Capitolo 1

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Luke's pov.

"LUKE! IL BAGNO!"urló Calum entrando nel bagno del nostro appartamento di Londra. Avevo appena fatto la doccia.

Ci vivevo con i ragazzi, era un rifugio,   più che altro, per quando non avevamo concerti o interviste in giro per il mondo.

Faccio parte della band 5 Seconds of Summer, stiamo crescendo molto nell'ultimo periodo.

Abbiamo rilasciato il nostro album di debutto che ha avuto un successone.

Ignorai Calum e tornai a fare quello che stavo facendo prima.

"Ragazzi," entró nel salotto, in cui c'eravamo io Michael e Ashton, il nostro manager, James "Mi ha contattato il manicomio di Londra, chiede se domani potete andare a farli visita, ultimamente le cose non vanno bene e pensano che voi potresterallegrare i pazienti, perció domani alle 3.30 p.m. andrete la e suonerete qualche canzone, tutto chiaro?"

"Magari ci lasciamo Michael al manicomio" farfuglió Ashton con una risata verso Michael che lo guardó male.

Ridacchiai, Ashton, Calum e Michael sono come fratelli ormai, il nostro sogno si è realizzato e ora siamo tutti inseme a viaggiare per il mondo.

"Ditelo a Calum-"    

"Dirmi cosa?" Calum lo interruppe e noi gli spiegammo della visita che avremmo fatto al manicomio il giorno seguente.

Non sembrava soddisfatto, neanche gli altri lo sembravano, ma sinceramente, chi è soddisfatto di cantare in un manicomio?

*giorno dopo*

"Siete pronti?" James sembrava spaventato più di noi, tutto il tragitto fu in silenzio.

Una infermiera ci accolse all'entrata, era alta e bionda con il nome sull'etichetta: 'Samantha.' 

Ci guidó in una stanza che avremmo potuto usare per prepararci.

Quel posto non era male, c'erano le pareti blu con qualche quadro colorato.

Le nostre stiliste iniziarono a prepararci e fu in quel momento che lo sentii. Un urlo.

"NON VOGLIO PIÙ FARE ESAMI, BASTA!"

"Calmati, se vieni e ti fai esaminare, poi ci sarà una sorpresa, solo calmati. Ora vieni con me!"

"Come faccio a calmarmi! Mi volETE PRENDERE DEL SANGUE! ED È GIA LA TERZA VOLTA IN UNA SETTIMANA!"

Ci fu come il rumore di una schiaffo, forse qualche pugno, e poi caló il silenzio.

Non so da chi sia partito e a chi sia arrivato quello schiaffo ma iniziava a spaventarmi quel posto.

Becky's pov.

Come al solito mi risvegliai nella mia camera, pareti blu, lenzuola bianche, camicia di forza, come se fossi pazza, eppure dovrebbero essere illegali o robe simili.. ma loro non si fanno scrupoli a quanto pare.

Quando finalmente vennero a levarmi quella merda mi dissero solamente di mettermi qualcosa di carino.

Non mi mettevo niente di carino da anni ormai, stavo tutto il giorno in tuta e giravo per il posto in cerca di nascondigli, forse avevano ragione, forse sono pazza.

Aprii il mio scarso guardaroba sorridendo ai miei skinny jeans neri che non mettevo da secoli, abbinati alla mia maglietta nera dei Nirvana.

Ma io non volevo andare a sentire quella band, le persone qua le conoscevo tutte, loro no.

A volte avere un dono puó contorcersi sull'opinione che hai delle persone.

Il mio dono? Posso vedere le anime delle persone ed è per questo che sono qua.

Posso capire quando uno mente o dice la verità, se uno è buono o meno e così via.

Tutti mi credono pazza per questo.

Tutto è cominciato all'età di 5 anni, ero a scuola quando iniziai a vedere male, le persone si contorcevano, diventavano demoni, in poche vedevo la luce. Istintivamente strillai dalla paura, pensate la maestra..e pochi giorni dopo venni fatta portare da uno psicologo che consiglió una 'casa per persone speciali' a mia madre. Ora sono qua, qua da 12 anni, dimenticata da tutto e da tutti.

Sono sotto esami periodicamente, cercano di tenere a bada il mio dono. Negli ultimi anni l'avevo sviluppato, potevo sentire i pensieri più profondi di una persona, i suoi più importanti segreti e le sue paure.

Inoltre iniziarono ad avere dubbi , la gente qua, dopo la sparizione del mio migliore amico, Josh, anche lui stava quà, ma non trovavo nulla di strano in lui, quindi mi stavano tutti alla larga.

Ció aiuto a crearmi uno scudo, una corazza di acidità e insensibilità, e per questo mi odiavo. Ed ero spacciata.

Mi avviai verso lo specchio rotto della mia stanza, l'avevo rotto scagliandogli addosso una pietra perché non mi piaceva l'immagine nel riflesso.

Ero dimagrita, in faccia un pó sciupata e sotto ai miei occhi marroni c'erano delle occhiaie.

I capelli si erano allungati molto, non erano più boccolosi ma seguivano un mosso costante che arrivava a metà schiena.

Notai solo delle voglie violacee sul mio braccio, opera dei medici, così come quello che resta dello schiffo ricevuto prima sulla faccia.

Io sono una delle poche che si oppone.

Fuori un medico mi aspettava e mi accompagnó nella sala riunioni, allestita con un piccolo palco e delle sedie.

Presi posto stando zitta e distogliendo lo sguardo dal palco.

Fallen Angel || Luke HemmingsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora