ti aveva regalato tua nonna fra le dita. Avevi intenzione di guardarlo dopo un'intensa giornata passata ai piedi della sua tomba in un piccolo cimitero limitrofo della nostra città. Non potevo deluderti, non potevo dirti che forse era meglio se non lo guardavamo. Non potevo e non volevo.

Perché avevi bisogno di tornare piccola anche solo per poco più di un'ora,

avevi bisogno di sentirti di nuovo addosso le leggere mani di tua nonna,

avevi bisogno di ricordare il suo profumo,

il suo sorriso marcato da una vita di sacrifici,

avevi bisogno di ripetere le battute di quel film,

di trarne nuovi spunti di vita.

Avevi bisogno di ritrovarti.

Andò proprio così, sapevi quasi ogni battuta, e le ripetevi, ti ho vista ridere di nuovo dopo una giornata di lacrime, ti sorridevano gli occhi quando alla fine di ogni frase ti rendevi conto di ricordarle ancora. Ridevi di gusto quando sospendevi la frase a metà, fermavi i film e rivolgevi a me la parola, ridevi perché non le sapevo e mi inventavo battute nuove, di un copione immaginario, per niente fedele all'originale. Quando il film si è concluso, hai riposto il CD nella custodia e l'hai tenuto un po' fra le mani, l'hai avvicinato a me e mi hai detto: "senti il profumo di mia nonna", ed era vero, la custodia profumava di petali di rose e mentre annusavo viveva nitida in testa l'immagine di tua nonna mentre con cura e garbo ti accarezzava i capelli, lisciandoli come si fa con qualcosa di estremamente prezioso, e tu sei stata e lo sei tutt'ora.

Resta difficile pensare da piccoli che la morte è un concetto concreto, che prima o poi tutti se ne andranno, con il passare degli anni però ti accorgi che sono più presenti momenti in cui si pensa alla morte che momenti in cui ci godiamo questo pezzo di luce che ci è stato donato.

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