2 - Miyu

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E quando l’erbaccia arriva al selciato,

è come un giardino tutto ghiacciato.

Penetra la lama nella carne, il sangue bagna la pelle lacerata macchiandola.

Ancora un’ultima volta”, ripeto nella mia mente oscurata da questo dolore implacabile.

Dico sempre così.

Poi taglio ancora, ancora e ancora.

Non riesco a controllare questo odio che sento, è come se il mondo fosse solo una prigione nella quale gli uomini si feriscono a vicenda per trovare salvezza.

Odio tutti, a volte anche me stessa.

Ma l’odio è un sentimento così brutto…

Osservo la lama sporca di sangue, sporca come la verità della vita.

Perché mi sto punendo?

Cosa ho fatto?

Di nuovo l’immagine del tuo volto affiora nella mia mente, facendosi sempre più nitida.

Non capisco come tu riesca ad avere questo potere su di me.

Ti sei insediato prepotentemente nel mio cuore, senza chiedere permesso.

Non sono abituata a ricevere premure.

Sono sempre stata sola.

Le mie mani si fanno via via più fredde, contrastando con il sangue caldo che sembra quasi bruciare sui polsi.

Però è il freddo che sento nel petto a irrigidire il mio corpo.

Non so perché lo faccio, le mie pene non si placano.

È possibile annientare il dolore?

La mia è una lotta continua, e ogni volta non ci sono né vincitori né vinti.

È faticoso vivere.

Cammino lentamente fino al bagno, dove immergo i polsi sotto l’aqua fredda e scorrente del rubinetto.

Ormai i miei gesti sono diventati meccanici.

So bene qual è il limite, so fin dove posso spingermi.

In realtà non desidero morire.

Sto solo cercando un po’ di pace.

Tampono le ferite con un asciugamano bianco, che subito si imbratta di aloni color cremisi.

Lo ripongo nel cesto dei panni da lavare, così potrò cancellare ancora una volta le prove della mia debolezza.

Non voglio che nessuno sappia.

Tu per primo.

Mi ritrovo ancora una volta a pensarti, a immaginare come possa essere il tuo sguardo al di là di quegli occhiali da sole dietro i quali ti celi.

Cos’è che non vuoi far vedere, Yasu?

Cos’è che tu non vuoi vedere?

Mi sorprendo a immaginare che una persona equlibrata come te possa avere dei timori.

Ma l’essere umano è fatto così, imperfetto e fragile.

Avvolgo le bende preparate in precendenza attorno ai polsi, girando e rigirando il nastro bianco.

Lo coprirò con un polsino, proprio come si nascondo le prove di un delitto.

Però arriva un giorno in cui tutti gli assassini vengono smascherati.

Mi riprometto che non lo farò più.

Non perché abbia imparato la lezione, è solo che non voglio ferire anche te.

Essere infelici non implica rendere tali anche gli altri.

Domani sarà un nuovo giorno.

Non vedo l’ora di vederti.

Vorrei che fossi qui anche adesso.

Fa così freddo qui.

Welcome To My Mind (filastrocca dell'orrore)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora